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«Soprattutto ragazzi e sempre più giovani, con un crescente consumo, nell’ordine, cocaina, cannabinoidi e crack piuttosto che anfetamine e metanfetamine, queste ultime più diffuse al nord. Tra le ragazze più diffusa la propensione all’alcol». Questo il quadro preoccupante a Reggio Calabria delineato da Giuseppe Trombetta, dirigente medico del dipartimento Salute Mentale e Dipendenze dell’Asp guidato dalla dottoressa Anna Bagalà. Il fenomeno della dipendenza da cocaina è tutt’altro che debellato e ciò è dimostrato da questi dati oltre che dal fiorente traffico internazionale in mano la ‘ndrangheta anche e soprattutto attraverso il porto dei Gioia Tauro (l’ultimo ingente sequestro solo due giorni fa di 228 kg di cocaina appunto).
Un quadro a Reggio in controtendenza rispetto a quello nazionale illustrato in occasione dell’annuale relazione al Parlamento. Registrato un calo generale nel consumo di droghe tra i giovani italiani (mentre crescono il numero di morti attribuite alla cocaina e l’uso improprio di psicofarmaci tra i giovani stessi). Sempre nel 2024, in lieve diminuzione l’uso di sostanze rispetto al 2023: cannabinoidi dal 22 % al 21% e cocaina dal 2,2% all’1,8%.
Alcol e cocaina tra i giovanissimi
«A Reggio registriamo un preoccupante abbassamento della fascia di età. L’uso di cocaina inizia dalla fascia adolescenziale dei 15 anni circa. Presso il Serd, la media annuale è arrivata ad attestarsi sui 500 accessi. Più di due terzi sono uomini. Tra i 15 e i 18 anni è poi in aumento anche il cosiddetto Binge drinking che consiste in abbuffate alcoliche. Non si tratta di alcolismo ma di un’assunzione di diversi superalcolici tale da rendere necessario l’accesso al pronto soccorso. Spesso a queste abbuffate nei locali si accompagna anche l’assunzione di cocaina e crack. In questo caso gli accessi annui in media si aggirano sui trecento e la prevalenza è femminile», ha sottolineato il dottore Giuseppe Trombetta.
Dipendenze e psicosi
«In aumento è anche il fenomeno di incidenza di psicosi indotte da sostanze e del cosiddetto switch. Lo switch si ha quando, in costanza di una inclinazione genetica, l’uso di cannabinoidi, ritenuti relativamente innocui, come per esempio la marijuana, in realtà nei giovani può slatentizzare, accelerandone l’insorgenza, condizioni patologiche tipicamente giovanili, come la psicosi schizofrenica che insorge tra i 20 e i 30 anni.
Non è, dunque, un caso se i dipartimenti Salute mentale e Dipendenze sono stati unificati e se quello che si chiamava Sert (Servizio Pubblico tossicodipendenze) oggi si chiama Serd (Servizio Pubblico Dipendenze)». È quanto ha spiegato il dottore Giuseppe Trombetta, che ha confermato anche l’assoluta trasversalità sociale del fenomeno, sottolineando che «l’ambito al quale rivolgersi deve essere rigorosamente sanitario e medico dal momento che in determinate condizioni uno psicologo, anche se bravo, non ha gli strumenti per intervenire».
Ricerca di sensazioni e stimoli “artificiali”
«È stato, infatti, rilevato negli ultimi anni che tutte le forme di dipendenza rispondono a medesimi meccanismi neurobiologici e fisiopatologici. Ciò che spinge le persone a consumare alcol o droghe, ma anche a giocare d’azzardo, si inquadra nell’ambito del fenomeno del seeking behaviour, si va cioè alla ricerca di sensazioni, di stimoli forti. Questo fenomeno contraddistingue certi profili di personalità. Infatti spesso registriamo delle politossicodipendenze.
L’accesso al Serd – ha infine ricordato il dottore Giuseppe Trombetta – è protetto e volontario, a meno di una disposizione giudiziaria, come anche l’ingresso in una comunità residenziale o semiresidenziale. Il progetto terapeutico attuato presso il Serd è ambulatoriale e consiste in trattamento farmacologico e percorsi psicoterapici di supporto».
#ascoltamidavvero
«I numeri parlano chiaro: la sofferenza psichica coinvolge una persona su due tra quelle assistite dalla nostra rete, con un uso sempre più esteso di psicofarmaci anche tra i giovanissimi. Il consumo non è più solo questione di trasgressione, ma risposta a un malessere profondo, che riguarda relazioni, identità, prospettive di vita. Serve un cambio di paradigma: non possiamo più affrontare le dipendenze come compartimenti stagni, ma come parte di un disagio più ampio, che coinvolge la salute mentale, la povertà educativa, la marginalità. Serve un sistema integrato, capace di ascoltare davvero le persone, soprattutto i giovani. È questo il senso della nostra campagna #ascoltamidavvero: l’ascolto e la prossimità sono già cura. Solo se ricostruiamo legami, possiamo costruire percorsi efficaci di prevenzione e presa in carico». È quanto dichiara il reggino Luciano Squillaci, presidente Federazione italiana della Comunità terapeutiche (Fict).
In udienza da papa Leone XIV
In segno di attenzione e vicinanza concreta a chi vive o ha vissuto situazioni di dipendenza e verso chi, ogni giorno, costruisce percorsi di cura, relazione e reinserimento, in occasione dell’odierna giornata Internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, Sua Santità Papa Leone XIV incontrerà in udienza nel Cortile di San Damaso, nella Città del Vaticano gli operatori della prevenzione e del recupero dalle dipendenze.
La Fict (Federazione Italiana Comunità Terapeutiche) con una delegazione di circa 700 persone: operatori, utenti e familiari delle comunità federate. Un momento di ascolto, riconoscimento e speranza. Tra loro, da Reggio Calabria, anche una delegazione del Centro Reggino di Solidarietà (Cereso), guidata dal presidente don Matteo De Pietro, con operatori dei vari servizi e persone inserite nei percorsi di recupero nella comunità Archè e presso il servizio semiresidenziale don Tonino Bello.
26 giugno 1996
La giornata odierna si propone di sensibilizzare in tema di abuso e traffico di droga, due fenomeni legati a doppio filo. Una data particolarmente simbolica, quella del 26 giugno. Approdata alla cronaca nera per il Sunday Indipendent negli anni Novanta, dopo avere avviato la sua carriera giornalistica nelle redazioni del Sunday Business Post e del Sunday Tribune, la giornalista irlandese Veronica Guerin, nonostante avesse ricevuto minacce e fosse stata aggredita, continuò a condurre inchieste importanti sui traffici di stupefacenti a Dublino.
Fu uccisa in pieno giorno a colpi di pistola, il 26 giugno 1996, nel giorno che già da alcuni anni a livello internazionale era occasione di riflessione sul traffico di droga e sui suoi devastanti effetti. Un delitto che segnò il passo di una delle più significative svolte nella storia giudiziaria e nel panorama legislativo penale del Paese. Il parlamento irlandese a distanza di settimana dal delitto promulgò il Proceeds of Crime Act 1996 e il Criminal Assets Bureau Act 1996.Da allora i beni acquistati con i proventi di attività criminali possono essere sequestrati dallo Stato. Fu fondato a questo scopo il Criminal Assets Bureau (CAB).

