Il copione si ripete. Sempre lo stesso. Ma non è la replica di uno spettacolo al teatro. È il triste scenario che si presenta recandosi nella frazione collinare di Arghillà, periferia nord di Reggio Calabria, che torna costantemente in preda al degrado selvaggio di chi la utilizza come discarica a cielo aperto.

Se sembra risanata la parte adiacente alla Piazzetta dove, complici anche il progetto Fata e tutte le energie positive attivate anche dal centro di Medicina solidale, prese d’assalto come sempre sono la salita verso piazza don Italo Calabrò dove la mole di rifiuti cresce a vista d’occhio, di fatto tenendo in ostaggio la piazza stessa e riducendo la curva e il tratto di salita successivo alla curva a una sola corsia. Una discarica, adesso, è stata anche creata nelle adiacenze della palazzina popolare.

Tra gli alberi dove, solo qualche mese fa, avevamo documentano la presenza di un cumulo di rifiuti che potremmo definire “ordinato” e pronto per uno smaltimento illegale e forse anche tossico e dannoso per la salute e l’ambiente, in pieno giorno sono in corso attività di smistamento dei rifiuti. Ma per conto di chi e a quale titolo. Una situazione che si perpetua senza intervento delle autorità.

Insomma alla luce del sole, il balcone sullo Stretto rivela tutti i suoi sfregi e si mostra come una macro discarica con carcasse di macchine bruciate, divani, poltrone e rifiuti di ogni genere. E nonostante ciò resta invisibile.

Si intravede su un palo della luce una telecamera. Di chi sia, se sia funzionante sono domande senza risposta visto che l’abbandono illecito dei rifiuti per strada prosegue senza sosta e, evidentemente senza controllo alcuno.