Aeroporto Reggio, un pontile arrugginito e navette fantasma tra le occasioni mancate di crescita e intermodalità
Nessun collegamento dedicato con Messina e con la fermata del treno nell’omonima stazione. Solo altre due cause di uno sviluppo negato
Chissà in quale condizione saremmo oggi se quel pontile, che con la sua ruggine ostinatamente deturpa la spiaggia davanti al villaggio Sabbie Bianche di san Gregorio a Reggio Calabria, fosse stato nelle condizioni di assolvere alla funzione per la quale era stato costruito e inaugurato. Se fosse stato in grado di accogliere l’utenza messinese che in pochi minuti avrebbe potuto raggiungere l’aeroporto Tito Minniti.
Forse oggi lo scalo non avrebbe solo due tratte, avrebbe già centrato l’antico obiettivo di essere fruito dai reggini come dai messinesi, sarebbe stato servito anche da un’infrastruttura non pericolante e ridotta a un ammasso di ruggine, che quotidianamente sfida un’altrettanto ostinata meraviglia.
Treno, (aliscafo), aereo a San Gregorio
Se così fosse stato forse anche la navetta che dalla fermata ferroviaria Aeroporto (anche dall’ipotetico aliscafo) avrebbe dovuto condurre allo scalo aeroportuale non sarebbe stata intermittente e poi sospesa. Forse quel sottopasso invece di essere oggetto di scaricabarile tra chi debba o possa riaprirlo, rendendolo accessibile in modo sicuro, sarebbe da tempo già percorribile. Sarebbe solo un altro punto di forza dei collegamenti con lo scalo, non un nervo perennemente scoperto.
Una probatio diabolica inutile? Crediamo di no. A ognuno di questi “se…”, infatti, corrispondono attuali carenze e mancanze che abbiamo puntualmente denunciato, perché anche i cittadini ci hanno chiesto di dare voce ai disagi connessi. Condizioni che ci hanno esposto alle critiche legittime della giornalista e conduttrice del Tg1 Adriana Pannitteri che si è trovata il nulla, una volta scesa dal treno proprio alla fermata Aeroporto. Nessun collegamento con lo scalo e, come unico percorso, un sottopasso non agibile e per altro degradato.
L’interrogativo
Siamo davvero in grado di offrire solo questo? Mentre cerchiamo di capire cosa aspettarci dalla politica che continua ad annunciare novità e promette assemblee e riunioni, salvo poi non convocarle; mentre cerchiamo di leggere tra le righe di un masterplan preliminare in cui Sacal prevede per lo scalo Tito Minniti quasi 600 mila passeggeri (Enac ne aveva immaginati oltre 400 mila nella bozza del Piano nazionale Aeroporti) entro il 2035. Mentre (non) accade tutto questo, quei “se” restano tali. E la risposta alla domanda prima posta, pare debba purtroppo essere: sì. Siamo in grado di offrire ad oggi solo questo.
E l’intermodalità?
I disservizi assoluti che Adriana Pannitteri ha denunciato certo non fanno rima con la tanto conclamata intermodalità sulla quale Metrocity sta lavorando, avendo messo a bando di collegamenti con il territorio metropolitano. Collegamenti che prima o poi dovranno fare i conti con queste carenze annose e inspiegabilmente ignorate.
La questione in Europa
Intanto, dopo essere arrivata in Parlamento e al Governo attraverso l’interrogazione del deputato calabrese Riccardo Tucci, la questione del mancato rilancio viene sottoposta anche all’attenzione della commissaria europea ai Trasporti Adina Valeanan. Ad averle rivolto un’interrogazione è stato l’europarlamentare Vincenzo Sofo. Egli questa mattina terrà all’aeroporto un flash Mob unito alla conferenza stampa in cui illustrerà i contenuti dell’interrogazione.
Il sistema integrato di trasporti che non c’è
Tornando all’occasione mancata di collegare stabilmente Messina con lo scalo Tito Minniti, forse adesso verrà in soccorso il ponte sullo Stretto.
Il mantra del trasporto nell’area integrata dello Stretto, che continua a perseguitarci invece di esortarci a perseguirlo, adesso è nero su bianco. Se ne parla nella legge di conversione del maggio scorso, del decreto Ponte. Esso reca le disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. Adesso non solo i proclami, le belle (vuote) intenzioni, le non meglio specificate e mai concretizzate prospettive.
Il ponte sullo Stretto e il piano da adottare
Adesso l’iter per la mega opera impone alle due Regioni di adottare «un Piano integrato condiviso finalizzato ad adeguare il sistema del trasporto pubblico locale e regionale nell’area dello Stretto di Messina alle esigenze di mobilità derivanti dalla realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria e delle relative opere a terra (…)».
Dovremmo adeguare un piano di trasporto integrato rimasto fermo al palo. Un piano in cui la precarietà investe anche il trasporto marittimo veloce tra le due sponde. Ancora di fatto non c’è una società aggiudicataria del trasporto veloce nell’area dello Stretto e l’attraversamento è ancora gestito in regime di proroga. Insomma il re è già nudo ma ancora non lo sa.