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La 23a edizione del Premio Fondazione Mimmo Rotella, Premio collaterale della 81a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è stato assegnato al film Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Nel cast del lungometraggio ispirato alla storia del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, anche la reggina Daniela Marra.
Si tratta di un riconoscimento, dedicato alla feconda relazione tra i linguaggi del Cinema e dell’Arte, nato nel 2001 per volontà del grande artista calabrese Mimmo Rotella (Catanzaro 1918 – Milano 2006).
La Calabria è stata anche protagonista della sezione fuori concorso, della 21 edizione delle Giornate degli autori nell’ambito dell’81 Mostra d’Arte cinematografica di Venezia. Film di chiusura è stato “Basileia”, il primo lungometraggio della regista Isabella Torre, girato in Aspromonte ad Antonimina nel reggino, con una finestra anche su Roghudi Vecchio.
Il film é stato proiettato in “Sala Perla” alla presenza della regista, del cast, dei produttori e della “Calabria Film Commission”. Il film è una produzione Stayblack Productions, con Rai Cinema e la Co-produzione Snowglobe, Film I Väst, con le musiche di Andrea De Sica ed il montaggio di Jonas Carpignano, originario di Gioia Tauro.
«L’Aspromonte – spiega la regista Isabella Torre – con il suo paesaggio aspro e spietato, è il vero protagonista della mia storia. Lì il passato è una presenza costante, depositario della tradizione ma anche di un destino ineluttabile. I conflitti esplodono improvvisamente in momenti particolari, quando è necessario confrontarsi con forze esterne e minacce straniere. Nel mio racconto l’archeologo e le sue attività rappresentano questa improvvisa e violenta intrusione che scatena conseguenze inimmaginabili. Ma il tentativo di riportare alla luce il passato e di piegarlo agli imperativi della scienza e del commercio scatena reazioni violente e mostruose. Dalle viscere della terra violata e ferita emergono le Ninfe, minacciose e affascinanti al tempo stesso. Sono creature senza freni, né umane né divine, né vive né morte. Una volta liberate, si infiltrano nella vita dei villaggi vicini disseminando morte e distruzione. Sono creature indefinibili, effimere ed eteree come la nebbia delle montagne circostanti, ma lasciano un segno indelebile su tutto ci che toccano. Sono lì – conclude la regista – per ristabilire la distanza tra gli uomini e i misteri del mondo…».