«Ho dormito veramente poco stanotte ma sono finalmente fuori dal carcere e, adesso, spero anche riposare più tranquillamente». Poche le parole pronunciate da Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana contenta di essere stata scarcerata e intenzionata a recuperare le sue forze per chiudere il processo e, con l’auspicio di una sentenza di assoluzione, ricominciare. Una voce chiara e delicata quella della giovane, molto dimagrita, con una corporatura particolarmente esile, che in carcere ha affrontato mesi davvero duri e difficili.

Ieri, dopo una lunga udienza dibattimentale, il tribunale di Crotone, dinnanzi al quale è imputata con l’accusa di essere stata una scafista, sulla scorta di quanto dichiarato dai testimoni a difesa, ha disposto la sua scarcerazione.

Dieci mesi difficili

Maysoon è contenta ma anche stanca dopo gli ultimi 10 mesi della sua vita trascorsi in carcere. Il suo calvario è iniziato subito dopo il suo sbarco a Crotone, lo scorso 31 dicembre. Prima la detenzione a Castrovillari e poi a Reggio Calabria senza che si aprissero spiragli per la concessione dei domiciliari. Nel frattempo un forte deperimento fisico e psicologico e l’assunzione di pillole per potere riposare la notte. Con il suo avvocato Giancarlo Liberati ieri notte, dopo l’udienza a Crotone, è tornata a Reggio ma non ha dovuto fare rientro in carcere. Una prima notte fuori che certamente Maysoon non dimenticherà, nonostante la comprensibile stanchezza.

La liberazione e la solidarietà

«Arrivano già tante proposte, e non solo dalla Calabria, per una sua sistemazione, compresa quella già annunciata da Mimmo Lucano a Riace. Adesso Maysoon resterà con me per qualche giorno e avrà modo di riposarsi e rimettersi in forze. Certamente la pronuncia di ieri è molto incoraggiante e lascia presagire quella che sarà la sentenza finale. Lunedì verrà con me a Locri per la nuova udienza dibattimentale del processo di Marjan Jamali. Ieri sera si sono sentite. Una lunga e toccante telefonata tra due giovani toccate dallo stesso destino che speriamo per entrambe possa mutare il suo segno».

Drammatica storia comune

Marjan Jamali è sbarcata a Roccella lo scorso ottobre con un figlio di otto anni. Dallo scorso 31 maggio, in seguito alla sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari, è accolta a Camini all’interno nel progetto Sai gestito dalla cooperativa sociale Eurocoop servizi a r. l. (Jungi Mundu).

L’udienza del suo processo è stata aggiornata al prossimo 28 ottobre. Proseguendo con l’esame dei testimoni dell’accusa, c’è in programma di ascoltare anche i tre migranti iracheni accusatori e che al momento sono ancora irreperibili.

L’udienza finale

«Il processo per Maysoon proseguirà nel merito. La prossima udienza  – spiega difensore di Maysoon Majidi, l’avvocato Giancarlo Liberati – è stata fissata per il prossimo 27 novembre. Previsto l’esame dell’imputata Maysoon, la requisitoria del pubblico ministero, la mia discussione in qualità di difensore e quindi, dopo la riunione in camera di consiglio, la sentenza. Alla luce di quanto scritto nell’ordinanza di scarcerazione, dove si legge del “venir meno di indizi gravi originariamente posti a supporto della misura cautelare”, c’è di che essere ottimisti rispetto al riconoscimento dell’innocenza della giovane. Può essere considerato una sorta anteprima dell’esito favorevole. La giovane, intanto, da ieri è finalmente libera». Così ha dichiarato ancora il difensore di Maysoon Majidi, l’avvocato Giancarlo Liberati.