Ospite degli studi de ilReggino.it la Vicepresidente dell'Archeoclub Area Integrata dello Stretto presenta un percorso di riscoperta e divulgazione che attraversa la Ionica, unendo comunità e istituzioni nel segno dell’archeologia come bene vivo, da valorizzare e proteggere. Domani a Reggio convegno dedicato a Paolo Orsi, a novant’anni dalla scomparsa, per rilanciare il valore scientifico e identitario delle sue scoperte
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Dare un nome alla bellezza, metterla in rete, restituirla alle comunità. Francesca Crea, vicepresidente dell’Archeoclub Area Integrata dello Stretto, ha raccontato nell’intervista “A tu per tu” dagli studi de ilReggino.it di aver trasformato un’intuizione maturata sul campo in un progetto organico di valorizzazione: gli Archeocomuni di Qualità, un itinerario che attraversa dieci comuni e racconta, in settant’anni di storia compressi in settanta chilometri, l’alternanza delle civiltà che hanno plasmato la costa ionica reggina. Un lavoro di ricerca, divulgazione e visione, costruito passo dopo passo, ascoltando i territori e facendo dialogare istituzioni, studiosi e cittadini.
«Divulgare per conoscere» è il principio che guida l’azione di Crea. L’idea nasce dall’esperienza diretta nei comuni della Locride, quando, entrando in contatto con siti di valore assoluto, emergeva una constatazione disarmante: molti tesori non erano conosciuti neppure da chi ci vive accanto. Da qui l’urgenza di raccontare e connettere. «La bellezza esiste, ma va resa leggibile», spiega, «altrimenti resta invisibile».
Il punto di partenza è Bova Marina, con il Parco archeologico di Archeoderi e la sinagoga più antica d’Europa dopo Ostia, simbolo di una stratificazione che parla al Mediterraneo intero. Poi Brancaleone, con Brancaleone Vetus e le grotte rupestri; Casignana e la villa romana con mosaici e terme; Portigliola, spesso confusa come frazione e invece snodo reale dell’area archeologica locrese; Locri, con il parco nazionale e una collezione privata vincolata che amplia lo sguardo; Gerace, borgo medievale e cattedrale; Gioiosa Ionica e la villa del Naniglio; Marina di Gioiosa Ionica con il teatro romano e Torre Galea; Monasterace, l’antica Kaulonia con mosaici greci unici; infine Stilo, con la Cattolica e il duomo riaperto dopo decenni. Un racconto continuo, una visione unitaria.
Il progetto prende forma istituzionale grazie a un accordo tra i consigli comunali e a un comitato scientifico che garantisce rigore e qualità. Nasce così una guida sintetica e puntuale, tradotta dagli studenti del liceo scientifico “Alessandro Volta”, distribuita gratuitamente in migliaia di copie nei musei, nelle strutture ricettive, nei comuni. «Conoscere è il primo atto di tutela», sottolinea Crea, rivendicando il valore educativo di una divulgazione che non semplifica, ma rende accessibile.
Accanto alla guida, dieci conferenze tematiche, una per ciascun comune, hanno riportato al centro siti, ricerche, scoperte. Non solo addetti ai lavori: cittadini, appassionati, studenti. «Il patrimonio appartiene all’umanità», ricorda Crea, «e lo Stato ha il dovere di tutelarlo e renderlo fruibile; i comuni, quello di curare il contesto, perché la qualità dell’accoglienza è parte dell’esperienza culturale». È qui che l’idea di turismo di qualità prende sostanza: decoro, accessibilità, continuità.
Il ciclo si chiude con un omaggio a Paolo Orsi, a novant’anni dalla scomparsa del grande archeologo che ha dato luce a Calabria e Mediterraneo. Un tributo che diventa rilancio: per il 2026 è in preparazione una mostra sugli scavi di Orsi a Reggio e nella Locride, a ribadire che la ricerca è un processo vivo.
Il senso profondo dell’iniziativa sta tutto in una frase: «Mettere a sistema». Nessuna competizione tra campanili, ma un itinerario condiviso capace di attrarre chi cerca tempo lungo, conoscenza, bellezza. È la risposta a chi considera il patrimonio un peso: qui diventa opportunità, identità, futuro. E la Locride, finalmente, si racconta con la propria voce.



