giovedì,Marzo 28 2024

Migranti, la nave Sea Watch 3 dismessa: ultimo sbarco a Reggio a settembre – VIDEO

Autorizzata a raggiungere il Belgio lo scorso aprile, l’imbarcazione era rimasta nella città dello Stretto per sette mesi dopo il fermo della Capitaneria di porto

Migranti, la nave Sea Watch 3 dismessa: ultimo sbarco a Reggio a settembre – VIDEO

«Dobbiamo salutare la Sea Watch 3. Nei cinque anni in cui è stata la nostra ammiraglia, più di 6mila persone hanno trovato salvezza sul suo ponte». Esordisce così la portavoce della ong tedesca in Italia Giorgia Linardi con un tweet. Dunque la storia di questa imbarcazione si è conclusa a Reggio Calabria lo scorso 17 settembre con lo sbarco di 427 migranti. Dopo, un lungo stop e adesso l’annuncio della dismissione.

Lo sbarco e l’ispezione

A quello sbarco aveva fatto seguito una lunga ispezione in occasione della quale erano state rilevare delle carenze che avevano portato ad un fermo amministrativo di fatto mai revocato, nonostante un ricorso.

Nonostante prima di questa dismissione, la ong avesse sempre dichiarato di voler tornare in mare a soccorrere con la stessa imbarcazione, l’ufficio stampa oggi chiarisce che il pensionamento di questa nave era già programmato. Esso, dunque, non è legato alle carenze rilevate lo scorso settembre dalla capitaneria di Reggio Calabria.

L’ong si prepara ad accogliere una nuova imbarcazione nella sua flotta per assicurare altri interventi di soccorso in mare.

Il tweet

«Con la Sea Watch 3 abbiamo atteso in mezzo al mare quando ci veniva riposto che i porti erano chiusi, con Carola a bordo. Abbiamo assistita a violente manovre della guardia costiera libica pagata dall’Italia per respingere le persone all’inferno. La Sea Watch 3 diventa un pezzo fondamentale della storia di Sea Watch e del soccorso in mare. Noi continuiamo a esserci in mare e in cielo con i nostri aerei seabird 1 e 2 e con la Sea watch 5 e la piccola nave in arrivo Aurora.  La nostra flotta accoglierà nuove navi per continuare la nostra missione: salvare vite nel Mediterraneo». Così, sempre su twitter, la portavoce per l’Italia della ong tedesca, Giorgia Linardi.

L’autorizzazione alla partenza verso il Belgio

La nave Sea Watch3, dopo sette mesi di fermo sulla banchina di levante del porto di Reggio Calabria, lo scorso 21 aprile era stata autorizzata a partire per dirigersi verso un cantiere in Belgio. Era stato accordato un cosiddetto “single voyage permission”. L’imbarcazione era stata autorizzata solo per quella tratta Belgio-Reggio Calabria, senza alcuna autorizzazione al ritorno in mare per operazioni di soccorso.

L’ultimo sbarco

Il 17 settembre 2022, la Sea Watch era stata autorizzata a entrare nel porto di Reggio con 427 migranti a bordo. Approdata sulla banchina di ponente, opposta a quella dove poi a lungo ha sostato, la nave della ong tedesca aveva atteso per una settimana l’indicazione del porto in cui poter entrare dopo aver eseguito dieci soccorsi tra l’otto e l’undici settembre. Quando era entrata nel porto di Reggio Calabria, a bordo c’erano oltre 400 migranti di diverse nazionalità, con molti nuclei familiari e bambine e bambini. Varie le provenienze: Ghana, Mali, Sudan, Sud Sudan, Costa d’Avorio, Marocco, Libia, Egitto, Siria.

«Accusati di aver soccorso troppe persone»

Subito dopo il fermo la ong su Twitter aveva denunciato di «essere stata arbitrariamente bloccata, dopo 13 ore e mezza di controlli, accusata di avere soccorso troppe persone». Secondo la Ong tedesca, la Capitaneria di porto reggina aveva violato i principi ribaditi dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, non tenendo conto dell’obbligo fondamentale di prestare soccorso alle persone in pericolo o in difficoltà in mare». Aveva altresì violato il principio secondo il quale «il numero di persone a bordo, anche se ampiamente superiore a quello autorizzato, non può costituire, di per sé e da solo, una ragione che giustifichi un controllo».

Fermo non revocato

Ritenendo il fermo ingiusto, l’ong che aveva sempre invocato il diritto/dovere di tornare in mare a soccorrere, ha anche proposto ricorso avverso il blocco prolungato dell’imbarcazione. Ricorso che il tribunale amministrativo regionale ha respinto, definendo regolare l’attività della capitaneria di porto.

La tragedia di Cutro

Una strage che avrebbe dovuto essere evitata. Così ha definito il naufragio di Cutro.

«La politica di gestione dei casi di emergenza in mare in un’ottica securitaria di repressione e non di soccorso, inaugurata a partire dal 2019, ha portato alla più grave strage degli ultimi anni sulle coste italiane», ha tuonato su Twitter l’ong tedesca.

Sull’imbarcazione hanno sventolato due striscioni. Si leggeva “Solidarity is not a crime” e “Free Geo Barents”, quest’ultimo riferito al fermo amministrativo nel porto di Augusta della nave di Medici senza Frontiere, accusata di aver violato le norme imposte dalla legge sulle ong.

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