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Non si arrendono e non si arrenderanno i bergamotticoltori di Reggio Calabria che si sentivano vicini alla svolta nella tutela e nella valorizzazione dell’oro verde. Una svolta sfumata solo alcuni giorni fa quando la Regione Calabria si è ritrovata a dover fare ordine tre le sue intenzioni, dopo avere espresso parere favorevole per due iter aventi ad oggetto lo stesso prodotto ma con diverse e non assimilabili finalità.
Nel 2021 era stato avviato l’iter per il riconoscimento Igp Bergamotto di Reggio Calabria e lo scorso anno quello per la Dop Bergamotto di Reggio Calabria. Il primo in uno stadio avanzato e prossimo alla fase finale. Il secondo avviato da pochi messi, con prospettive prima floride e poi oscurate dall’iter inoltrato prima. Insomma occorreva fare una scelta e la Regione, dopo avere convocato le parti, l’ha fatta indicando la Dop come strada maestra. Ma non tutti i produttori sono d’accordo, nel merito e nel metodo.
Anche se in realtà la materia del contendere resta sempre l’oro verde di Reggio, adesso la discussione verte su quale riconoscimento sia il più vantaggioso e garantista.
Le parti in causa
L’iter per l’Indicazione Geografica Protetta (Igp) è sostenuta dal comitato promotore dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria che conta 300 tra agricoltori, cooperative e trasformatori per più di 530 ettari di bergamotteti, ossia più del 50% dei bergamotticoltori reggini censiti dal settore agricoltura della Città Metropolitana e più di un terzo dei bergamotteti censiti dall’Istat nel 2022, pari a 1.500 ettari.
L’iter per la Denominazione di Origine Protetta (Dop), incentrato sull’estensione della tutela già propria dell’olio essenziale dal 2001 al frutto e ai derivati, è sostenuto dal Consorzio di Tutela del Bergamotto, da Union Berg Op che conta oltre 400 produttori impegnati su oltre 2000 ettari di terreni coltivati. L’iter è fortemente sostenuto altresì dalla Camera di Commercio, dalla Stazione Sperimentale, dalle associazioni di categoria Confagricoltura e Coldiretti e dall’università Mediterranea.
La revoca della Regione
La querelle si è acutizzata dopo la revoca del parere che la Regione aveva espresso nel 2021 in favore del riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta (Igp) per il Bergamotto di Reggio Calabria. Revoca che ha bloccato l’iter già avanzato del riconoscimento, scatenando le proteste dei produttori che l’avevano sostenuta e che ancora oggi non comprendono le ragioni di questo dietrofront, dagli stessi definito come «un atto di arroganza e di imperio».
Lo scorso dicembre il disciplinare Igp del Bergamotto di Reggio Calabria aveva incassato l’ok del Ministero. Tutti, Regione compresa, come del resto dichiarato in più occasioni anche dall’assessore al ramo Gianluca Gallo, erano in attesa della convocazione della Riunione di Pubblico Accertamento da parte dello stesso ministero dell’Agricoltura. In quell’occasione, la lettura pubblica del Disciplinare avrebbe aperto la fase finale dell’iter per il riconoscimento dell‘Igp Bergamotto di Reggio Calabria.
Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, dopo un incontro con le parti, nei giorni scorsi ha invece comunicato di voler revocare il parere per l’Igp per favorire l’iter per la Denominazione di Origine Protetta (Dop), nell’ambito del quale la stessa Regione aveva per altro già espresso parere favorevole lo scorso settembre. Dunque tra i due iter avviati – Igp Bergamotto Reggio Calabria e Dop Bergamotto di Reggio Calabria – e per i quali aveva già manifestato parere favorevole, ne ha scelto uno: quello della Dop, ritenuto evidentemente più vantaggioso e più garantista del prodotto e delle filiera.
Il dissenso
Ma molti agricoltori non concordano e criticano l’operato della Regione, per questo si sono riuniti ieri pomeriggio a Roghudi, lanciando un comune e forte segnale di dissenso.
L’auditorium Access Point di Roghudi, nel cuore della valle grecanica nel reggino, ha, infatti, ospitato l’assemblea indetta dal comitato spontaneo dei produttori della filiera bergamotticola che non intendono arrendersi alle decisioni del palazzo. Continueranno a sostenere e a invocare l’Indicazione geografica protetta, quale migliore garanzia per il Bergamotto di Reggio Calabria. Un dissenso, verso la recente ritrattazione della Regione, che sarà ribadito in tutte le sedi necessarie. Martedì, giorno in cui è stato convocato il Consiglio Regionale, a Reggio fuori da palazzo Campanella avrà luogo un sit-in di protesta.
I produttori: «Vogliamo essere ascoltati e coinvolti»
«Questa assemblea – ha spiegato Giuseppe Falcone del Comitato spontaneo dei bergamotticoltori – è nata dal basso. È stata un’assise assolutamente allargata e trasversale, aperta a tutti coloro che vogliono capire cosa stia accadendo. Ci ritroviamo a difendere il Bergamotto, prodotto sotto attacco dell’ambiente ma, a questo punto, anche della politica. Aspettavamo con ansia la convocazione della Riunione di Pubblico Accertamento dell’Igp. Quella per altro avrebbe potuto essere l’occasione giusta per opporsi ed esporre gli argomenti a supporto di una posizione differente. Invece, per l’ennesima volta si è preferito adire le stanze segrete e non coinvolgere i produttori, realmente rappresentativi del comparto, nelle discussioni e nelle decisioni.
Riteniamo l’interruzione di questo iter, nel quale continuiamo a credere, un atto arbitrario. Non desisteremo dal voler comprendere cosa sia avvenuto. Lo chiediamo alla politica e ci faremo sentire a Roma. Intendiamo evidenziare che l’iter non è stato interrotto per perorare la causa sostenuta dalle associazioni più rappresentative. Solo Coldiretti e Confagricoltura sono, al momento, rimaste a sostenere la Dop. Dunque di quale rappresentatività stiamo parlando? Noi produttori vogliamo avere voce in capitolo, come finora non è avvenuto». Così ha concluso Giuseppe Falcone del Comitato spontaneo dei bergamotticoltori.
Il comitato promotore dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria
All’assemblea ha preso parte anche il comitato promotore dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria rappresentato dall’agronomo Rosario Previtera.
«Eravamo in attesa della lettura ufficiale del Disciplinare e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Così sarebbe stata sancita la nascita di un’entità che avrebbe consentito al Bergamotto di Reggio Calabria Igp di essere commercializzato in Italia e all’Europa con un marchio di qualità.
Lo scorso 28 febbraio u.s. invece, proprio mentre a Strasburgo in plenaria veniva approvato il nuovo regolamento sulle Igp in linea con la nostra azione, stranamente la Regione decideva di sostenere la Dop. Un dietrofront motivato con l’argomentazione secondo la quale la Dop rappresenta la migliore garanzia per la filiera. Ci è parso strano questo ripensamento a distanza di tre anni dall’avvio dell’iter. Un procedimento che aveva già incassato il parere favorevole della stessa Regione e che era ormai in fase avanzata al punto da avere indotto il Ministero a sospendere l’iter più recente della Dop proprio lo scorso gennaio. Gli agricoltori non possono tollerare quanto sta avvenendo». È quanto ha sottolineato Rosario Previtera.
Igp e Dop, stesso valore
«La decisione della Regione non convince neppure nel merito. L’Igp e la Dop, infatti, hanno lo stesso valore. Sono stati – prosegue Rosario Previtera – gli stessi produttori a mettere nero su bianco nel Disciplinare che, al pari della Dop, non sarebbe stato consentito ingresso a frutti da altre aree italiane o estere e che tutte le fasi di coltivazione, produzione, lavorazione e trasformazione avrebbero dovuto svolgersi nell’area vocata. Dunque il frutto coltivato nel reggino sarebbe stato tutelato alla stessa stregua della Dop. Il motivo per il quale non abbiamo inizialmente proceduto con la Dop, ma piuttosto con Ipg per il frutto, risiede nella volontà di non andare in conflitto con la denominazione già riconosciuta per l’olio essenziale.
Inoltre l’orientamento comunitario, pienamente confermato proprio dalle nuove regole per l’Igp recentemente approvate, è quello di riservare la Dop a prodotti di nicchia come il cedro e di destinare il mercato ortofrutticolo all’Igp. Tale stato di fatto rende ancora più incomprensibile il comportamento della Regione. Lo stesso assessore al ramo Gianluca Gallo pubblicamente aveva dichiarato che nulla ostava alla convocazione della Riunione di Pubblico accertamento e alla positiva conclusione di un iter che avrebbe concretizzato il bene della Calabria». Così ha concluso Rosario Previtera, in rappresentanza del comitato promotore dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria.
Dalla parte della Dop: il consorzio di tutela del bergamotto
«La revoca della Regione sta preservando l’iter che meglio garantirà il bergamotto e il suo futuro produttivo in Calabria. La nostra è una posizione assai ponderata. Prima di avviare il percorso per la Dop ci siamo fatti consigliare da esperti in materia agroalimentare a livello comunitario, con interlocuzioni Ministeriali e Regionali. L’estensione della tutela dall’olio essenziale al frutto e ai derivati è sembrata non solo praticabile ma anche quella ottimale per valorizzare al meglio il bergamotto e preservarne la coltivazione e le fasi di lavorazione. Dunque non siamo arrivati a scegliere la Dop senza cognizione di causa. Auspichiamo di condividere questo percorso e lasciamo aperte le porte del consorzio a chi voglia continuare il percorso con noi», ha dichiarato Ezio Pizzi, presidente del consorzio di tutela del Bergamotto.
La zona vocata
«Restiamo dell’avviso che la Dop sia la marcia giusta verso la maggiore tutela dell’agrume tipico del reggino, capace di generare beneficio a una filiera che impegna circa 7 mila lavoratori. Un impulso fondamentale all’economia, considerando che il frutto coltivato nel reggino raggiunge il 20% di quello commercializzato in Italia e in Europa. La Dop costituisce la massima qualificazione alla quale un prodotto può aspirare, quella delle eccellenze italiane, e l’unica che possa garantire che tutte le attività connesse siano da porre in essere nella zona interessata dal prodotto. Si tratta dell’area vocata e delimitata da Bruxelles al momento del riconoscimento della Dop per l’olio essenziale nel 2001. Quella che da Reggio Calabria si estende fino a Monasterace. Questa è una garanzia non contemplata per il marchio Igp», ha spiegato ancora Ezio Pizzi.
«Non è un caso se i prodotti migliori e più rappresentativi del nostro Paese, un esempio su tutti, il parmigiano reggiano, hanno scelto come marchio per la propria tutela quello Dop. L’argomentazione per la quale per i prodotti ortofrutticoli si predilige il marchio Igp è smentita dalla realtà di altri produttori Calabresi che per il Cedro di Santa Maria e per la Liquirizia hanno scelto il marchio Dop piuttosto che quello Igp», ha proseguito Ezio Pizzi.
La tempistica
«L’iter per l’Igp non era ancora concluso e il suo esito per nulla scontato. Anche se noi non ci fossimo opposti, in occasione della Riunione di Pubblico Accertamento, la Commissione Agricoltura a Bruxelles, in presenza di una Dop preesistente avrebbe, quasi sicuramente, rigettato la pratica o quanto meno prolungato l’iter con tempistiche non più prevedibili e comunque non brevi. L’iter della Dop è, altresì, molto più agevole sia in termini temporali e pratici. Si tratta, infatti, di una modifica, ancorché non minore, del disciplinare già esistente per la Dop dell’olio essenziale da circa venti anni», ha sottolineato ancora il presidente del consorzio Ezio Pizzi.
L’evoluzione e l’impulso del consorzio di tutela
«Dopo essere stato ritenuto pianta officinale, prodotto industriale e addirittura tossico, dal 2008 il bergamotto è un agrume e dal 2012-2013 addirittura un prodotto dalle notevoli qualità salutistiche. Oggi rappresenta uno dei prodotti italiani più esportati all’estero e anche quello agricolo remunerativo. Le sue 358 componenti chimiche accertate rivelano una ricchezza insita anche nel frutto. Numerosi studi sono stati commissionati dal Consorzio alle università per dimostrare i benefici del succo, della polpa e delle fibre del frutto del bergamotto. Sono state così appurate le sue proprietà salutistiche per chi abbia il colesterolo alto o abbia la glicemia.
Un’evoluzione alla quale il consorzio di tutela ha dato un impulso fondamentale che adesso si tende a dimenticare. I risultati raggiunti, invece, sono il segno del grande impegno profuso nei decenni per la valorizzazione del bergamotto che con la Dop estesa al frutto e ai derivati segnerà un altro storico e vantaggioso traguardo». Così ha concluso il presidente del consorzio di tutela del Bergamotto, Ezio Pizzi.

