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«Capire le cose che ci circondano è la migliore preparazione per capire le cose che stanno al di là». Ipazia di Alessandria, la più celebre matematica e filosofa dell’antichità, la prima scienziata la cui vita sia ben documentata, uccisa esattamente 1610 anni fa dall’ignoranza minacciata dal suo acume e dalla sua intelligenza e vestita da fanatici cristiani in un’epoca di maschilismo imperante, così pensava e così praticava. Analizzare e capire quello che si vede per andare oltre e arrivare a quello che non ancora si vede.
Un assunto vero per la scienza allora come lo è adesso che i tempi avanzano, lasciandosi dietro pregiudizi e preconcetti tuttavia ancora non del tutto dissipati. Per questo nel 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la giornata mondiale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza con il fine di valorizzarne l’apporto essenziale e di promuovere un accesso pieno e paritario.
Le sue idee sono calcoli

Un assunto tornato alla mente ascoltando una giovane promessa della scienza raccontare l’autentico divertimento che per lei è da sempre far di conto e, osservando quanto le accade intorno, oggi sedersi alla scrivania e su un foglio bianco buttare giù delle idee. Ma le sue idee sono in realtà calcoli. «Osservare i fenomeni e fermarmi per tutto il tempo necessario a cercare una spiegazione con dati, calcoli e formule, con l’auspicio di contribuire a arrivare a qualcosa di nuovo. Sono una che vuole fare ipotesi, porsi domande e cercare risposte, tendendo a raggiungere un risultato teorico nuovo che altri sperimenteranno». Sono da sempre i numeri e formule a dare forma ai sogni di Chiara Luppino, pluripremiata alle olimpiadi nazionali e internazionali di Astronomia, diplomatasi lo scorso anno al liceo scientifico Leonardo Da Vinci e adesso iscritta al primo anno di Fisica presso l’università di Bologna.
«Sono una cercatrice di risposte, attratta da ciò che ancora non ha una spiegazione»
«Tutto è iniziato dai numeri e anche dai pianeti. Mi è sempre piaciuto far di conto. All’età di due anni e mezzo conoscevo già a memoria tutti i nomi dei pianeti. Amo, come tutti, Saturno imponente e affascinante, impareggiabile dal punto di vista estetico, ma mi intriga anche Urano che ruota coricato sulla sua orbita. La mia passione per la fisica è nata proprio dalla matematica e dall’astronomia. Mi attira tutto quanto è ancora da scoprire e da indagare. Tutto quanto ancora non si vede come la materia oscura, al centro dei grandi interrogativi della Fisica Moderna. Sono una curiosa che cerca risposte, attratta da tutto ciò di cui ancora non si conosce l’origine, da ciò che suscita quelle domande la cui ricerca di spiegazioni più richiedere anche tutta una notte. La mia passione per la scienza nasce da tutti i perchè che ancora non hanno risposte. È importante trovare naturalmente le risposte ma per me è più importante imparare a saper fare le domane e a saper cercare quelle risposte».
La passione per la fisica nata dalla matematica e dall’astronomia
Con i suoi 18 anni, quasi 19, due esami di Algebra lineare e Meccanica, prima parte di Fisica uno, già superati con il massimo dei voti, Chiara può testimoniare con il suo percorso quanto sia vero che gli insegnanti abbiano la possibilità e il privilegio di toccare e cambiare una vita per sempre. E ahimè anche di fare l’opposto ma non nel caso di Chiara. Fondamentale per lei è stato l’incontro con la nostra, e non solo nostra, donna delle stelle: la professoressa Angela Martino Misiano, oggi responsabile scientifica del planetario Pythagoras di Reggio. Lei ha fatto appassionare intere generazioni allo studio dell’astronomia. In una di quelle generazioni c’è stata anche Chiara Luppino che per il suo profilo whatsapp la foto di una supernova della costellazione dell’emisfero Australe La Carena (in latino Carina), parte dell’antica costellazione della Nave Argo.

«Se non l’avessi incontrata non credo che oggi sarei qui a parlare di questo. Non sarei qui a fare l’unica cosa che davvero desidero fare. Io mi diverto studiando e affronto il futuro con la serenità di sapere che questa è la mia strada anche se ancora non so dove mi porterà. Ho frequentato il planetario fin da quando frequentavo la terza media, anno in cui ho iniziato a partecipare alle olimpiadi di Astronomia senza più fermarmi fino all’ultimo anno di liceo. Le ultime finali sono state particolarmente emozionanti perchè hanno avuto luogo nella mia città». Chiara Luppino, sempre tra i primi posti in tutte e sei le edizioni alle quali ha preso parte fino allo scorso anno. Nel suo palmares anche due medaglie di bronzo conquistate pure alle competizioni internazionali.
Chiara ammette, con il candore della sua giovane età e della sua integrale genuinità, che studiare numeri e formule la diverte nel senso più autentico del termine. Non le pesa, è piuttosto ciò che la fa sentire nel posto che lei stessa ha scelto di occupare nel mondo, ciò che ha scelto per lei, ciò che la rende felice. È risoluta e diretta Chiara, guidata dalla consapevolezza di aver scelto il suo percorso e di essere «pronta a superare anche le difficoltà che certamente si presenteranno».
«Le ipotesi aprono a risultati teorici nuovi»

«Non ho mai dovuto pensare troppo prima di decidere. Fin da piccola ho maturato la mia passione per i numeri, passando anche dai pianeti e dalle stelle fino ad arrivare alle formule e alla sempre crescente curiosità di capire e conoscere cosa muova tutto quanto ci circonda. Sono ancora giovane e ho praticamente tutto da imparare ma già so che fare domande, avanzare ipotesi e cercare le risposte è tutto ciò che voglio e vorrò fare, coltivando il dubbio che per la scienza è essenziale. È davvero presto e in questi primi tre anni di università avrò modo di misurarmi con tante discipline scientifiche e allargare i miei orizzonti. Se dovessi dire oggi come mi vedo nel futuro, risponderei seduta ad un tavolo con un gruppo di ricerca nel campo della Fisica Teorica o forse dell’Astrofisica. Passo dopo passo capirò, intanto adesso c’è lo studio e la cosa non mi dispiace affatto».
La Scienza non ha genere
Sincera fino in fondo, confessa di essersi chiesta che senso avrebbe mai potuto avere la sua testimonianza in una giornata come quella di oggi.
Lei, che ambisce a diventare esperta di ricerca di risposte, si è data questa: «Io frequento un’università in ambito scientifico in cui da anni le donne sono in aumento, anche se ancora inferiori alla metà della popolazione studentesca. Credo sia giusto incoraggiare le giovani a realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni. A tutte le ragazze vorrei dire di non lasciarsi intimorire dai pregiudizi. Anche la comunità scientifica ormai sa che il cervello non ha genere e che le donne come gli uomini hanno talento da mettere al servizio della scienza».
A completamento della sua risposta aggiungiamo che l’abbiamo scelta non solo perché può essere una sana e positiva ispirazione per altre giovani alla scoperta di ciò che vogliono essere e di ciò che vogliono fare, ma anche perchè lei incarna già quel cambiamento di paradigma al quale questa giornata sottende: la scienza non ha genere. Essa è soltanto di chi la ama, di chi la sceglie in libertà, di chi ha passione per coltivarla. Di chi ha la perseveranza di fare le domande, l’intuizione di formulare delle ipotesi e la pazienza di cercare di risposte. Di chi, come Chiara, con i suoi quasi 19 anni, affronta la vita e arricchisce la conoscenza con la sua irriducibile curiosità e il suo grande amore per quello che studia.