A rischio 850 lavoratori in Calabria. Baldari, Rotella e Nicolò: «Risultati straordinari nei tribunali, ma lo Stato volta le spalle a chi ha ridato credibilità al sistema giudiziario».
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«Basta false promesse. La manovra smentisce le interlocuzioni politiche». È netto il giudizio della Fp Cgil Calabria sulla situazione dei precari della giustizia: lavoratori assunti nell’ambito del Pnrr per supportare gli uffici giudiziari e oggi a rischio di esclusione da ogni prospettiva di stabilizzazione.
Sono 850 in Calabria gli addetti all’ufficio per il processo e alle funzioni tecniche e amministrative che hanno contribuito, dal 2022, a ridurre drasticamente l’arretrato giudiziario e a migliorare l’efficienza dei tribunali.
Secondo i dati del Ministero della Giustizia, nei distretti di Catanzaro e Reggio Calabria le pendenze sono diminuite fino al 50%, con un calo significativo dei tempi di definizione dei procedimenti.
Le riduzioni più rilevanti si registrano nei tribunali del distretto reggino (-31,9% nel civile e -50,8% nel penale) e nella Corte d’Appello (-17,4% nel civile e -69,6% nel penale). Risultati simili a Catanzaro, dove l’arretrato è calato del 27,4% nel civile e del 18,9% nel penale.
Nonostante ciò, denuncia la Fp Cgil, solo la metà dei 12 mila lavoratori Pnrr sarà stabilizzata, nonostante le scoperture di organico che superano le 15 mila unità a livello nazionale.
Una scelta che, secondo il sindacato, «rischia di cancellare un’esperienza virtuosa e di disperdere competenze preziose per la modernizzazione dello Stato».
«Il nuovo ordinamento professionale del Ministero della Giustizia – spiegano Alessandra Baldari, segretaria generale Fp Cgil Calabria, Sergio Rotella, coordinatore regionale Fp Cgil Giustizia, e Agostino Nicolò, coordinatore regionale dei precari Pnrr Giustizia – pone di fatto fine all’esperienza dell’Ufficio per il Processo, escludendo le figure introdotte con i fondi europei. È un’ingiustizia per chi, con professionalità e competenze dimostrate, ha consentito di raggiungere obiettivi cruciali per il Pnrr e per la credibilità del Paese».
La Fp Cgil chiede un piano di stabilizzazione concreto e dalle tempistiche certe, che garantisca continuità lavorativa a chi ha contribuito alla riforma della giustizia.
«Non sono più accettabili – concludono – dichiarazioni di principio che vengono poi smentite da provvedimenti ufficiali. È un atto dovuto nei confronti di chi ha scelto di restare o tornare in Calabria, mettendo a disposizione competenze che lo Stato non può permettersi di perdere».

