mercoledì,Luglio 16 2025

Reggio, Carlo Verdone al Museo in Fest: «Bronzi splendidi. Un film in Calabria? Sarebbe bello» – FOTO e VIDEO

L’attore, regista e sceneggiatore romano torna in riva allo Stretto, nell’ambito della collaborazione tra il Lamezia International Film Fest e il Reggio Film Fest, e rinsalda il legame tra questa terra e la memoria del padre Mario. In piazza Paolo Orsi si racconta al pubblico e riceve il premio dell’associazione Anassilaos

Reggio, Carlo Verdone al Museo in Fest: «Bronzi splendidi. Un film in Calabria? Sarebbe bello» – FOTO e VIDEO

«È molto emozionante vedere questi due capolavori. Li avevo visti tanti anni fa, quando il museo andava un pò ripensato. Adesso è tutta un’altra cosa e i Bronzi hanno un rilievo particolare. C’è, dunque, una certa suggestione nel vederli. Sono due splendidi capolavori che, tornando a Reggio in questa occasione, è stato come vedere per la prima volta. Con questo patrimonio inestimabile, ci vorrebbe un grande evento che portasse qui risorse e investimenti, com’è stato per Roma il Giubileo. Allora niente potrebbe fermare il decollo di Reggio Calabria. Davvero nulla è magari, perché no, anche un film. Sarebbe bello».

È iniziata con la visita nella sala dei Bronzi di Riace la serata di Carlo Verdone al museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. In piazza Paolo Orsi poi l’attore, regista e sceneggiatore romano si è dato al pubblico attraverso racconti, esperienze, riflessioni, sollecitato dalle domande di Gianlorenzo Franzì, direttore del Lamezia international Film Fest.

Una serata in riva allo Stretto, nella cornice del Museo in fest, conclusa dal presidente della Calabria Film Commission, Anton Giulio Grande, e apertasi con l’annuncio dei direttori del Lamezia international Film Fes festival e del Reggio Film Fest, rispettivamente, Gianlorenzo Franzì e Michele Geria, del gemellaggio tra i due festival e nel segno di un connubio sempre più stretto tra cinema e Museo sottolineato dai direttori di Reggio e Lamezia, rispettivamente Fabrizio Sudano e Simona Bruni.

Reggio e Lamezia, cinema al museo

«Michele e io siamo amici da tanto tempo e attendevamo l’occasione per unire le due realtà. Vogliamo creare qualcosa insieme e questo incontro con Carlo Verdone è il primo passo di un gemellaggio tra i nostri due festival», sottolinea Gianlorenzo Franzì, direttor artistico del Lamezia International Film Fest.

«Il Reggio Film Fest con le sue 19 edizioni e le 12 edizioni del Lamezia International Film Festival con le sue 12, si uniscono per operare meglio e per testimoniare che in Calabria il cinema si può fare e si può fare anche bene. Gianlorenzo è un professionista serio e competente e per noi è un grande onore avviare questa sinergia che sono certo, come già avvenuto stasera ci darà grandi soddisfazioni», dichiara Michele Geria, direttore del Reggio Film Fest.

«In occasione di questa serata che sancisce importanti partnership per i musei in Calabria, preannuncio che stiamo mettendo a punto, e presto la annunceremo, l’attivazione del biglietto integrato di ingresso nei musei della Direzione regionale con vari itinerari che il visitatore può scegliere sia online che direttamente in biglietteria», preannuncia il direttore del Museo di Reggio, Fabrizio Sudano.

Un evento che ha avuto un significato molto particolare per Carlo Verdone, premiato dall’associazione Anassilaos che ha intitolato la sua sezione Cinema alla memoria di suo padre, il critico cinematografico Mario Verdone.

«Sono veramente molto, molto felice di tornare qui a Reggio dopo dopo qualche anno. C’è questa sezione culturale dedicata a mio padre, a cura dell’associazione culturale Anassilaos, e quando c’è di mezzo mio padre, al quale io devo molto, vengo ancora più volentieri. Ringrazio – dichiara l’attore romano – l’associazione e anche i due festival di Reggio e Lamezia che hanno collaborato per organizzare questa serata di chiacchiere culturali simpatiche di aneddoti e di riflessioni un po’ sul cinema in questa location così speciale, con l’amico, giornalista e critico, Gianlorenzo Franzì. Sono, dunque, davvero molto contento di essere qui».

I versi di Yeghishe Charents tradotti da Mario Verdone e pubblicati a Reggio

Un legame con la Calabria e con Reggio nato nel segno della memoria del padre Mario e che adesso prosegue con lui. Ecco la genesi di questo legame.

«Nel 2023 la casa editrice reggina Leonida, ha avviato per prima in Italia la pubblicazione delle opere di un poeta armeno quasi sconosciuto nel nostro Paese, Yeghishe Charents, vittima delle purghe staliniane e riscoperto e liberato dall’oblio letterario da Gorbaciov. In quella circostanza – spiega il presidente dell’associazione Anassilaos, Stefano Iorfida – si è scoperto che il professor Mario Verdone nel 1968 aveva realizzato una traduzione della sua opera. Fu naturale così il contatto tra Reggio, Mario Verdone, morto nel 2009, e con la famiglia Verdone. Proprio nel 2023 l’associazione Anassilaos ha conferito un premio alla memoria di Mario Verdone che avevamo scoperto essere stato docente universitario di cinema, ritenuta opera d’arte degna di essere studiata nelle università, alla Sapienza di Roma. Fu allora che venne a noi in mente l’idea di intitolare la nostra sezione Cinema che ancora non aveva un nome, alla figura di Mario Verdone.

Egli è stato uno studioso severo e rigoroso del cinema come noi lo intendiamo, ossia una forma artistica di cui non a caso discutiamo in questa occasione in un museo al cospetto dei capolavori dei Bronzi di Riace. Il film per noi è studio, ricerca, analisi profonda dei testi. Da questo punto di vista, il professore Verdone dava grandi garanzie. Il premio Mario Verdone sarà ripetuto, speriamo il prossimo anno su indicazioni anche dello stesso Carlo Verdone. Cercheremo registi attori, attrici ma anche sceneggiatori, musicisti quindi autori. Anche coloro che apparentemente non sembrano attrarre molto l’opinione pubblica ma che noi riteniamo di valore e portatori di un orizzonte di studio e ricerca nel mondo universitario in Italia e all’estero», spiega ancora il presidente dell’associazione Anassilaos Stefano Iorfida.

Un racconto intimo

Nell’affollata piazza Paolo Orsi, il suo racconto di sè, anche molti rimandi personali.

«Devo molto a mio padre anche se fu mia madre a incoraggiarmi di più nel mio percorso cinematografico. A mio padre certamente devo la passione per la cultura a 360 gradi. Due giorni prima di morire mio padre – racconta Carlo Verdone – era ancora abbastanza lucido. Si definì un viaggiatore che aspetta un treno che è in ritardo. Si disse dispiaciuto di lasciare a noi, i figli e tutte le persone care, quei tempi che sentiva mi appartenergli già più. “Io ho vissuto la parte migliore dell’Italia”, ci aveva detto, e secondo me aveva ragione.

Lui fu un uomo nato poverissimo. Suo papà era morto, quando lui aveva solo due giorni, col colpo di di mortaio sul San Gabriele. È stato un uomo sempre molto entusiasta del del nuovo, sempre alla ricerca dello stupore nell’arte, negli artisti, anche minori ma validi, e sono tanti gli artisti che gli devono qualcosa. Fu lui salvare, riportandole alle luce, molte pellicole dopo la caduta del fascismo.

Aver tradotto il grande poeta Yeghishe Charents – racconta ancora Carlo Verdone – lo ha fatto diventare un amico dell’Armenia. Per presentare i libri di Letizia Leonardi proprio su Charents, nei quali appare spesso il nome di mio padre con le sue traduzioni, mi ha fatto veramente molto, molto piacere. Mio padre era molto appassionato ed è stato anche nella capitale armena Erevan, dove forse gli intitoleranno una biblioteca

Dal Cinema alla serie televisiva: la sfida (vinta) di “Vita da Carlo”

Immancabile anche un richiamo alle sua carriere e ai suoi personaggi più celebri e amati dal pubblico tra i quali ne spicca uno.

«Ho fatto sempre il mio lavoro con molta onestà. Non ho mai avuto l’approccio da geometra nella mia carriera. Sono sempre stato sincero. Alcuni film sono venuti molto bene, altri potevano venire meglio però nel percorso di un artista, di un attore, di un regista è fisiologico. È successo ai grandi come Federico Fellini e Orson Wells, vuoi che non sia capitato a me. Tutto sommato sono contento di quello che ho fatto, sono 47 anni che lavoro. La nuova avventura della serie televisiva, che inizialmente mi aveva veramente un pò scombussolato, mi ha costretto in qualche modo a impegnarmi in una maniera diversa, in un’ottica diversa, con un’energia diversa e maggiore rispetto a quando avevo trent’anni. È stata una cosa faticosissima però i risultati alla fine mi hanno riempito di gioia. A novembre uscirà la quarta e ultima stagione di Vita da Carlo.

In questa serie ci sono delle parti sicuramente romanzate, però ci sono anche delle parti molto vere. Ho tirato fuori cose talmente intime, talmente mie che alla fine mi ci sono completamente ritrovato. Quindi in Vita da Carlo non interpreto un personaggio ma interpretare un po’ Carlo Verdone. Ogni tanto mi aiuta la sceneggiatura nel trovare qualche escamotage per far ridere, però in realtà la maggior parte degli avvenimenti sono tutte cose vere e i luoghi che io frequento sono veri, mi appartengono».

«Amo la medicina ma non sono ipocondriaco»

«Il personaggio al quale mi sento più legato credo sia il protagonista di “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” senza la sua ipocondria. Contrariamente a quello che si pensa, io non sono un ipocondriaco, mettiamolo una volta per tutte in chiaro. Sono un appassionato privato dello studio della medicina. Mi piace ma non mi sostituisco ai dottori. Ho per altro tanti amici medici. Forse questo è il personaggio al quale resto più legato».

Una serata, dunque, piena di cinema, memoria e cultura con Carlo Verdone al museo archeologico di Reggio. L’evento si è svolto nella “calda” e affollata piazza Paolo Orsi, piuttosto che in terrazza dove era stato inizialmente previsto, per consentire di incrementare gli accessi, viste le richieste. «Dai 90 posti indicati dai vigili del fuoco quale capienza massima per questioni di sicurezza in terrazza, abbiamo spostato l’evento sotto dove è stato consentito l’ingresso a 120 persone. Ci dispiace per chi non è riuscito a prenotare l’ingresso ma non possiamo disattendere le indicazioni atte a tutelare la sicurezza», spiega il direttore del museo di Reggio, Fabrizio Sudano.

Una serata con Carlo Verdone che non sarà l’ultima. Ci sono, infatti, tanti motivi per i quali tornare. Uno su tutti un film da scrivere per la Calabria.

Un film per la Calabria e in Calabria

«Ai calabresi dico – dichiara Carlo Verdone – che spero tanto di poter venire nella vostra meravigliosa terra per girare qualcosa. Mi devo, però, inventare una storia dove la Calabria sia la protagonista non posso limitarmi alle cartoline, ci deve essere veramente un motivo. Me lo auguro perché è un territorio che non ho mai filmato, quindi perché no, mi piacerebbe molto. Il prossimo anno anno è già tutto programmato su Roma, però il film successivo non si sa, potrebbe essere. Ce la metterò tutta per inserire la Calabria».

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