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«Un comizio imbarazzante. Reggio Calabria ha risposto come meglio non poteva alla combriccola della Lega che si è riunita in una Piazza Duomo deserta, nonostante la presenza di big del partito nordista come il vicesegretario Andrea Crippa, il leader regionale Cristian Invernizzi, i candidati e soprattutto l’aspirante sindaco Antonino Minicuci».
Così, in un nota stampa, i Giovani Democratici che aggiungono: «La nostra Città, ma non ne avevamo dubbi, si è dimostrata matura lasciando parlare ‘nto bumbulu chi ha soltanto mire espensionistiche sul territorio nazionale oppure cerca di riconquistare una verginità politica dopo aver contribuito a dissanguare le casse del Comune per poi condurlo all’onta dello scioglimento. Reggio non solo “non si lega”, ma non si fa prendere per fessa. L’eco dell’accento padano – aggiungono – ha rimbombato in beata solitudine. Orgogliosi delle nostre radici e delle nostre tradizioni, abbiamo potuto apprezzare anche la civiltà delle diverse contestazioni durante il comizio.
Senza cadere nella squallida provocazione – continuano i giovani del PD – mentre i leghisti distribuivano gadget e chiacchiere, tanti reggini hanno urlato la loro indignazione srotolando anche uno striscione con su scritto: “Terroni fieri delle nobili origini della nostra civiltà, mai venderemo la nostra dignità”. Un monito chiaro, netto, preciso a chi, adesso, conta sul sostegno leghista e si candida sotto il simbolo di Alberto da Giussano convinto di ricevere in cambio chissà che cosa.
È apparsa plastica – affermano ancora – persino la scollatura fra il candidato sindaco ed il resto della sgangherata coalizione che lo accompagna. Probabilmente, infatti, tanta e tale era la vergogna di farsi vedere in mezzo a quelli che, da sempre, c’hanno umiliato ed offeso, che nessun esponente degli altri partiti del centrodestra era presente al comizio”.
Una netta presa di distanza – commentano in conclusione – che avrà, di certo, forti riverberi anche nella cabina elettorale. Se ne vergognano loro per primi ed è un dato, da ieri, fin troppo evidente ed oggettivo. Un centrodestra inaffidabile e sfilacciato ha definitivamente buttato giù la maschera, mostrando completa e palese disaffezione verso il candidato sceso da Pontida».
