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Nicola Calipari non è solo un nome inciso nella storia recente dell’Italia: è il simbolo di un uomo che ha scelto il dovere fino all’ultimo istante, pagando il prezzo più alto. Il suo sacrificio, avvenuto il 4 marzo 2005 a Baghdad, continua a scuotere le coscienze e a sollevare domande irrisolte. Oggi, a vent’anni di distanza, la sua memoria rivive attraverso tre potenti strumenti della cultura e della comunicazione: il film “Il Nibbio”, in uscita al cinema dopodomani, che racconta gli ultimi giorni della sua missione; il ricordo ancora vivo di Sanremo 2005, dove la canzone “Angelo” di Francesco Renga divenne il simbolo di una nazione in lutto; fino alla recente intervista della vedova Rosa Villecco Calipari a “Che Tempo Che Fa”, che riporta alla ribalta il bisogno di verità e giustizia.
Tre narrazioni diverse, ma unite da un filo comune: il riconoscimento di un eroe che ha vissuto nell’ombra, lontano dai riflettori, ma che in un solo gesto ha illuminato per sempre la coscienza di un Paese intero.
Il 4 marzo 2005: la missione e il sacrificio di Nicola Calipari
Era il 4 marzo 2005 quando Nicola Calipari, dirigente del SISMI, venne ucciso a Baghdad da un colpo sparato da un militare statunitense. Aveva appena completato con successo una missione delicata: il salvataggio della giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata in Iraq da un gruppo di miliziani. Mentre accompagnava Sgrena verso l’aeroporto per il rientro in Italia, l’auto su cui viaggiava venne colpita dal fuoco amico. Calipari si lanciò per proteggere la giornalista, venendo colpito fatalmente.
Un colpo che ancora oggi solleva interrogativi: fu un tragico errore, come sostenuto dagli Stati Uniti, o una decisione consapevole? La dinamica dell’accaduto e le responsabilità non sono mai state completamente chiarite, lasciando aperto uno strascico giudiziario e diplomatico che non ha mai trovato una conclusione definitiva.
“Il Nibbio”: il film che racconta Calipari senza retorica
A vent’anni da quella notte, il film “Il Nibbio”, diretto da Alessandro Tonda, riporta sul grande schermo gli ultimi ventotto giorni di vita di Calipari. La pellicola, che uscirà nelle sale dopodomani, il 6 marzo, mescola il linguaggio del thriller e della spy story, andando oltre l’operazione di salvataggio e concentrandosi sul lato umano dell’uomo che ha sacrificato la propria vita per portare a termine la missione. Interpretato da uno straordinario Claudio Santamaria, il film restituisce un ritratto autentico di Nicola Calipari lontano da qualsiasi retorica, incarnando il coraggio e la determinazione dell’eroe del Sismi senza trasformarlo in una figura mitologica.
Il titolo del film, “Il Nibbio”, non è casuale. Il termine era il nome in codice di Calipari durante l’operazione in Iraq, ma ha un significato più profondo e legato con la sua città natale, Reggio Calabria. Il nibbio è un rapace tipico dell’Aspromonte, dove da giovane aveva fatto parte degli scout. Un richiamo ed un simbolo della sua capacità di osservazione e precisione strategica.
«Nicola non era un uomo d’azione spinto dall’ego, ma una persona che credeva nel valore del suo lavoro, con rigore e dedizione» le parole di Claudio Santamaria, in un’intervista in cui ha sottolineato il peso emotivo del ruolo.
Sanremo 2005: l’omaggio involontario di “Angelo”
La storia ci riporta a 20 anni fa, quando, in quei giorni, il Paese intera era incollata davanti alla televisione. Era la sera prima della finale del Festival di Sanremo 2005, e l’Italia apprese la notizia della morte di Nicola Calipari. Un vero e proprio momento di commozione nazionale, culminato nel giorno della finale. La Rai e Paolo Bonolis decisero di “asciugare” la serata finale, per farla terminare non oltre la mezzanotte ed in concomitanza con l’arrivo delle spoglie mortali del nostro Eroe.
L’esibizione finale del vincitore non si sarebbe dovuta tenere, da programma. Ma la vittoria di Francesco Renga con il brano “Angelo” fu immediatamente associata al sacrificio di Calipari. Pur essendo dedicata alla figlia dell’artista, la canzone divenne un simbolo di lutto e riconoscenza nei confronti di un uomo che aveva dato la vita per salvare un’altra persona. Così, il pubblico, con una grande standing ovation ed un lungo applauso, chiese l’esecuzione del brano e la dedica a Nicola Calipari. «Non potevo immaginare che quella canzone sarebbe diventata qualcosa di più grande. L’ho scritta per mia figlia, ma ho sentito il peso del momento e della tragedia che aveva colpito il Paese» ha ricordato Francesco Renga in un’intervista successiva.
L’intervista di Rosa Villecco Calipari a “Che Tempo Che Fa”
Eventi ed accadimenti che, venti anni dopo, sono ancora forti e presenti, pesanti come macigni. Domenica sera, la vedova di Nicola Calipari, Rosa Villecco Calipari, ha parlato a “Che Tempo Che Fa”, intervistata da Fabio Fazio. Un momento intenso, in cui ha ricordato il marito e ribadito come, a distanza di vent’anni, non sia mai stata fatta piena luce sulla vicenda. «Non ho mai chiesto vendetta, ma verità. È questo che manca ancora oggi». Rosa Villeco Calipari ha sottolineato il dolore per una verità negata e il senso di ingiustizia per l’assenza di una responsabilità ufficiale.
In studio era presente visibilmente emozionato anche Claudio Santamaria, che ha raccontato il lavoro dietro “Il Nibbio” e il peso emotivo nel portare questa storia sullo schermo. Rosa Villecco ha espresso il suo apprezzamento per il film, sottolineando come possa rappresentare un contributo fondamentale per mantenere viva la memoria del marito.
Memoria e giustizia: un dibattito ancora aperto
L’uscita nelle sale cinematografiche de “Il Nibbio” riporta al centro il dibattito su Nicola Calipari, ma soprattutto sulle circostanze della sua morte, ancora oggi avvolte nel mistero. La musica, il cinema e la televisione diventano strumenti per tenere vivo il ricordo di un uomo che ha incarnato il senso più alto del dovere.
«Nicola è stato un uomo di Stato, ma anche un marito e un padre. Non possiamo permettere che il tempo cancelli la sua storia» ha concluso Rosa Villecco.
Nicola Calipari è un nome che oggi più che mai deve essere legato ad un simbolo di coraggio, servizio e sacrificio. La sua storia merita di essere ricordata, raccontata e soprattutto onorata con la verità.
*foto di copertina: Il Nibbio – teaser trailer youtube