di Silvio Nocera – «Che a San Luca si ponga un tema che riguarda il rapporto di fiducia, alquanto labile e precario tra i cittadini e le istituzioni, è fuor di dubbio». Comincia così il confronto schietto e articolato con il Dott. Antonio Reppucci, Commissario Straordinario del Comune aspromontano che assieme a Matilde Mulè e Rosario Fusaro dallo scorso 27 marzo guida l’ente per 18 mesi. «Questo clima di rassegnazione e sfiducia che serpeggia nella comunità è frutto di tante dinamiche che hanno portato a fenomeni di emarginazione ed isolamento in un territorio afflitto da non poche patologie sociali. A partire dagli storici deficit infrastrutturali».

Qual è il primo fattore che si sente di elencare?
«Il lavoro, che è al tempo stesso dignità e libertà, senza però dimenticare che ci confrontiamo con realtà a volte caratterizzate da una mentalità assistenzialista. C’è poi il tema delle infrastrutture e dell’impiantistica, anche sportiva, da sempre carenti. Conosciamo tutti la situazione di inagibilità dello stadio del quale ci stiamo occupando. Dobbiamo quindi lavorare su due grande direttrici, una materiale – le opere pubbliche – e una immateriale – il livello culturale. L’aspetto materiale non riguarda effettivamente solo la possibilità di realizzare opere pubbliche ma investe il tema collegato della capacità amministrativa del Comune».

Che cosa intende?
«L’ente non è oggi dotato di una struttura amministrativa adeguata. C’è una grave carenza di profili C, gli istruttori, cioè quelli che trattano e gestiscono le pratiche. Il Comune, poi, non ha al momento il dirigente dell’ufficio tecnico, né il ragioniere, sospesi con provvedimento ministeriale per ipotizzate gravi omissioni».

Un problema, quello della capacità amministrativa comune a molti piccoli enti…
«Vero, ma a San Luca questo tassello impatta su una capacità gestionale che deve fare fronte a un carico di vecchi problemi ereditati. Ad esempio: gli edifici scolastici sono senza vulnerabilità sismica, le pratiche afferenti alla gestione dei terreni demaniali dove i privati hanno costruito sono tutt’ora in attesa di definizione dopo alcuni decenni, mancano i regolamenti o manca un loro adeguamento, ci sono beni comunali posseduti senza titolo o col titolo scaduto, permangono diverse pratiche di sanatoria non definite. Ci sono importanti criticità che riguardano il sistema fognario e della depurazione. Addirittura il progetto della Casa della Legalità, realizzata presso l’area del Santuario di Polsi con i fondi del PON del MIUR, è fermo dal 2010».

Questo vuol dire che il lavoro svolto a San Luca negli ultimi 25 anni non ha dato i suoi frutti?
«È evidente che qualcosa anche nei commissariamenti non ha funzionato pienamente. Ci potrebbero essere stati dei ritardi e delle inerzie. La forza e la credibilità delle istituzioni passano anche dalla capacità di fare ammenda per ripartire con nuovo impulso e vigore. Il tema della riforma dell’istituto del commissariamento è oggetto di dibattito e confronto di giuristi, politici e tecnici ministeriali. Diciamo che se ne sta parlando in modo approfondito anche in sede ministeriale. Si sta ragionando sulla possibilità di andare oltre il commissariamento passando a una sorta di Commissione di accompagnamento che supporti efficacemente l’amministrazione neoeletta dopo il provvedimento di scioglimento».

Per la sua esperienza, quanto è difficoltoso gestire un ente come il Comune di San Luca a livello finanziario?
«Due sono i versanti critici a San Luca come altrove: l’inadeguatezza della struttura e la mancanza di risorse finanziarie congruenti che non consentono di fare assunzioni. Se ci troviamo, come in questo caso, un’altissima percentuale di contribuenti che non paga le imposte locali – acqua e rifiuti in primis – si viene a creare un problema legato alla piena funzionalità dei servizi. Se non incassiamo non possiamo restituire rischiando seriamente di giungere a una condizione di dissesto finanziario. Nonostante le rassicurazioni di una passata gestione finanziaria solida, la realtà si è appalesata diversamente. Spesso diventa difficile far fronte anche alla riparazione di una buca stradale o alla potatura di un albero. Se veniamo inviati per rimettere in carreggiate l’attività comunale, in assenza di risorse finanziarie, tutto risulta enormemente complicato, se non impossibile, sia per fare assunzioni, sia per evitare che i problemi storici si aggravino».

Antonio Reppucci è uno che la Calabria la conosce bene. Ha operato in altre aree sensibili come Gioia Tauro, Rosarno, Limbadi, solo per citarne alcune. Si definisce un dirigente che si è formato nelle periferie piuttosto che nelle stanze ministeriali e conosce bene il valore delle alleanze in contesti fragili. «La legalità e la trasparenza si costruiscono giorno dopo giorno tramite azioni e comportamenti ispirate alla collaborazione multilivello e multiattoriale. Solo questo approccio può dare risultati di lungo periodo».

E qui tocchiamo la direttrice culturale…
«Il nostro obiettivo qui a San Luca è quello di essere sempre presenti sul territorio – come forse in passato non è stato sempre fatto – e incarnare il volto dolce dello Stato. Un volto capace di accompagnare e promuovere processi di crescita e coesione sociale a partire dalle alleanze sul territorio cui sono tutti chiamati a concorrere e che lo Stato deve coordinare. Occorre lavorare a progetti congiunti con la scuola, il volontariato, la chiesa, le istituzioni, la stampa per ricucire gli strappi e creare una rete di tutela e crescita per la comunità. Occorre lavorare molto sul tema dell’appartenenza e dell’identità per scongiurare dinamiche e comunicazioni che promuovono continui processi di criminalizzazione di certi territori».

Lo scorso dicembre il Governo ha approvato il decreto Caivano-bis, provvedimento che estende il modello di intervento sperimentato nel comune campano ad altre aree del Paese caratterizzate da gravi criticità sociali. Ci sono anche Rosarno e San Ferdinando. Perché non la Locride e San Luca?
«Non escludo che ci si possa arrivare. Ritengo però che a livello d’impianto valoriale la Locride stia meglio della Piana. Nelle aree di Gioia Tauro, Rosarno, San Ferdinando, Limbadi, ecc. ci sono maggiori criticità legate al livello di degrado complessivo del territorio e di sicurezza in senso lato. Nella Locride, a San Luca, a Platì i valori collegati alla famiglia e corpi intermedi come la Chiesa sono più saldi. C’è un tessuto familiare che regge ancora e che, in un certo senso, accresce il livello di vivibilità. Le dinamiche e le difficoltà legate a una certa immigrazione sono poi pressoché assenti e questo pone questi territori al riparo da determinati processi».