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Il cantiere di piazza De Nava è stato chiuso allo sguardo di occhi indiscreti. Solo dall’alto delle stanze di palazzo Piacentini, e dai palazzi vicini, si potrà vedere cosa sta accadendo. C’è la possibilità che, scavando di pochi metri il sottosuolo, possano emergere reperti dell’antichità.
Mentre il cantiere si chiude al mondo il Comitato civico nato lo scorso anno per opporsi al rifacimento della piazza, è tornato a riunirsi ieri pomeriggio e ad aprire le braccia ad altre strutture associative cittadine. A fare il punto sulla situazione è stato il coordinatore, Enzo Vitale che è presidente della Fondazione Mediterranea, a seguire gli interventi di Maria Laura Tortorella (Patto Civico), Lidia Liotta (Legambiente), Ornella De Stefano (Circolo Zavattini), Pino De Felice (rappresentante del Comitato di San Giovannello), Alberto Giuffré (Club Unesco), Giuseppe Cantarella, Nicola Malaspina, Antonella Postorino.
Colmare il vulnus democratico
Il Comitato si muove per coinvolgere l’opinione pubblica, per fare sentire la voce dei cittadini, «con una serie di attività finalizzare a recuperare il grave vulnus democratico che si è determinato con un iter progettuale non condiviso con la cittadinanza».
Il referendum popolare
Ribadita dunque la necessità di chiedere l’indizione di un’assemblea civica, come previsto dall’articolo 20 dello statuto comunale, si è valutata la possibilità dell’organizzazione di un referendum cittadino autogestito con garante esterno.
Secondo il Comitato, a prescindere dalla situazione di piazza De Nava, sarebbe l’occasione «per una riscoperta del dialogo tra cittadini, pratica di democrazia diretta ormai caduta in disuso anche per l’uso dei social media.
Le azioni legali
Dal punto di vista legale invece, come chiarito dopo la riunione dallo studio Panuccio Dattola, incaricato di valutare la possibilità di un ricorso al Tar per l’autorizzazione ai lavori fornita dal Comune in contrasto con i deliberata del Consiglio Comunale del 31 gennaio 2022, «non vi sono gli estremi per questo tipo di azione giudiziaria. Rimane comunque la possibilità di un’azione penale (art. 518 duodecies) che, se positiva, comporterebbe la restitutio a integrum di tutti i danni arrecati al bene culturale». Sempre sul fronte giudiziario non è stato archiviato il procedimento penale, condiviso con Legambiente col ricorso all’art. 700 per violazione del Codice dei Beni Culturali.