Dal Mito al Meta, nella Locride percorsi cinematografici per il futuro
Gli studenti protagonisti di due cortometraggi per confrontarsi con l’incertezza del futuro nel progetto del regista Daniele Ciprì

Il progetto “Dal Mito al Meta”, realizzato nell’ambito del Piano Nazionale “Cinema e Immagini per la Scuola“, ha preso forma nella Locride a partire da una precisa esigenza educativa e culturale: aiutare i giovani a confrontarsi con l’incertezza del futuro in un territorio spesso percepito come immobile, marginale o destinato alla fuga. In un contesto segnato da narrazioni parziali e da una persistente mancanza di prospettive concrete, il progetto ha voluto creare uno spazio di espressione e consapevolezza, dove il cinema diventasse strumento di lettura critica e immaginazione attiva. Non più semplici spettatori della realtà, ma autori capaci di raccontare, attraverso l’immagine, ciò che non va e ciò che potrebbe essere. Il tema del futuro ha rappresentato la colonna portante dell’intero cammino formativo: due cortometraggi, la cui divulgazione è stata approvata dal Ministero, due linguaggi narrativi completamente differenti, un unico obiettivo condiviso: offrire ai ragazzi e alle ragazze la possibilità di interrogarsi su cosa significhi oggi restare, crescere e sperare in Calabria.
Un percorso, due approcci
Gli studenti delle scuole superiori hanno seguito un percorso molto strutturato, con vari incontri settimanali e laboratori intensivi tenuti da professionisti del settore. La scrittura del cortometraggio “MULUCEPS – Dal Mito al Meta, il futuro allo specchio” è stata il frutto di un lungo processo di confronto, non solo tra i ragazzi stessi, ma anche con il regista Daniele Ciprì, Responsabile Scientifico del progetto. I ragazzi sono partiti da suggestioni personali e collettive legate al senso di disorientamento verso il domani, mettendo progressivamente nero su bianco una narrazione simbolica che è anche un atto di consapevolezza e riscatto. Le loro visioni si sono naturalmente intrecciate con il linguaggio cinematografico di Daniele Ciprì, fondato su un’estetica surreale e talvolta onirica, che ha saputo accogliere e amplificare l’inquietudine espressiva dei ragazzi senza snaturarne lo sguardo. L’intero gruppo ha riflettuto criticamente sul proprio contesto culturale, individuando nella fuga dalla visione imposta una possibilità di emancipazione. Le discussioni sulla sceneggiatura hanno tenuto conto anche delle reali condizioni di ripresa, dei sopralluoghi e delle potenzialità delle location, rendendo il processo creativo profondamente integrato con quello produttivo.
Per i bambini delle scuole primarie, il percorso è stato invece più spontaneo e giocoso. Durante gli incontri pomeridiani hanno lavorato sulle proprie emozioni, su come riconoscerle e raccontarle, e su come relazionarsi con gli altri in modo empatico e creativo. Il cortometraggio ‘Il Futuro negli Occhi”, diretto da Lele Nucera, è nato come un racconto corale spontaneo, in cui le parole dei bambini e le loro reazioni genuine hanno dato forma a una storia che ruota intorno ai temi della diversità e del cambiamento di prospettiva. A differenza dell’elaborazione più strutturata e simbolica delle scuole superiori, qui il racconto si è mantenuto radicato nella concretezza dell’esperienza quotidiana, lasciando emergere con naturalezza la visione del futuro dei più piccoli, filtrata dalla spontaneità e dalla sincerità dell’infanzia. L’incontro tra l’infanzia e la disabilità, tra la libertà del gioco e la pesantezza delle paure adulte, si è trasformato così in una potente riflessione emotiva, nella quale il futuro non è costruito con razionalità, ma immaginato con sincerità.
Le due opere rappresentano quindi due risposte diverse a una stessa chiamata: raccontare il futuro. I ragazzi delle superiori lo hanno affrontato come un labirinto da decifrare insieme, esplorando il buio per cercare luce. I bambini, invece, lo hanno trattato come uno spazio da riempire con stupore, senza paura. Dal Mito al Meta ha permesso a entrambi i gruppi di protagonisti di dare forma cinematografica alle proprie visioni, trasformando la scuola in un laboratorio creativo, la comunità locale in set cinematografici e il cinema in un linguaggio condiviso. Entrambi i cortometraggi testimoniano il valore formativo, pedagogico ed espressivo del percorso, realizzato grazie alla collaborazione tra la Cooperativa Sociale Pathos, la Scuola Cinematografica della Calabria e decine di professionisti provenienti dai settori cinematografico ed educativo.