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Millennium e il mistero del sequestro di Maria Angela Passiatore, rapita a Brancaleone nel 1977

La Dda di Reggio ritiene correo di Michele Grillo, Pasquale Barbaro. La donna fu uccisa dai carcerieri poco dopo il rapimento e il suo corpo non mai trovato. Un cold case legato a un altro omicidio irrisolto, quello del commerciante Giulio Cotroneo, ucciso due settimane dopo a Bruzzano Zeffirio

Millennium e il mistero del sequestro di Maria Angela Passiatore, rapita a Brancaleone nel 1977

Resta un mistero dove sia stato nascosto il corpo mai ritrovato di Maria Angela Passiatore, moglie 44enne dell’imprenditore di Cinisello Balsamo, Sergio Paoletti. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe stata uccisa a bastonate in testa, poco dopo il sequestro avvenuto la sera del 27 agosto 1977 a Brancaleone, nel reggino, dove si trovava in vacanza. Il suo nome è tra le vittime innocenti delle mafie di Libera e, dopo 48 anni, ancora si cerca la verità.

L’omicidio di Giulio Cotroneo

Dopo un primo processo celebrato qualche anno dopo il sequestro, finito con cinque assoluzioni, come per tanti altri fatti criminosi, anche su questo sequestro era calato il silenzio. Nessun responsabile e, in questo caso, anche nessun riscatto pagato (era stata chiesta di somma di 150 milioni di lire) e nessun corpo. Un mistero fitto che ancora avvolge la morte di Giulio Cotroneo, il commerciante ucciso soltanto qualche settimana dopo, il 13 settembre 1977, a Bruzzano Zeffirio sempre nel reggino. Anche questo un cold case di cui però non sono emersi, analogamente a quanto avvenuto per il sequestro Passiatore, nelle indagini Millennium e nelle precedenti, nuovi elementi.

«Un amico di famiglia che vive nella Locride vuole dare una mano nelle ricerche e nella mediazione coi rapitori. Ma per il commerciante quarantacinquenne Giulio Cotroneo si mette male. Forse ha riconosciuto gli uomini della banda, forse ha fatto troppe domande in giro. Alle minacce segue a stretto giro di posta l’attentato. Lo fanno fuori a colpi di lupara il 13 settembre, nel suo podere a Motticella di Bruzzano Zeffirio.

A un anno dal rapimento, l’industriale Paoletti sembra aver perso ogni speranza di rivedere viva la moglie. Vorrebbe almeno poter fare un funerale come si deve. Per questo pubblica un’inserzione su diversi quotidiani, offrendo 30 milioni in cambio di notizie. Riceverà solo le telefonate degli sciacalli». Così scrivono Danilo Chirico e Alessio Magro nel volume Dimenticati. Cittadini innocenti uccisi dalla ‘ndrangheta e sepolti dall’indifferenza dello Stato (Castelvecchi, 2011).

L’autoaccusa di Michele Grillo

Mentre resta fitto il mistero sulla morte di Giulio Cotroneo, il velo che avvolge il sequestro di Maria Angela Passiatore ha iniziato a essere squarciato già nel 2012. L’intercettazione ambientale di una conversazione, in dialetto calabrese molto stretto e rimasta in larga parte assai frammentata, riferisce del sequestro di una donna poi uccisa.

Essa è agli atti di un procedimento pendente presso la procura della Repubblica del tribunale di Milano che vede Michele Grillo (classe 1947) indagato per estorsione e traffico di droga. In quella conversazione lo stesso Grillo praticamente confessava di aver partecipato a tanti sequestri. Raccontava, altresì, di averlo fatto con la buonanima di Peppe Barbaro detto “U Nigru”, ossia Giuseppe Barbaro classe 1948 deceduto nel 2012.

Raccontava di come lui li sapesse gestire. Non lo stesso avevano saputo fare i sodali coinvolti in un sequestro che aveva definito «un ricordo brutto». Quello degenerato nella morte della donna rapita. Successive indagini condotte dal Roni dei carabinieri di Milano hanno poi ristretto il cerchio dei possibili sequestri riconducibili a quella conversazione. La conclusione era (ed è) che si trattasse del sequestro di Mariangela Passiatore. Il periodo, naturalmente, è quello della stagione dei sequestri, attività che aveva fruttato alla ‘ndrangheta profitti tra gli anni ’60 e gli anni ’90.

Questi atti trasmessi a Reggio e confluiti nelle carte della recente maxi operazione Millennium coordinata dalla direzione distrettuale di Reggio Calabria, sono stati al centro di un riascolto nel 2022. Ad eseguirlo il nucleo investigativo del gruppo dei carabinieri di Locri, guidato dal tenente colonnello Gianmarco Pugliese. Ciò nell’ambito di quei 233 anni di intercettazioni ai quali ha fatto riferimento il procuratore capo della Repubblica ff di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, riferendo della maxi operazione.

L’attività di riascolto ha avuto, secondo la Dda reggina, esiti solo in parte coincidenti con le conclusioni dei colleghi milanesi. Motivo per il quale è stata richiesta al Gip l’applicazione della misura cautelare. Il capo di imputazione è il 117 relativo al sequestro di Maria Angela Passiatore anche per Pasquale Barbaro (classe 1951) di Platì.

La ricostruzione dei fatti della Dda reggina

«Dopo aver sequestrato la donna, prelevandola dall’abitazione di Brancaleone ove stava trascorrendo le vacanze estive, ed averla condotta in un rifugio sicuro, Grillo Michele si allontanava dal luogo di detenzione della Passiatore. Lo scopo era quello di acquistare dei medicinali che la vittima aveva necessità di assumere. Ella soffriva di forti emorragie in concomitanza con il ciclo mestruale.

La donna veniva, dunque, lasciata sotto la sorveglianza di Barbaro Pasquale e degli altri sequestratori, rimasti allo stato non identificati. A questo punto, Barbaro Pasquale e questi ultimi, durante l’assenza di Grillo Michele, non riuscendo a contenere gli atteggiamenti e la reazione della Passiatore, la colpivano ripetutamente con un bastone e ne cagionavano la morte (morte che, solo per Grillo Michele, avveniva quale conseguenza non voluta del sequestro)».

Pasquale Barbaro e il sequestro Passiatore

Nell’inchiesta Millennium si contesta dunque agli indagati Michele Grillo (classe 1947) e Pasquale Barbaro (classe 1951) di avere, «in concorso con soggetti ignoti, sequestrato a scopo di estorsione Maria Angela Passiatore, a Brancaleone (RC), nella notte tra il 27 e il 28 agosto 1977, cagionando nel corso del periodo di privazione della libertà personale, la morte della persona offesa», si legge nell’ordinanza.

Proprio il coinvolgimento di Pasquale Barbaro di Platì nel sequestro è la novità saliente del riascolto da parte del nucleo investigativo dei carabinieri di Locri rispetto alle conclusioni dei colleghi milanesi. Il nodo, sciolto in altro modo dai carabinieri di Locri, riguarda l’attribuzione del termine “fratello” che emerge nella conversazione. Secondo i colleghi milanesi è da ritenersi il fratello rispetto a Michele Grillo mentre secondo gli inquirenti reggini rispetto Giuseppe Barbaro, dunque l’odierno Pasquale Barbaro.

Michele Grillo e il sequestro Passiatore

È da ritenersi condivisibile, infatti, l’esito delle indagini del Roni dei carabinieri di Milano con riferimento all’individuazione di Maria Angela Passiatore quale vittima del sequestro di cui si autoaccusa, nel suo flusso di coscienza del 2012, Michele Grillo. Ciò dopo avere passato al vaglio i sequestri di donne messi in atto fino al 1988 e dal 1989 in poi, considerata detenzione di circa un anno di Michele Grillo.

Tra i 5 fatti delittuosi conclusisi con la morte della donna (Mazzotti, Raddi, Savio, Sillocchi e Passiatore) solo in due casi il corpo non è stato mai ritrovato: sequestro Sillocchi nel 1989, quando Grillo però era in carcere, e quello Passiatore nel 1977. Dunque il cerchio si è chiuso, almeno da questo punto di vista, per il momento.

Dinamica del sequestro e conseguenze nei rapporti tra le famiglie

«Ulteriore elemento che fa protendere per l’assoluta genuinità del racconto dell’indagato Grillo sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Agresta Domenico. nel 2018. Egli ha riferito in ordine al sequestro di persona per cui si procede con dichiarazioni che, in parte, sono sovrapponibili alla confidenza del
Grillo oggetto di captazione
. Coincide la descrizione del sequestro (ovvero quello di una donna che necessitava di medicine e che veniva uccisa dai sequestratori).

Stesso dicasi per la dinamica successiva al sequestro, con il suo allontanamento per acquistare le medicina ragione per la quale a Grillo è ascritto solo il reato di sequestro di persona). Coincidono anche gli strascichi che c’erano stati negli anni dopo tra il gruppo dei sequestratori Grillo e “Barbaro”, incolpati dal primo in relazione all’esito infausto dell’operazione delittuosa, ovvero la morte dell’ostaggio e il mancato incameramento del profitto del reato».

La decisione del gip

Una ricostruzione che tuttavia non ha convinto il gip. «I dubbi che rimangono, sebbene la ricostruzione della polizia giudiziaria sia di grande interesse e fondata su elementi concreti, sono comunque insuperabili, allo stato. Essi non conducono alla certa identificazione del correo di Grillo in Barbaro Pasquale. In sostanza, in punto di gravità indiziaria, mentre emerge un quadro più solido a carico dell’indagato Grillo Michele, non è connotato da altrettanta chiarezza la posizione di Barbaro Pasquale. Il problema di identificazione preliminare si riverbera sulla sussistenza della gravità indiziaria. La richiesta cautelare avanzata per le ragioni appena esposte deve essere rigettata».

E dunque in sede cautelare, secondo il Gip, non ci sono elementi sufficienti per ritenere Pasquale Barbaro correo di Michele Grillo, attorno alla cui responsabilità, sebbene non vi siano le esigenze cautelari eccezionali che l’età richiede, si consolidano invece gli elementi indiziari.

Si fa strada faticosamente una verità difficile da ricostruire. Dal profondo dell’Aspromonte lentamente emerge, con il tutto il peso di quadi 50 anni trascorsi.

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