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«Il ponte sullo Stretto non è spesa NATO». Con queste parole, provenienti da Washington, si ridimensiona l’ipotesi avanzata nei giorni scorsi di considerare l’opera come infrastruttura strategica per la difesa, così da far ricadere i costi sui bilanci militari. A sottolinearlo è il Movimento No Ponte Calabria, che in una nota parla di «propaganda smontata» e di «un gigantesco tentativo di scaricare sulle spalle di lavoratori, precari e famiglie i costi di un’opera inutile e dannosa».
Il movimento ribadisce che ogni euro destinato al ponte sarebbe «un euro tolto alla messa in sicurezza delle scuole, alla sanità territoriale, al trasporto pubblico e alla lotta contro il dissesto idrogeologico». Nel mirino anche il consorzio Eurolink e la filiera delle grandi opere, accusati di «ricatti occupazionali» e di guadagnare a fronte di cantieri infiniti e nuove disuguaglianze.
«Lo Stretto è un ecosistema unico, fragile, sismico e ventoso: qui si tutela la vita, non si sperimenta un ponte», si legge ancora nella nota, che rilancia la proposta di un «Piano Popolare per Calabria e Sicilia» fatto di manutenzioni, bonifiche ambientali, trasporto locale e assunzioni pubbliche.
Il Movimento annuncia infine una «grande manifestazione nazionale d’autunno», decisa durante gli Stati Generali No Ponte tenutisi a Palazzo Zanca a Messina, invitando a moltiplicare iniziative «nei quartieri, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle piazze».