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Nel 1873 ha dato i natali al poeta in lingua italiana e latina, Francesco Achille Ferdinando Sofia Alessio, l’antico territorio di Radicena, oggi frazione del comune di Taurianova ma nel settembre a quell’epoca ancora autonomo. Sulle sue origini, indubbiamente antiche, studiosi e storici, come Andrè Gouillon, Emilio Barillaro, Gabriele Barrio, De Amato e il tedesco Gerhard Rholfs, si soffermarono. Antico casale di Terranova distrutto dal terremoto del 1783. Nel marzo 1928 un decreto ne ufficializzò la fusione con Terranova Sappo Minulio (divenuto autonomo nel 1946), Jatrinoli e con altre frazioni e contrade tra le quali San Martino, Amato, Pegara e Scroforio, nel comune di Taurianova.
La vita
Tra questo antico centro, che lo tributò in vita con la consegna di una pergamena in lingua latina, Reggio Calabria e Messina, Gerace, Mammola e Molochio si svolse la vita di Francesco Sofia Alessio. Il suo cognome univa quello della madre Rosina Alessio e quello del padre Casimiro Sofia, mancato quando il poeta latinista era ancora in tenera età. Un plesso scolastico ne porta il nome oggi a Taurianova.

Educato dal sacerdote Domenico Barillari, la sua vita fu testimonianza di fede e devozione, non solo con la sua scrittura e la copiosa produzione poetica lasciata ai posteri. Terziario francescano, ispirava le sue azioni a San Francesco d’Assisi, alla Madonna della Montagna, protettrice di Taurianova e a Sant’Antonio di Padova. Fu insegnante di scuola elementare. Poi bibliotecario a Reggio Calabria, dove si sposò con Concetta Ursida ed ebbe quattro figli Pasquale, Luigi, Ines e Giulio. La sua vita costituì un tributo alla scrittura in lingua latina di carmi prevalentemente religiosi.
I riconoscimenti
Nel 1907 ottenne la gran lode (magnae laudis) al prestigioso Certamen Hoeufftianum dell’Accademia reale olandese delle arti e delle scienze, con il poemetto “Duo Magi”. Al concorso di Amsterdam si aggiudicò tre medaglie d’oro con i carmi “Sepulcrum Joannis Pascoli” (1917), “Ultimi Tibulli Dies” (1920) e “Asterie” (1936). Morì a Reggio Calabria nell’aprile del 1943. Per dodici volte ottenne la Gran Lode, sempre al Concorso dell’Accademia di Amsterdam.
In sua memoria sul lungomare Matteotti si erge la stele realizzata dallo scultore Alessandro Monteleone, con cui condivise i natali a Radicena, e che lo stesso realizzo l’anno in cui morì, nel 1967.
La stele in memoria
Una larga base di cemento, tutta rivestita in marmo travertino con citazione latina e sulla facciata principale, quella rivolta verso il mare, è collocata una scultura a rilievo con raffigurazioni umane in atteggiamento familiare. Le condizioni della stele realizzata da Alessandro Monteloene oggi sono segnate da un forte degrado.
L’incuria
L’opera reca, infatti, evidenti segni del tempo, con innumerevoli ed estese crepe che in più punti lasciano intravedere la struttura in ferro sottostante. Una condizione di incuria e abbandono per una stele che rientra nel patrimonio monumentale del suggestivo lungomare Matteotti di Reggio Calabria, al momento oggetto del mini restyling dei marciapiedi al fine di tutelare percorribilità in sicurezza e patrimonio arborea.
Per i numerosi monumenti disseminati lungo il percorso, tra i quali rientrano la stele e anche la fontana monumentale, sarà necessario prevedere una programmazione ad hoc per interventi di manutenzione e restauro. Intervento che certamente per questa stele sarebbe particolarmente urgente.

