Non serve frequentare un percorso di studi prettamente artistico per imparare a dare forma alle emozioni. A volte basta una professoressa che entra in classe e domanda: «Chi vuole fare teatro?». Così è cominciato, tra esitazioni e slanci improvvisi, il viaggio teatrale degli studenti dell’Istituto tecnico industriale Panella Vallauri di Reggio Calabria, culminato la sera del 3 giugno sul palco del Teatro Cilea con lo spettacolo “Aggiungi un posto a tavola”, a conclusione delle attività del progetto intitolato “Nessuno Escluso Mai”, nell’ambito del Progetto PNRR Missione 4: Intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nelle scuole secondarie di primo e secondo grado e alla lotta alla dispersione scolastica.


Una scommessa vinta. Un pubblico numeroso, attento, partecipe. E, soprattutto, una comunità scolastica compatta e orgogliosa.
«Una bella emozione questa per una dirigente scolastica – afferma la dirigente Teresa Marino – vedere i ragazzi felici, vederli a teatro. Abbiamo chiuso l’anno mettendo in scena un classico del teatro italiano. È stata una scommessa vinta. I nostri studenti sono ormai consolidati nell’esperienza del laboratorio teatrale. Ritrovarsi come comunità, alla presenza delle autorità civili, politiche, militari, religiose che ci sostengono non solo per dovere istituzionale ma perché camminano con noi, è stato un segnale fortissimo».

I Laboratori teatrali del PNRR, curati con dedizione dalle docenti: Prof.ssa Simona Castelfranco, Prof.ssa Luisa Chiovaro, Prof.ssa Anna Giordano e Prof.ssa Valentina Buglioni e dagli esperti esterni Carlo Aurelio Colico e Benedetta Marcianò hanno guidato i giovani talenti dell’ITT Panella Vallauri che hanno dato vita a personaggi indimenticabili.
Lo spettacolo, tratto dalla celebre commedia musicale di Garinei e Giovannini, ha visto la professoressa Angela Battaglia quale cuore pulsante dell’iniziativa e che ha rivestito il ruolo di direttore artistico-organizzativo e regista. La vicenda narra di Don Silvestro, un parroco che riceve da Dio l’incarico di costruire un’arca per salvare il paese da un secondo diluvio universale. Una storia surreale e profonda, che tocca i temi dell’accoglienza, della fede e della solidarietà. Valori che la scuola ha voluto far propri portandoli in scena con il coinvolgimento attivo degli studenti.


«Preparare i ragazzi al canto e ad affrontare un palco importante come quello del Cilea non è stato semplice – racconta Benedetta Marcianò – sono tosti, difficili, direi tremendi. Ma poi ci si unisce attraverso l’emozione, perfino l’ansia diventa un collante. E alla fine si va tutti verso un unico obiettivo. Questa sera, siamo pronti per questo meraviglioso debutto».


Per i ragazzi è stato molto più di uno spettacolo. Un viaggio. Un rito comune. Una riscoperta di sé.
Simone Barresi, classe II T, ha vestito i panni di Don Silvestro. «Abbiamo iniziato a febbraio. All’inizio è stato strano. La prof Battaglia è entrata in classe e ha chiesto chi voleva fare teatro. Io ho deciso di provarci. Poi un giorno ci sono stati i provini per le canzoni. Ho cantato “Riptide”, poi “Se bruciasse la città”. E alla fine mi hanno preso per Don Silvestro. Non so come ce l’ho fatta, ma è stata un’esperienza fantastica. La rifarei subito. E a chi ha l’opportunità di fare teatro a scuola dico: fatelo. Anche se non sarete i protagonisti, ne vale la pena».


Martina Funaro, della IV G, non è nuova a queste esperienze. «È il secondo anno che partecipo. Quest’anno è stato più difficile, ma anche più bello. Era un musical, quindi c’erano balli e canti. Mi sento più a mio agio così. Si è creato un gruppo bellissimo, con tante persone nuove. Alcuni ragazzi all’inizio erano diffidenti, ma poi si sono lasciati coinvolgere. L’anno scorso hanno provato, e quest’anno sono tornati. Questo dice tutto su quanto il teatro riesca a unire».


Unione, coraggio, fiducia. Gli studenti del Panella Vallauri sono saliti sul palco del teatro più importante della città con il cuore pieno di emozione e la voglia di mettersi in gioco.
A raccontarlo con tenerezza e gratitudine è anche Carlo Aurelio Colico che li ha seguiti come esperto esterno dai primi passi nel mondo della drammatizzazione. «Per me è stato un viaggio e una scoperta. Quando trasmetti il tuo vissuto ai ragazzi, ti riscopri anche tu. Loro mi hanno restituito entusiasmo ed energia. In ogni passo del percorso mi rivedevo in loro. Li ho accuditi pensando a me stesso, a quando ho cominciato questo cammino da ragazzo. È stato meraviglioso».


Lo sa bene anche Filippo Quartuccio, delegato alla Cultura della Città Metropolitana. «L’impegno dei giovani nel teatro ha bisogno di stimoli. Le scuole sono il motore propulsore delle attività culturali e teatrali, e quella di stasera è stata un’iniziativa davvero importante. I ragazzi hanno imparato che per raggiungere un obiettivo bisogna farlo insieme, come in teatro e come nella vita».
Alla fine, proprio come nella canzone simbolo dello spettacolo, quel posto in più a tavola è diventato il segno tangibile di una scuola aperta, inclusiva, pronta ad abbracciare tutti. Perché nessuno sia escluso mai dalla vita.