Partiamo dal fondo, che la magia di Nino Ragusa è una di quelle cose che in queste categorie non si vedono mai e che ti rimettono in pace con il mondo del calcio. Una meraviglia nata dalle ceneri della peggiore prestazione della Reggina da un po’ di tempo a questa parte (e sì che brutte partite ne abbiamo viste in questi ultimi due anni) e che arriva ad addolcire una domenica partita che peggio non si poteva.
Partiamo dal fondo e godiamoci questa vittoria importante, ma non scordiamoci il resto. Il primo tempo contro il Locri di Cicciocozza potrebbe essere preso da esempio (di quelli che finiscono nelle tesi di Coverciano) su come non approcciare una partita di calcio.

Sul serio, i primi 45 minuti della partita di ieri non riesco proprio a spiegarmeli. Troppo brutti per essere veri. Incapaci di imbastire uno straccio di azione, impotenti davanti a una squadra messa bene in campo ma dagli evidenti limiti tecnici. C’è voluto un bel gol arrivato da palla ferma quando ormai non ci credeva più nessuno. E meno male che di testa la prende sempre il “nipote del sindaco”, niente male per un ragazzo figlio del Sant’Agata che i soliti troll (con tessera dell’ordine e senza) avevano bollato come raccomandato di ferro.

Da quel momento la partita è cambiata: trascinati da altri due gloriosi frutti del vivaio amaranto del passato (bentornato capitano) ci siamo ripresi il campo e la vittoria. Una fatica inaspettata che però potrebbe segnare il resto del campionato. Il Siracusa la sua partita l’ha ripresa solo a tempo abbondantemente scaduto e la Scafatese ha addirittura perso: rosicchiamo qualche punticino per riavvicinarci alla vetta, non buttiamo a mare l’ennesima occasione. L’urlo dopo il 3-2 con squadra e panchina che pazzi di gioia sommergono Ragusa mette in chiaro la compattezza del gruppo. Forse la cosa più bella vista nel pomeriggio del Granillo. Ripartiamo da qui, recuperiamo il tempo perduto e vinciamo sta schifezza di campionato. (Barney p)