“Gli dei ritornano” e sostano al museo di Reggio: inaugurata l’esposizione dei Bronzi di San Casciano – FOTO e VIDEO
Ritrovati nel santuario termale etrusco e romano della cittadina senese nel 2022, 50 anni dopo i guerrieri di Riace, rispetto a essi hanno una storia e un contesto diversi. Tuttavia, accomunati dall’acqua, insieme raccontano l’antichità. La mostra rimarrà allestita fino al 12 gennaio 2025
«Eccelle l’acqua su tutto», così Pindaro nelle sue Olimpiche celebrava l’acqua quale elemento essenziale attorno al quale prospera la vita e con essa anche le sue manifestazioni più rituali e sacre. E infatti in questa acqua che eccelle (Salus per Aquam da cui deriva l’acronimo delle attuali Spa) rivive grazie allo straordinario ritrovamento nel 2022 dei Bronzi di San Casciano dei Bagni. La collezione di statue bronzee votive e monete riemerse dall’acqua calda della fonte termale da oggi è esposta al museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. Qui sono già esposti in modo permanente i Bronzi di Riace, emersi dalle acque salate dello Ionio reggino e in un contesto completamente diverso.
Nella cornice di piazza Paolo Orsi del museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, questa mattina è stata presentata la mostra “Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano”, curata dal direttore generale Musei del MiC Massimo Osanna e dal professore Jacopo Tabolli, che espone le straordinarie scoperte eseguite nel 2022 (e non solo) nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni.
Una occasione di grande prestigio che ha meritato l’apertura straordinaria del museo, nel giorno di consueta chiusura che è il lunedì. Il museo resterà eccezionalmente aperto al pubblico, con biglietto ordinario, anche nel pomeriggio di oggi dalle ore 16 alle ore 20.
Esattamente 50 anni dopo il ritrovamento nelle acque dello Ionio dei Bronzi di Riace, nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena, ha iniziato a emergere un tesoro di straordinario valore. Gli esperti parlano di uno dei ritrovamenti bronzei più significativi del Mediterraneo antico che riscrive la storia dell’antica toreutica.
Oltre 20 statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, ex voto e migliaia di monetine in oro, argento e bronzo offerte al santuario termale. Capolavori dell’antichità che abbracciano il periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., segnato da importanti trasformazioni e dalla definitiva romanizzazione delle potenti città etrusche.
In attesa che la cittadina di San Casciano inauguri il suo museo, questi tesori stanno viaggiando in Italia, e dopo Reggio forse anche all’estero. A seguito del primo allestimento al palazzo del Quirinale lo scorso anno e la recente permanenza presso la casa al Mann, Museo archeologico nazionale di Napoli, la collezione “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano” approda in riva allo Stretto dove rimarrà visitabile al livello E di palazzo Piacentini, riservato alle esposizioni temporanee, fino al prossimo 12 gennaio 2025.
La cerimonia
Dopo i saluti istituzionali della sindaca di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti, e del vicesindaco di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, sono intervenuti il direttore del museo reggino, Fabrizio Sudano, il coordinatore scientifico dello scavo, docente presso l’università per Stranieri di Siena Jacopo Tabolli. Ha concluso Massimo Osanna, direttore generale dei Musei.
Il progetto scientifico e il museo di San Casciano dei Bagni
«È una grande emozione essere qui a Reggio Calabria, città dei Bronzi di Riace. Il parallelismo che tutti abbiamo fatto istintivamente nel momento del ritrovamento nel 2022 – ha dichiarato la sindaca di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti – era frutto di suggestioni, senza alcune base scientifica. Infatti sappiamo che le differenze tra i Bronzi di San Casciano e i Bronzi di Riace sono notevoli. Il ritrovamento dei Bronzi di San Casciano è, per altro, frutto di un progetto scientifico; non è, dunque, un ritrovamento fortuito. I nostri bronzi erano esattamente lì dove i nostri antenati li avevano lasciati e per un motivo specifico.
La progettualità in cui ricadono i Bronzi di San Casciano è, infatti, ampia e ha carattere scientifico. Il comune ha chiuso un accordo di valorizzazione insieme al ministero della Cultura, alla regione Toscana e all’Università per Stranieri di Siena avente ad oggetto la realizzazione di un grande museo, di un parco archeologico termale e anche di un hub di ricerca universitaria internazionale. Il ministero della Cultura ha acquistato già l’immobile nel centro storico di San Casciano dei Bagni dove sorgerà il museo e ha stanziato le risorse. Confidiamo in tempi celeri. L’università per Stranieri ha acquistato l’immobile dove nascerà l’hub di ricerca universitaria e ha anche le risorse. Noi stiamo continuando a lavorare nello scavo in concessione al Comune per ampliare sempre di più quella che è l’area di interesse.
Continuano gli scavi e le ricerche e intanto siamo onorati che i Bronzi di San Casciano girino l’Italia e siano arrivati a Reggio Calabria. L’incontro di oggi ha uno straordinario significato in termini di valorizzazione dell’incredibile e meraviglioso patrimonio culturale che l’Italia possiede.
Il fatto stesso di rappresentare il nostro piccolo comune in una città come grande come Reggio Calabria costituisce una grande emozione e una grande opportunità di incontro che certamente potrà essere foriero di altre e importanti sinergie.
Ritrovo l’emozione dell’incontro con il museo archeologico nazionale di Napoli o con le stanze del Quirinale. Momenti come questi sono la dimostrazione tangibile di come la cultura non abbia confini. Per favorire la conoscenza occorre costruire, anche attraverso esperienze come queste, un futuro basato sulla grande ricchezza culturale che l’Italia possiede». Così la sindaca di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti.
La prospettiva di un gemellaggio tra i due Comuni
«Ricordo il momento in cui si apprese del ritrovamento dei Bronzi di San Casciano nel 2022. Subito nacque una sorta di rivalità tra le due città che oggi fa ovviamente sorridere. Stiamo assistendo – dichiara il vicesindaco di Reggio Calabria, Paolo Brunetti – a questa unione, seppure temporanea, nel museo di Reggio che consentirà alla cittadinanza e ai turisti di poter ammirare i Bronzi di Riace e anche i Bronzi di San Casciano.
Un’occasione davvero unica da cogliere al volo e non escludo che possano esserci ulteriori iniziative da qui a breve. Con San Casciano dei Bagni, comune piccolo ma bellissimo, potremmo presto siglare un gemellaggio. Ne saremmo lieti. Informalmente se n’è già parlato stamattina, approfittando della presenza della sindaca Agnese Carletti. Intanto adesso godiamoci i Bronzi di San Casciano, davvero una grande opportunità per la città di Reggio». Così il vicesindaco di Reggio Calabria, Paolo Brunetti.
L’acqua e il bronzo
«Il team internazionale che mi onoro di coordinare, in questi ultimi quattro anni ha portato alla luce a San Casciano un santuario termale che esalta l’elemento identificativo dell’acqua.
I bronzi di Riace e i bronzi di San Casciano hanno storie e contesti diversi. Il nostro non è un ritrovamento casuale ma è frutto di un percorso archeologico, dunque scientifico. L’elemento eccezionale comune sta nell’accostamento del bronzo con l’acqua. Esso ci ha permesso di ricostruire il complesso processo di azioni rituali e cultuali che si legano a una comunità di frontiera che ha riconosciuto in quel punto del paesaggio toscano un luogo dove agglutinare l’offerta all’interno dell’acqua termale.
Nel caso nostro – spiega il coordinatore scientifico dello scavo, docente presso l’università per Stranieri di Siena, Jacopo Tabolli – si tratta di un’acqua calda della temperatura di 41°, 25 litri di acqua al secondo, che hanno consentito per 800 anni, prima agli etruschi e poi ai romani, di alimentare le loro azioni rituali e votive, all’interno della vasca sacra venivano incastonate le loro preghiere.
Sono centinaia i bronzi che all’interno del fango termale, prima etruschi e poi i romani, dedicarono alla fonte calda.
Adesso in mostra qui al MarC anche un meraviglioso donario di lingua etrusco e latino che ci racconta della convivenza tra popoli, di un momento in cui un santuario fu luogo dell’accoglienza, in cui lo straniero è benedetto all’interno del santuario e il bronzo era la cifra dell’offerta votiva. Non si offriva altro nella vasca, l’acqua termale voleva il bronzo.
Ci ha colpito molto la ricostruzione della sequenza con cui sono stati posti nel fango questi capolavori che dal II secolo a.C. arrivano il I secolo d.C.
Ci ha colpito la coesistenza di mani diverse, di officine diverse. Sono città lontane che donano alla fonte e che dimostrano effettivamente questa coesistenza di gruppi diversi che giungono al santuario in pellegrinaggio, riconoscendo in un punto meraviglioso del paesaggio toscano il loro centro di ritualità permanente».
Il percorso del paesaggio: Afrodite, il fulmine, le statue bronzee e le monete
«L’allestimento della mostra è un percorso del paesaggio. Visitatori e visitatrici – spiega ancora il coordinatore scientifico dello scavo, docente presso l’università per Stranieri di Siena, Jacopo Tabolli – si immergono nel paesaggio Toscano dell’acqua calda, scoprendo che San Casciano non è un’eccezione ma sono molti i santuari in cui il bronzo è l’offerta all’acqua calda. Poi c’è il viaggio attorno ad Afrodite del tipo Doidalsas, meravigliosa e nuda, al centro di una sala e anche lei al bagno. Poi, attraverso, il fulmine si entra all’interno della vasca sacra.
L’elemento del fulmine si lega a un seppellimento, che avvenne probabilmente sotto l’imperatore Tiberio, dopo che un fulmine aveva colpito il tempio. In quell’istante tutto ciò che era stato toccato dal fulmine doveva essere sepolto. All’interno della vasca più antica sepolto anche un tetto di tegole, 4 metri sotto terra. Poi anche i romani considerarono questo come luogo che non avrebbe dovuto essere più toccato. E tuttavia votavano all’interno dell’acqua calda migliaia e migliaia di monete per santificare la presenza delle statue più antiche. Tutto era cambiato ma in realtà nulla lo era perché c’era sempre la moneta, c’era sempre il bronzo. Restava l’idea di offrire all’acqua metallo perché l’acqua restituisse e restituisse tante volte tanto.
Attraverso un percorso non solo visivo ma anche sonoro, il pubblico sperimenta la sensazione di immergersi nell’acqua. Lì le statue si moltiplicano una sull’altra. Esponiamo i rinvenimenti del 2022 e anche del 2023, in particolare un pesce in cristallo di rocca, un gioiello eccezionale, un donario bilingue e soprattutto orante femminile, una statua meravigliosa rinvenuta capovolta, con la testa all’interno della sorgente proprio voler benedire con le sue braccia il cuore pulsante della sorgente termale.
Il percorso si conclude col dono votivo delle monete. È il V secolo, il tempo degli editti di Teodosio, in cui il santuario deve essere chiuso perché cambia tutto. Eppure anche i cristiani protessero quel tempio, smontarono le colonne, le presero e le calarono all’interno della vasca. Non esiste più il culto ma quell’acqua è sacra e come tale deve essere protetta come il suo tesoro».
Gli scavi e un’area di interessa già di 4 ettari
«Noi usciamo da sei settimane molto fortunate di scavo. Siamo al lavoro con un team internazionale di più 50 studenti e studentesse. Speriamo nei prossimi mesi di continuare a portare alla luce altri elementi utili a svelare ancora di più la complessità del deposito peraltro in uno scavo si sta allargando molto. L’area archeologica è oggi di quasi 4 ettari, una imponente terrazza sopra il fiume termale.
Gli scavi riprenderanno adesso il fine mese e continueranno fino alla metà di ottobre seguendo il ritmo naturale e sono coordinati dall’università per stranieri di Siena ma con il coinvolgimento 19 diverse università e della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo». Così ha concluso il coordinatore scientifico dello scavo, docente presso l’università per Stranieri di Siena, Jacopo Tabolli.
Bronzi “diversi” che dialogano e parlano di antichità
«La straordinarietà di questa scoperta – sottolinea il direttore del museo di Reggio Calabria, Fabrizio Sudano – risiede nella capacità dei reperti stessi di raccontare quanto accadeva nel santuario antico. Ciò per noi è fonte inesauribile di conoscenza. Questa scoperta di San Casciano veramente racconta la quotidianità segnata dalla sacralità degli oggetti e dei riti che si svolgevano nel santuario. Il contesto non è quello magno greco dei nostri Bronzi ma è importante che all’interno di un museo i reperti anche diversi parlino e possano essere mostrati insieme, come sarà possibile al Marc di Reggio Calabria fino al prossimo gennaio, al netto di eventuali proroghe.
Il desiderio di poterli mostrare insieme ci ha sempre attratti e siamo davvero contenti di essere riusciti a concretizzare, grazie al Ministero e alla direzione dei Musei, questo intento che per altro rappresenta anche la prima mostra temporanea da quando, lo scorso gennaio, sono stato nominato direttore.
Sarà una grande opportunità per calabresi e siciliani e per i turisti di ammirare questi tesori che, seppure con storie diverse, dialogheranno con i Bronzi di Riace, continuando a far parlare l’antichità con il solo intento di valorizzare con l’immenso e prezioso patrimonio culturale italiano.
I Bronzi di San Casciano stanno viaggiando perché possono farlo. Un’ipotesi non facilmente praticabile per i Bronzi di Riace che, comunque, prima del loro rientro a Reggio sono stati esposti e Roma e a Firenze. Anche i Bronzi di San Casciano troveranno presto casa in un museo e diventeranno elementi identitari da visitare in loco, come i Bronzi di Riace. Ma intanto siamo onorati di ospitarli nel nostro museo». Così il direttore del museo di Reggio Calabria, Fabrizio Sudano.
Le iscrizioni parlanti
«La tappa che oggi inauguriamo qui al Marc – sottolinea Massimo Osanna, direttore generale dei Musei e curatore dell’allestimento – ci è sembrata doverosa. Motivo per il quale abbiamo subito accolto la proposta del direttore Fabrizio Sudano. Il pellegrinaggio di questi tesori continua e prevediamo anche tappe all’estero. Tutto ciò in attesa che il museo di San Casciano sia pronto. Quella sarà poi la loro destinazione definitiva.
Le attività di scavo sono ancora in corso e ciò che affiora dalla fonte è sempre notevole e sorprendente e, per altro, in attimo stato di conservazione. Al lavoro è un’equipe interdisciplinare che sta restituendo tracce preziose della devozione privata dell’elite dell’area etrusca. Statue in bronzo delle quali, contrariamente ai Bronzi di Riace ancora avvolti nel mistero, abbiamo un contesto preciso.
Grazie alle iscrizioni sappiamo anche chi ha offerto al santuario. Una incredibile fotografia delle famiglie etrusche delle condizioni di salute e delle malattie del tempo, sui motivi della dedica. Un dossier straordinario. Insieme all’architetto Guglielmo Malizia, già dalla prima esposizione al Quirinale abbiamo voluto che la cifra di questo allestimento fosse rappresentata dalla suggestione dell’ambiente acquatico della fonte e quindi delle vetrate azzurre, dipinte a mano, che creano un ambiente consono e molto elegante». Così Massimo Osanna, direttore generale dei Musei e curatore dell’allestimento.
Il tesoro bronzeo di San Casciano
Oltre 20 statue di bronzo (numero in crescita) in perfetto stato di conservazione, ex voto e altri oggetti, ma anche migliaia di monete in oro, argento e bronzo. Riproduzioni di parti anatomiche, delle quali si chiedeva l’intervento curativo attraverso le acque termali o di quelle offerte per ringraziare di una guarigione. Statue realizzate secondo i canoni della cosiddetta mensura honorata (alti tre piedi romani, equivalenti a circa un metro), che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro o i fedeli dedicanti.
Dal fango caldo sono riemerse effigi di Igea e di Apollo, oltre a un bronzo che richiama il celebre Arringatore, scoperto a Perugia e nelle collezioni storiche del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
La gran parte di questi capolavori dell’antichità si data tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., un periodo storico di importanti trasformazioni nella Toscana antica in cui si registrò la definitiva romanizzazione delle potenti città etrusche. Il tutto incastonato, nell’allestimento riproposto anche al museo di Reggio Calabria, in un percorso sensoriale – visivo e sonoro – che ricrea l’atmosfera azzurra dell’acqua. Alcune citazioni puntellano l’esposizione, esaltando il senso profondo di una storia antica in cui potersi ancora specchiare.
Questi reperti, rinvenuti in condizioni eccezionali grazie alla conservazione nelle calde acque termali, portano con sé iscrizioni in lingua etrusca e latina che offrono un’ampia prospettiva sulla religiosità antica. Nelle iscrizioni si leggono nomi di potenti famiglie etrusche del territorio dell’Etruria interna, dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese. Accanto a onomastica e forme dedicatorie in etrusco troviamo iscrizioni in latino, che menzionano anche le aquae calidae, le fonti calde del Bagno Grande dove le statue furono collocate. Le iscrizioni raccontano, altresì, la storia di devozione delle genti che frequentavano il luogo sacro, delle divinità invocate e della compresenza di Etruschi e Romani e di culti e riti ospitati in luoghi sacri dove l’acqua termale era usata anche a fini terapeutici.
Uno dei depositi più antichi del Mediterraneo
Uno scavo stratigrafico che ha portato alla luce il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo.
Il progetto espositivo è frutto della collaborazione tra una pluralità di istituzioni preposte alla ricerca, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio. Promossa dal Ministero della cultura e curato dalla Direzione generale Musei del MiC, la mostra è curata da Massimo Osanna e Jacopo Tabolli.
Gli scavi sono in concessione al Comune di San Casciano dei Bagni dalla Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio del MiC con la tutela della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo. Il coordinamento scientifico è dell’Università per Stranieri di Siena. I restauri sono avvenuti con il supporto dell’Istituto Centrale del Restauro.