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La consueta Veglia Mariana presieduta dall’arcivescovo di Reggio – Bova, Fortunato Morrone e la vestizione della Vara della Madonna della Consolazione a cura dei portatori nella Basilica dell’Eremo dove il quadro è custodito dallo scorso novembre. Poi alle prime luci del giorno, l’Eucarestia presieduta dall’arcivescovo emerito di Cosenza-Bisignano, monsignor Salvatore Nunnari. Quindi la discesa dall’altura verso la città, sulle spalle dei portatori, tra cori e applausi.
Entra così nel vivo il primo dei momenti spirituali più intensi delle celebrazioni del popolo reggino in onore della sua Madre e Protettrice, la discesa della Vara dall’Eremo fino al Duomo nel secondo sabato di settembre. Al Duomo la Sacra Effigie resterà fino alla prima domenica dopo la festa della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio (21 novembre oppure la domenica successiva), giorno in cui il quadro tornerà all’Eremo sempre sulle spalle dei portatori della Vara, in occasione della processione di ritorno.
Un emozionante rituale di fede precede questa processione in onore dell’avvocata, protettrice e Patrona del popolo reggino. Un rituale condiviso dal popolo reggino che già dalla serata di ieri si è recato in pellegrinaggio, qualcuno a piedi scalzi, qualcuno percorrendo qualche tratto in ginocchio, condividendo il desiderio di arrivare all’Eremo per vegliare e accompagnare la Madre verso la processione. L’atmosfera è di preghiera e affidamento alla Madre che ascolta e accoglie, che ama e consola.
La vestizione
Si tratta della “vestizione” della Vara che scandisce gli ultimi momenti della sacra effigie all’interno della basilica dell’Eremo.

Con gesti accurati e sapienti sono i portatori della Vara al termine della veglia a incastonare la Sacra e preziosa Effigie all’interno della Vara. Il dipinto commissionato dal nobile Camillo Diano e realizzato su legno di noce dal pittore Niccolò Andrea Capriolo nel 1547 nella maestosa pala d’altare, realizzata dallo scultore taurianovese Alessandro Monteleone, sostenuta da sette angeli, trova nuova dimora nella cornice in lamina argento risalente all’Ottocento. La macchina processionale a spalla è stata di recente al centro di un intervento di restauro nel cantiere aperto allestito a palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria a Reggio.
Le peste e l’affidamento
Risale al 1636 la prima processione anche se la devozione dei reggini è più antica. Una terribile pestilenza colpì Reggio nel 1567, flagellando la popolazione per dieci anni. Si narra che al frate Antonino Tripodi in preghiera apparve la Madonna che annunciava la fine dell’epidemia. Iniziò allora un intenso cammino di affidamento, fede e devozione, di pellegrinaggi all’Eremo giunti fino ai giorni nostri. Un cammino che nel 1752 è stato anche consacrato con il decreto della Santa Sede che ha dichiarato la Madonna della Consolazione avvocata del Popolo reggino e compatrona con San Giorgio della città di Reggio Calabria.
L’antica e venerata effigie
La Madonna in trono col Bambino in braccio, in alto due angeli tengono con la destra la corona della Madre di Dio e con la sinistra una palma. A destra della Madonna, San Francesco d’Assisi con il libro della Genesi nella mano destra e con la croce latina e in evidenza le stimmate sulla sinistra, e a sinistra Sant’Antonio di Padova con in mano il libro rosso chiuso e il giglio. Pregiata la passamaneria di tipo rinascimentale del mantello di Maria. La rappresentazione della Madonna ricalca la scuola veneto-cretese, ispirata all’arte bizantina, con la Madre regge il bambino con la mano destra e lo indica con la sinistra e le loro teste hanno inclinazione opposta.
Il quadro fu donato da Camillo Diano ai frati Cappuccini che già nel 1532, si erano trasferiti all’Eremo, su terreno donato dal nobile Giovan Bernardo Mileto ai Minori Cappuccini. Tante le storie e le leggende che si intrecciano e che lo vedono protagonista.
La leggenda e la devozione
Si tramanda di un ritrovamento prodigioso del quadro da parte dei contadini nelle pieghe della terra, sulle alture della Città di Reggio. Si narra che da allora il quadro fosse stato sollevato e trasportato da pescatori, in più occasioni, nel Duomo della città, come oggi accade ogni secondo sabato di settembre. Nonostante questo trasferimento, ogni volta però esso riappariva lì in collina, dove era stato rinvenuto. Così si intreccia quella storia antica che oggi chiama i fedeli reggini a seguire il Quadro nei suoi pellegrinaggi, dalle sue alture silenziose e raccolte dell’Eremo verso il mare al quale è rivolta la Cattedrale.

