Truffa e intercettazioni, la Procura non ci sta e presenta ricorso in Cassazione contro Mimmo Lucano
Secondo i magistrati reggini il provvedimento della Corte d’Appello sull’inchiesta Xenia «E’ affetto da contraddittorietà e illogicità»

«In particolare – si legge nelle 33 pagine di ricorso firmato dall’avvocato generale Adriana Costabile e dai sostituti procuratori generali Adriana Fimiani e Antono Giuttari – il provvedimento «Risulta affetto da erronea applicazione degli artt. 266, 270, 271 cpp, e da contraddittorietà e illogicità della motivazione per aver ritenuto l’inutilizzabilità delle intercettazioni disposte con riferimento al reato di truffa aggravata; la Corte d’Appello, infatti, ha ritenuto – annota la procura generale reggina – sulla base di una verifica statica ancorata al momento genetico dell’intercettazione, siccome demandata al giudice, che non fossero presenti i presupposti di legge per disporre il mezzo di ricerca della prova, sulla scorta di una riqualificazione del reato operata solo nel secondo grado di giudizio (e che peraltro qui si contesta con il successivo motivo di gravame); la Corte d’appello – con motivazione del tutto illogica – non ha considerato che proprio nel caso in esame la captazione correttamente autorizzata, è stata disposta sul presupposto della esistenza di gravi indizi di reato e, pertanto, rimane del tutto insensibile al fisiologico sviluppo del procedimento, secondo il principio di diritto più volte espresso in materia dalla giurisprudenza di legittimità e, peraltro, astrattamente richiamato nella stessa sentenza che qui si chiede di cassare».
Ad avviso della Procura Generale «Tale questione è da ritenersi cruciale nella vicenda processuale, atteso che le gravi irregolarità sulla rendicontazione, attinenti al complesso meccanismo della erogazione di contributi pubblici emerso nel corso delle indagini e su cui è stata resa ampia testimonianza in dibattimento trovano spiegazione logica circa le intenzioni truffaldine solo in esito alla valutazione del compendo probatorio derivante dai dialoghi intercettati, dai quali in modo inequivoco emerge il ruolo centrale nella vicenda di Lucano; in essi, infatti, ripetutamente i conversanti fanno riferimento alla necessità di far confluire anche acquisti e spese non pertinenti alle finalità istituzionali previste dalla legge tutti nella causale relativa al progetto di accoglienza e integrazione in favore dei rifugiati».
Secondo il ricorso della Procura reggina, presentato nei confronti di altre 12 persone assolte dai giudici di piazza Castello «Si evidenziano dati concreti da cui desumere profili di responsabilità penale» in capo all’amministrazione del Comune di Riace e in specie alla figura del sindaco Lucano, «nonché nei confronti dei responsabili delle associazioni (enti attuatori del programma di accoglienza e integrazione dei migranti secondo il progetto SPRAR) con particolare riferimento a Fernando Antonio Capone, prestanome e braccio destro del sindaco Lucano».
«Il Comune di Riace per la realizzazione del progetto SPRAR – sostiene ancora la Procura – riceve annualmente un contributo ministeriale che viene liquidato alle associazioni convenzionate, dopo avere accertato la regolare esecuzione del servizio e l’invio delle rendicontazioni; si legge sempre nella richiesta del PM che – per come emerso sin dalle prime indagini – le associazioni, di cui si avvale il Comune per realizzare il programma di accoglienza integrato dei migranti e l’interesse pubblico cui è preordinato li contributo ministeriale, sono state scelte dal Comune di Riace a chiamata diretta fiduciaria con criteri di selezione personali e discrezionali, e non con l’adozione di una gara ad evidenza pubblica fondata sull’offerta più vantaggiosa economicamente e sull’adeguata competenza e professionalità; in sostanza, pertanto, sin da subito è emerso il ruolo dell’amministrazione comunale e nella specie del sindaco nella illegittima gestione della procedura prevista per l’erogazione del contributo ministeriale, trasferito solo in un secondo momento alle associazioni in seguito alla attuazione del programma di accoglienza».
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