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2 giugno 1946, nel giorno della Repubblica eletta anche l’assemblea che scrisse la Costituzione: ecco i padri calabresi

Con il primo voto politico espresso con suffragio universale, l'Italia preferì la Donna Turrita allo stemma Sabaudo. Contestualmente ebbero luogo le elezioni dei deputati della Costituente. Pure la nostra regione ebbe una rappresentanza

2 giugno 1946, nel giorno della Repubblica eletta anche l’assemblea che scrisse la Costituzione: ecco i padri calabresi

L’inizio della storia Repubblicana dell’Italia coincide con l‘elezione dell’Assemblea Costituente chiamata a scrivere la Costituzione, ossia la legge fondamentale alla base della nostra Democrazia.

Un momento storico di assoluto valore al quale poterono contribuire finlamente anche le donne. Il passaggio epocale dalla Monarchia alla Repubblica dello Stato Italiano fu, infatti, frutto del Suffragio Universale, introdotto in Italia nel 1945. Dopo il voto amministrativo, il primo voto politico delle donne fu espresso proprio in occasione dello storico referendum Monarchia – Repubblica del 2 giugno 1946. In quell’occasione furono anche eletti i padri e le madri costituenti che avrebbero da lì ad un anno e mezzo scritto la Costituzione Italiana, scrigno di valori identitari del nostro Paese, entrata in vigore il 1 gennaio 1948.

Il referendum istituzionale Monarchia-Repubblica

Con un’affluenza che per un soffio non toccò il 90 %, in Italia scelsero la Donna Turrita oltre 12 milioni (12 717 923) di cittadine e cittadini. Una percentuale che di poco superò il 50% dei voti validi. Per la Monarchia, a sbarrare sulla scheda elettorale lo Stemma sabaudo furono poco più di 10 milioni (10 719 284) di italiane e italiani. Furono poco meno di 13 milioni su quasi 25 milioni di votanti, gli uomini e le donne che, chiamati a scegliere tra Monarchia o Repubblica, affidarono a quest’ultima forma di governo il destino dell’Italia, ancora profondamente segnato dal dramma del conflitto armato, della dittatura, dell’occupazione e dalle ferite che il Seconda guerra mondiale aveva inferto.

Il 10 giugno 1946, dopo 85 anni di Regno d’Italia (Umberto II di Savoia fu l’ultimo monarca), la corte di Cassazione dichiarò la nascita della Repubblica Italiana, il cui primo giorno fu proprio l’11 giugno.

Il 2 giugno 1946 furono eletti anche 556 componenti dell’Assemblea Costituente, tra loro  21 donne (soltanto poco più del 3%), di cui nessuna calabrese

I padri costituenti calabresi

Nel gruppo parlamentare del Blocco nazionale della Libertà nel collegio di Catanzaro – Cosenza – Reggio Calabria furono il catanzarese Francesco Caroleo unitamente a Roberto Lucifero D’Aprigliano, nato a Roma ma figlio del deputato del Regno crotonese, Alfonso Lucifero. Il partito Comunista Italiano fu rappresentato dai catanzaresi Fausto Gullo, promotore della legislazione agraria riformatrice, e Luigi Silipo, insegnante, e dall’avvocato reggino Eugenio Musolino.

Il partito più rappresentato dai padri costituenti fu la Democrazia Cristiana con gli avvocati cosentini Benedetto Carratelli di Amantea e Gennaro Cassiani di Spezzano Albanese, Filippo Murdaca di Locri nel reggino, l’avvocato e poi sindaco di Cosenza Adolfo Quintieri, Giacinto Froggio di Vibo Valentia, lo scrittore, giornalista e politico Vito Giuseppe Galati di Vallelonga nel vibonese, Alessandro Turco di Castrovillari e il reggino Nicola Siles, primo sindaco di Reggio Calabria del Dopoguerra, eletto a suffragio universale nel marzo del 1946.

Sempre democristiani calabresi, ma eletti in altri collegi, furono il magistrato Edmondo Caccuri di Torano Castello nel cosentino, eletto nel collegio di Bari, il costituzionalista Costantino Mortati di Corigliano Calabro sempre nel cosentino, eletto con suffragio universale e diretto col sistema del collegio uninominale.

Nelle fila della Democrazia del Lavoro fu eletto il catanzarese Enrico Molè mentre l’Unione democratica nazionale espresse l’avvocato reggino Domenico Tripepi e Quinto Quintieri, originario di Sorrento ma eletto nel collegio di Catanzaro – Cosenza – Reggio Calabria.

Il politico reggino di Melicuccà Antonio Capua e l’imprenditore reggino Giuseppe Vilardi furono eletti nelle file del Fronte liberale democratico dell’Uomo qualunque. Nello stesso partito, ma eletti con suffragio universale e diretto col sistema del collegio uninominale, anche l’ingegnere e funzionario del Genio CivileIn occasione del primo voto politico a suffragio universale per scegliere tra Monarchia e Repubblica, furono eletta anche l’Assemblea Costituente. Anche la Calabria ebbe la sua rappresentanza reggino di Palmi, Armando Fresa, e il giornalista e commediografo Vincenzo Tieri, cosentino di Corigliano Calabro.

Rappresentato anche il partito Repubblicano in seno alla Costituente con l’accademico e avvocato di Nicastro Vincenzo Mazzei. Eletti con suffragio universale e diretto col sistema del collegio uninominale, anche i calabresi Giuseppe Salvatore Bellusci, insegnante arbereshe di San Demetrio Corone, Girolamo Grisolia, cosentino di Amendolara e l’avvocato, nato a Catania ma cresciuto e vissuto a Reggio Calabria, Gaetano Sardiello.

Nelle fila del partito Socialista di Unità Proletaria, la Calabria fu rappresentata dal patriota reggino Antonio Priolo, primo sindaco di Reggio Calabria dopo la Liberazione dal Fascismo, eletto nel 1943, dall’avvocato e accademico Pietro Mancini di Malito nel cosentino.

Nelle fila della Democrazia del Lavoro fu eletto il catanzarese Enrico Molè mentre l’Unione democratica nazionale espresse l’avvocato reggino Domenico Tripepi e Quinto Quintieri, originario di Sorrento ma eletto nel collegio di Catanzaro – Cosenza – Reggio Calabria.

(Foto Archivio Luce)

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