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Denunce e segnalazioni dai medici del territorio. Parte da qui la lotta del Partito democratico di Villa San Giovanni per sostenere le ragioni di una conferenza metropolitana “resistente” sul tema sanità. «Abbiamo raccolto l’appoggio del PD Metropolitano, di Antonio Morabito, e stiamo coinvolgendo i circoli della CM per fare proprio il nostro Documento – ha detto Vincenzo Musolino presidente del circolo di Villa San Giovanni – inviandolo ai diversi sindaci dei territori. Il Sindaco Caminiti, prontamente allertato, insieme all’assessore Melito, si stanno facendo parte attiva».
Manca assistenza, farmaci e i pazienti sono costretti a farsi carico di tutto. Da qui parte la lotta dei dem che vogliono resistere allo smantellamento della sanità chiedendo che i presidi e la medicina territoriale vada in supporto del Gom che, da solo, non può rispondere alle esigenze di un territorio cosi vasto.
«Un Circolo politico ha anche questa funzione: registrare e divulgare lo sfogo di tanti, troppi medici e operatori sanitari che vivono sulla loro pelle – insieme ai pazienti – la dismissione del SSN al Sud, la resa ad una disuguaglianza che – in assenza di veri livelli perequati di assistenza e prestazioni – ha generato cittadini di serie A e cittadini di serie B. Non si tratta solo di “denunciare”, non serve in questo momento indicare Ospedali o Strutture szecifiche, additare questo o quel dirigente o assessore. Il problema è generale, è “Politico” nel senso alto della partecipazione Democratica e della traduzione reale, concreta, della nostra Carta Costituzionale. Quella “Legge Suprema” che stabilisce attraverso il c.d “diritto alla salute” alcune garanzie precise: l’interesse pubblico per gli investimenti in Sanità, le cure gratuite e dignitose per gli indigenti, per i deboli socialmente ed economicamente.
Accade questo in Calabria? L’interesse fondamentale della Repubblica alla salute dei cittadini come si concilia con la chiusura di tanti, troppi presidi? Con un singolo Grande Ospedale, ad esempio, che copre un territorio di 500.000 abitanti? Come si concilia con la difficoltà dei Poliambulatori territoriali privi di personale? Come si coordina con i “ticket” e le “esenzioni” che durano da Gennaio a Maggio e, poi, tutto a pagamento, tutto a carico delle famiglie? Come coniugare, quindi, perequazione e giustizia con l’egoismo di una “autonomia differenziata” che inciderà anche sulla destrutturazione totale dello stesso concetto di Sanità Nazionale? Come si fa a fornire un’assistenza di qualità senza infermieri e OSS, con la simulazione dei “volontari”, nuovi sottoproletari senza tutele?
Queste domande richiederebbero il coraggio di una dirigenza capace di realizzare una inchiesta interna, di evidenziare gli eterni mali incancreniti della nostra offerta di “salute”, di inchiodare il livello istituzionale – regionale e governativo – alle proprie responsabilità. Si può affrontare, infatti, un tema così delicato: la vita, la malattia, la cura, la guarigione e la morte, con gli strumenti economicistici del risparmio a tutti i costi?
I nostri medici, i nostri sanitari, chi vive profondamente la missione delle professioni di cura – a Villa, a Reggio, in tutta la CM – ce lo dicono e ce lo documentano da tanto, troppo tempo e, spesso, incompresi, rischiano pure gli strali di chi interpreta il proprio ruolo di “vertice” come avvocato difensore dello status quo, senza comprendere il significato progressivo e davvero democratico di un “diritto alla salute” identico da Torino a Locri. E’ molto semplice, infatti, – e non servono le leggi specifiche – passare da un sistema sanitario nazionale “universalistico” ad un sistema assicurativo (per chi potrà pagare!), ad una sanità privatizzata:_ basta semplicemente non investire nella Sanità Pubblica. È questa la volontà non scritta e non detta dei nostri governanti?
Tra tante fattispecie da stigmatizzare, basti solo la seguente situazione “esemplare” che attende, ovviamente, di essere sconfessata, contestata da chi ha il dovere di dare risposte alle tante famiglie che ci sono incappate: E’ vero o non è vero che ai pazienti ricoverati viene chiesto – dall’interno – di dotarsi di “badanti” privati, asserendo di non avere personale per l’assistenza di base?
È vero o non è vero che, spesso, i pazienti si devono portare i farmaci da casa? Se divulgassimo queste esperienze nel Nord Italia, se rivolgessimo questi quesiti alle istituzioni sanitarie del biellese o del Trentino, non ci prenderebbero per pazzi, per provocatori? Noi calabresi, invece, purtroppo, non abbiamo il diritto di sorprenderci, possiamo solo abbassare gli occhi lucidi e sperare in una realtà “altra”, nell’ennesima emigrazione cui siamo costretti.
In tale contesto si è cercato di affrontare i temi caldi della Sanità pubblica. Con la collaborazione dei dirigenti medici del territorio, dei militanti democratici, dei sindacalisti e dei cittadini sono emerse una serie di analisi che si offrono al dibattito pubblico, al confronto politico. Di “fatti” ha parlato il dott. Stefano Morabito (medico di base, dermatologo):
il SSN è in via di smantellamento, insieme alla nobile idea universalistica che garantisce cure gratuite agli indigenti e bisognosi. Il dott. Salvatore Oriente (medico oncologo) ha affrontato il tema costituzionale del diritto alla salute: un diritto la cui concretizzazione non può fare a meno dei medici di medicina generale, delle loro associazioni che garantiscano sempre più, in sinergia, il massimo di assistenza deflattiva rispetto all’accesso in Ospedale.
Il dott. Salvatore Cotroneo (medico di base in pensione) ha delineato un paziente non più al centro del sistema, privo della mediazione propria della medicina di territorio, costretto a ricorrere all’offerta privata a causa della destrutturazione dell’offerta pubblica e del tradimento della Costituzione.
La preside Ninetta Marra ha individuato una delle criticità più gravi nel “numero chiuso” nell’accesso alle facoltà scientifiche: un imbuto nefasto che ha depauperato di risorse umane e professionali il SSN. L’assessore Maria Grazia Melito (assessore alla Sanità nel Comune di Villa SG), poi, ha concentrato il suo intervento sulle fasce di popolazione impossibilitate a ricorrere alle cure necessarie, vittime di un approccio economicistico alla Sanità che danneggia i deboli.
L’assessore ha dimostrato come sia essenziale rilanciare il Poliambulatorio villese, giungendo ad una nuova convenzione con l’Asp reggina – battaglia storica del Circolo PD villese – e a nuovi concorsi per la carenza di personale, anche amministrativo.
Il dott. Enzo Insarda’ (dirigente medico del SerT reggino, ora in pensione) ha voluto superare ogni atteggiamento vittimistico, rilanciando la partecipazione democratica come strumento di responsabilizzazione dei vertici aziendali. Il sindacalista Pino Rubino (Segretario Generale aggiunto della CISL Funzione Pubblica di Reggio Calabria) ha stigmatizzato la contrapposizione di fondo che squalifica l’offerta sanitaria in Calabria: non e’ solo in gioco la dialettica Pubblico/Privato ma la più grave distanza tra Nord e Sud del Paese; con i nostri territori vittime di un deficit organizzativo – ben più grave della carenza di risorse economiche – che aumenta progressivamente il gap territoriale e allontana la prospettiva di veri livelli perequati di assistenza e prestazioni.
E’ questo deficit strutturale che respinge i giovani medici dai nostri Ospedali, che rende fallimentare una politica regionale incapace di affrontare il nodo delle buone prassi aziendali, del benessere di lavoratori e collaboratori, prodromico al benessere dei pazienti.
Il dott. Rubens Curia (medico, saggista, animatore di “Comunità Competente”) ha, in fine, sintetizzato gli obiettivi politici – propri anche del Partito Democratico – imprescindibili per superare la crisi cronica della Sanità calabrese che, purtroppo, attende il colpo di grazia del “Regionalismo differenziato”, di quella vera e propria “secessione dei ricchi”, voluta da Salvini, dalla Lega Nord e dal Governo a guida Meloni.
Gli obiettivi strategici, dunque, sono: il superamento definitivo del tetto all’assunzione per il personale delle strutture mediche e l’aumento delle borse di studio per le specialità sanitarie, per giungere a nuovi e numerosi professionisti specialisti nelle realtà del nostro territorio. Solo l’unione coordinata tra Ospedale e Medicina di territorio può salvare, infatti, la Sanità calabrese. Una Sanità regionalizzata che, purtroppo, non riesce a spendere le ingenti risorse a disposizione.
I Democratici dello Stretto non si arrendono, infatti, alla non indizione dei concorsi per carenza di impiegati amministrativi idonei ad organizzarli; non si arrendono ad un GOM trasformato in Ospedale Unico per i più di 500.000 abitanti della CM; non si arrendono ai medici che si licenziano per carenza di strumenti e incapacità gestionale dei vertici amministrativi; non si arrendono alla mancanza di OSS, di infermieri, alla “finzione” degli pseudo volontari, veri e propri sottoproletari, senza tutele, che puntellano le criticità giornaliere delle strutture; non si arrendono ad un federalismo differenziato che cristallizzerà per sempre la nostra cittadinanza di serie B; non si arrendono alle ingenti spese che la Regione Calabria affronta ogni anno per i cittadini costretti ad emigrare per curarsi; non si arrendono alla privatizzazione progressiva del SSN che assomiglia, sempre più, ad una dismissione totale dello stesso concetto di Salute Pubblica.
La tutela del diritto alla Salute, dell’uguaglianza di tutti i cittadini italiani, necessita di una mobilitazione corale che non può che avere nei Sindaci il “motore” della proposta più che della sterile protesta. Ai Sindaci di tutta la CM si rivolgono i militanti del PD villese: si facciano parte attiva per una conferenza metropolitana “resistente” sulla Salute, aperta ai corpi intermedi, alle associazioni, alle Istituzioni. Solo il confronto costante sui temi su delineati può portare a risultati concreti, a riforme possibili. Il Partito Democratico darà il suo contributo … la Salute prima di tutto».

