In Calabria quasi un’abitazione su tre resta chiusa. Reggio Calabria guida la classifica nazionale con il 40,2% di case vuote. Tra emigrazione, mercato debole e carenza di edilizia sociale, il patrimonio immobiliare della città si trasforma in un indicatore di crisi economica e demografica.
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Reggio Calabria: il paradosso di una città che costruisce ma non abita. Secondo il rapporto della Fondazione IFEL – l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale dell’Anci – Reggio detiene il record nazionale di abitazioni vuote, con il 40,2% delle case non occupate.
Un dato che supera di gran lunga la media italiana del 27,3% e fotografa con chiarezza la fragilità strutturale del mercato abitativo calabrese: un patrimonio immobiliare vasto ma in gran parte inutilizzato.
In Calabria, infatti, una casa su tre resta chiusa, contro percentuali inferiori al 15% nelle città del Nord come Milano, Bologna o Firenze. Nel resto d’Italia, la concentrazione di abitazioni non occupate scende al 12,4% a Milano, 14,8% a Roma e 15,5% a Bologna. In fondo alla classifica, però, le città del Mezzogiorno: Messina (39,8%), Palermo (32,5%), Reggio Calabria (40,2%).
Mercato debole e domanda in calo
Secondo l’analisi di Abitare Co., nel primo semestre 2025 la Calabria ha registrato un aumento delle compravendite del +9,1%, ma rapportando i dati alla popolazione adulta, la regione scende al 15° posto nazionale. A Reggio Calabria, la vivacità del mercato resta minima: 50 compravendite ogni 10mila residenti maggiorenni, contro le 69 di Cosenza e le 60 di Catanzaro.
I numeri confermano una dinamica lenta: il valore medio richiesto per la vendita è di 851 euro al metro quadro, in calo del 3,3% rispetto al 2024. Solo leggermente più positivo il mercato degli affitti, con un aumento del 2,7% e una media di 5,67 euro al metro quadro, ma la quota complessiva di abitazioni in locazione resta bassa, appena il 13,1%, a fronte del 55,4% della Germania e del 47% della Francia.
Un dato che riflette una cultura fortemente ancorata alla proprietà e la diffidenza dei proprietari verso l’affitto, aggravata dal rischio di morosità e dai costi di manutenzione.
Spopolamento e case “sospese”
Il record reggino non si spiega solo con la stagnazione del mercato. A incidere è anche l’emigrazione costante di giovani e famiglie, che lascia migliaia di abitazioni inutilizzate o abitate solo stagionalmente. Negli ultimi dieci anni la città ha perso oltre 10.000 residenti, e secondo le proiezioni Istat, entro il 2050 la Calabria vedrà un calo demografico del 14,6%, con un aumento delle famiglie composte da una sola persona (+8%).
Il risultato è una città segnata da quartieri semi-vuoti e immobili ereditati non riutilizzati, un patrimonio residenziale che non risponde più ai bisogni attuali di chi cerca casa: abitazioni più piccole, flessibili, in affitto e a basso costo energetico.
Edilizia sociale: offerta insufficiente
In parallelo, la carenza di alloggi pubblici aggrava l’emergenza abitativa. Secondo la Corte dei Conti, in Calabria si contano oltre 11.000 domande di edilizia residenziale pubblica inevase, mentre nel solo comune di Reggio circa 450 alloggi Aterp risultano occupati abusivamente. Il tasso di disponibilità effettiva è tra i più bassi d’Italia: Reggio Calabria presenta il dato più negativo tra le città metropolitane, con appena il 13,7% di alloggi sociali rispetto al totale.
L’intero sistema dell’ERP in Calabria resta marginale e poco efficiente: edifici vetusti, scarsi investimenti, lunghi tempi di assegnazione e un tasso di ricambio annuale inferiore al 2%.
Tra rischio e opportunità
L’attuale configurazione del mercato immobiliare calabrese è quella di un sistema fermo e disallineato rispetto ai cambiamenti demografici ed economici. L’aumento dei nuclei unipersonali e la riduzione delle famiglie numerose imporrebbero un’offerta più flessibile e accessibile, ma l’assenza di politiche abitative strutturate mantiene il patrimonio immobiliare immobilizzato.
Rigenerare, incentivare e rimettere in circolo le abitazioni ferme significa non solo dare risposta a un bisogno sociale, ma creare valore economico e urbano. In questa direzione si muovono alcune proposte avanzate da IFEL e Anci: incentivi fiscali per chi affitta, programmi di rigenerazione urbana e fondi mirati alla ristrutturazione di immobili abbandonati.
La città delle case chiuse
Reggio Calabria rappresenta, oggi, l’immagine più estrema di questo paradosso: una città dove quasi la metà delle abitazioni è vuota, mentre cresce la difficoltà di accesso alla casa. Un problema economico, sociale e culturale insieme, che racconta la fragilità del tessuto urbano e la mancanza di un disegno complessivo sulle politiche abitative.
Trasformare queste case in risorsa significherebbe riattivare il mercato, frenare lo spopolamento e ricucire i vuoti urbani. Fino ad allora, resteranno simbolo di una città sospesa: ricca di muri, povera di vita.

