Scilla, il porto sarà intitolato alla memoria del capitano di Fregata Natale De Grazia
La proposta delle associazioni Magna Grecia Outdoor e Anmi accolta e formalizzata con delibera dalla commissione straordinaria che sta guidando l’amministrazione comunale. Domani una suggestiva cerimonia a bordo della nave scuola della Marina Militare Palinuro
“Con il favore dei venti”, come recita il motto della nave scuola Palinuro “Faventibus Ventis”, sarà reso un suggestivo omaggio in un momento speciale al capitano di Fregata della Marina Militare di origini reggine, Natale De Grazia. Morto in circostanze mai del tutto chiarite, nel dicembre 1995 mentre si dirigeva alla Spezia, era elemento di spicco del pool investigativo impegnato a Reggio, con il procuratore Francesco Neri, nelle indagini sugli affondamenti dolosi di navi con carichi sospetti nei mari calabresi.
Domani, martedì 6 agosto proprio a bordo della nave Palinuro, in navigazione per la celebrazione dei suoi 90 anni dal varo avvenuto nei Cantieri Navali Dubigeon di Nantes in Francia nel 1934, si celebrerà una piccola cerimonia al largo del porto di Scilla sarà presto intitolato alla memoria del capitano De Grazia.
Un’occasione che legherà questa prestigiosa nave scuola alla Calabria e a Scilla nel segno del ricordo di un capitano di Fregata, quale fu Natale De Grazia, distintosi per acume, coraggio e dedizione proprio come Palinuro, affidabile timoniere che mai avrebbe abbandonato la sua nave, amato e stimato per la sua dedizione e per la grande perizia marinaresca.
A bordo della prestigiosa nave scuola sarà presente, con le massime autorità locali, una delegazione della associazione Magna Graecia Outdoor che, in accordo con la sezione di Scilla della Anmi (associazione Nazionale Marinai d’Italia), sei mesi fa aveva proposto, corredando l’istanza con 48 firme, alla triade della commissione straordinaria che guida ancora il comune di Scilla, di intitolare a Natale De Grazia il porto di Scilla. La proposta è stata accolta con delibera approvata il 31 luglio scorso.
«Siamo lieti e commossi nell’annunciarvi che il primo passo è stato fatto ed è stata approvata la delibera che avvia l’intitolazione a questo nostro eroe e martire. Giorno 6 agosto a bordo della nave Palinuro, in navigazione per la celebrazione dei 90 anni dal varo, si celebrerà una piccola cerimonia cui parteciperà una delegazione della nostra associazione proprio per suggellare un evento così importante su uno dei pilastri della Marina Militare Italiana». È quanto scrive sul profilo face book l’associazione Magna Graecia Outdoor di Scilla.
La nave scuola Palinuro a Scilla
La nave Palinuro arriverà a Scilla nella tarda mattinata di domani (martedì) e sarà ormeggiata in rada, nella baia della città. A bordo saliranno le autorità con le delegazioni di Magna Grecia Outdoor e dell’Anmi, che visiteranno la nave prima di un brindisi per celebrare i 90 anni del varo. Un’occasione per rinsaldare il legame tra Scilla, città dalle significative tradizioni marinaresche, e la Marina Militare Italiana. Un incontro che, in questo particolare frangente, sarà anche momento propizio per suggellare la decisione dell’amministrazione commissariata di Scilla, su impulso delle associazioni Magna Grecia Outdoor e dell’Anmi, di intitolare il porto della città alla memoria del capitano di Fregata Natale De Grazia.
La giornata si concluderà, infatti, con uno spettacolo suggestivo. Al tramonto, la Palinuro si mostrerà con le sue alberature illuminate con delle luci tricolori, alla cittadinanza che lungo il tratto di costa tra Scilla e Favazzina vorrà ammirarne tutto lo splendore.
La delibera delle triade Commissariale di Scilla
«Il Capitano di Fregata della Marina Militare Natale De Grazia, medaglia d’oro “alla memoria” al Merito di Marina, la notte tra il 12 e il 13 dicembre 1995, è deceduto improvvisamente in circostanze sospette mentre si recava a La Spezia per attività di indagine sulle “navi a perdere”, sospettate di essere state affondate, deliberatamente, con il loro carico di rifiuti radioattivi, e svolgeva complesse investigazioni nel settore dei traffici clandestini e illeciti operati da navi mercantili.
Preso atto che per il valoroso militare della Marina, di cui alla richiamata biografia, ricorrono i presupposti previsti dalla legge delibera:
di aderire alla richiesta di intitolare il Porto di Scilla, cosi come individuato nella planimetria depositata in atti, per le motivazioni evidenziate nella nota biografica, al Capitano di Fregata Marina Militare Natale De Grazia, medaglia d’oro “alla memoria” al Merito di Marina; di dare atto che l’efficacia della presente deliberazione è subordinata alla necessaria autorizzazione da parte delle autorità competenti; di incaricare il Responsabile dei Servizi demografici di inserire la nuova denominazione nello stradario ufficiale del Comune di Scilla e nell’archivio nazionale successivamente all’ottenimento della autorizzazione in argomento; di dare sin d’ora mandato agli uffici competenti di adottare i provvedimenti consequenziali compresa la predisposizione di idonea segnaletica».
Ecco alcuni passaggi delle delibera approvata lo scorso 31 luglio dalla commissione straordinaria alla guida dell’amministrazione. Presenti alla seduta Antonia Maria Grazia Surace e Antonella Regio (presente da remoto). Assente Carla Fragomeni.
Altissimo senso del dovere
Nel 2001 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi insignì il capitano Natale De Grazia della medaglia d’Oro al valor militare di Marina alla memoria. Ecco la motivazione:
«Il Capitano di Fregata (CP) Spe R.N. Natale DE GRAZIA ha saputo coniugare la professionalità, l’esperienza e la competenza marinaresca con l’acume investigativo e le conoscenze giuridiche dell’Ufficiale di polizia giudiziaria, contribuendo all’acquisizione di elementi e riscontri probatori di elevato valore investigativo e scientifico per conto della Procura di Reggio Calabria. La sua opera di Ufficiale di Marina è stata contraddistinta da un altissimo senso del dovere che lo ha portato, a prezzo di un costante sacrificio personale e nonostante pressioni ed atteggiamenti ostili, a svolgere complesse investigazioni che, nel tempo, hanno avuto rilevanza e dimensione nazionale nel settore dei traffici clandestini ed illeciti operati da navi mercantili. Il Comandante DE GRAZIA è deceduto in data 13.12.1995 a Nocera Inferiore per “arresto cardiocircolatorio”, mentre si trasferiva da Reggio Calabria a La Spezia, nell’ambito delle citate indagini di “Polizia Giudiziaria”. Figura di spicco per le preclare qualità professionali, intellettuali e morali, ha contribuito con la sua opera ad accrescere e rafforzare il prestigio della Marina Militare Italiana».
Natale De Grazia
Il prossimo dicembre saranno 29 gli anni trascorsi dalla morte del capitano di Fregata, Natale De Grazia, appassionato di mare e natura e arguto e coraggioso inquirente. Elemento di punta del pool ecomafie della Procura di Reggio Calabria, era collaboratore del sostituto procuratore Franco Neri. Morì nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1995, in circostanze ad oggi mai pienamente chiarite. Aveva 39 anni ancora da compiere.
Anna Vespia, rimasta vedova all’età di trentasei anni, con due figli piccoli, Giovanni e Roberto, non sapeva che dopo quella sera, salutandolo prima di una missione molto delicata in Liguria, non lo avrebbe più rivisto.
Quella morte improvvisa e ancora misteriosa
Natale De Grazia era scrupolosamente impegnato nelle indagini sulle presunte navi dei veleni affondate con carichi pericolosi anche nei mari calabresi e sui presunti traffici connessi.
Quella sera, durante il viaggio verso La Spezia, a Nocera Inferiore, nel salernitano, fu colto da un malore che gli stroncò la vita. Il tutto avvenne in circostanze mai pienamente chiarite, mentre si stava recando dalla Calabria alla Liguria per attività investigative legate proprio a quelle indagini sulle Navi a perdere. Viaggiavano con lui il maresciallo dei carabinieri oggi in pensione, Nicolò Moschitta, e il carabiniere Rosario Francaviglia.
Un infarto lo avrebbe colto, nonostante la tempra forte e il vigore dell’età.
Le indagini sulle navi a perdere
Le indagini, che stava conducendo in realtà si intrecciavano – e si intrecciano ancora – con tante storie misteriose e circostanze rimaste mai pienamente chiarite. Una di queste attienw alla relazione della commissione parlamentare di inchiesta sulle Attività illecite connesse al Ciclo dei Rifiuti del 2013. Tra gli atti della Commissione anche una perizia nella quale si legge che il suo decesso non avvenne per cause naturali, senza però affermare o tanto meno escludere le cause tossiche.
La relazione contiene preziosi riferimenti alle indagini condotte dallo stesso capitano reggino, gli appunti e i resoconti della sua intensa attività investigativa, anche lontano dalla Calabria, per ricostruire quanto stava avvenendo anche nei mari calabresi. L’indagine reggina, tuttavia, venne archiviata nel 2000. Cinque anni dopo la sua morte avvenuta in circostanze mai chiarite.
Tra i documenti rinvenuti da sue perquisizioni, per esempio, anche altri appunti/ progetti preventivi relativi a navi che dovevano essere attrezzate, adattate o acquistate. Tra esse anche la motonave Jolly Rosso, spiaggiatasi in circostanze sospette ad Amantea, nel cosentino, il 14 dicembre 1990. Rinvenuto anche un appunto riferito all’affondamento presunto, ma al quale non è mai seguita alcuna “effettiva” attività di ricerca, della motonave maltese Rigel, che sarebbe “scomparsa”, al largo di Capo Spartivento nel reggino, il 21 settembre 1987.
La nave scuola Palinuro
Nave Palinuro è un veliero utilizzato dal luglio del 1955 dalla Marina Militare Italiana come nave scuola per gli Allievi Sottufficiali Nocchieri, Nocchieri di Porto, Meccanici e Motoristi Navali.
Varata nel 1934 nei Cantieri Navali Dubigeon di Nantes in Francia, con il nome di “Commandant Louis Richard”, fino all’inizio del secondo conflitto mondiale di proprietà di una società privata francese, era stata destinata al ricco commercio della pesca e del trasporto del merluzzo nei Banchi di Terranova.
Al termine del secondo conflitto mondiale la Marina Militare Italiana, a seguito della perdita della nave scuola Cristoforo Colombo (gemella dell’Amerigo Vespucci), consegnata alla ex Unione Sovietica quale risarcimento dei danni di guerra, necessitò di dotarsi di un’altra nave scuola per continuare ad addestrare i propri equipaggi sui velieri, ritenuti elemento fondante della formazione marinaresca.
Nel 1950, quindi, la Marina Militare Italiana acquistò la nave francese che, dopo importanti lavori eseguiti nell’arsenale della Spezia, fu trasformata nella “Nave Scuola Palinuro”. Cinque anno dopo entrò in funzione con questa destinazione, che è ancora quella attuale, unitamente a quella di rappresentanza della Marina Militare e delle più antiche tradizioni della Marineria Italiana.
Si classifica come “Nave Goletta” poichè è armata con tre alberi: quello prodiero, detto trinchetto (altezza sul livello del mare di 35 metri) con vele quadre; l’albero di maestra (34,5 metri di altezza sul livello del mare) e l’albero di mezzana (30 metri di altezza sul livello del mare), armati con vele di taglio (rande, frecce e vele di strallo). A questi alberi si aggiunge il bompresso che sporge quasi orizzontalmente dall’estremità prodiera, anch’esso armato con vele di taglio (fiocchi). La superficie velica complessiva è di circa mille metri quadri distribuiti su quindici vele.
Il porto di assegnazione è quello della Maddalena, in Sardegna.
Dal mito al mare
Il mito evocato dal poeta Virgilio nell’Eneide, narra di Palinuro quale timoniere della nave di Enea, amato e stimato per la sua dedizione e per la grande perizia marinaresca.
La dea Venere, rivoltasi a Nettuno affinchè vegliasse sulla flotta di Enea e sulle navi troiane impegnate a risalire il Mar Tirreno verso le coste laziali, acconsentì alla richiesta del dio del mare di offrire in cambio della protezione la vita di un troiano. L’uomo prescelto fu proprio Palinuro, amico di Enea.
Il dio Sonno, inviato da Nettuno per distogliere Palinuro dalla guida della nave, non riuscendo nel suo intento, fece ricorso alle acque del Lete, il fiume dell’oblio, con cui bagnò il fidato timoniere per poi gettarlo in mare. Palinuro, rimasto in mare per tre giorni, approdò stremato sulla costa campana andando incontro alla morte per mano degli indigeni che lo scambiarono per un mostro marino. Il cadavere rimase insepolto. Sceso nell‘Averno, Enea incontrò l’amico nelle ombre e dallo stesso fu pregato di dare pace alla sua anima con la sepoltura del suo corpo. Purtroppo il corpo non fu mai trovato ma con l’intervento della Sibilla Cumana furono poi le stesse popolazioni indigene a erigere un cenotafio proprio dove oggi si erge promontorio denominato appunto Capo Palinuro.
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