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La terza serie italiana è travolta da crisi economiche e inadempienze diffuse. La Reggina si candida al ritorno tra i professionisti, mentre il sistema vacilla sotto il peso della propria inadeguatezza.
Il campionato di Serie C vive un momento critico e drammatico. La stagione 2024/2025 ha visto l’esclusione di club storici come Taranto e Turris, estromessi per gravi irregolarità fiscali e amministrative. Ma il problema è molto più esteso: società come Lucchese, Messina, Triestina, Foggia e Cosenza si trovano in condizioni economiche gravissime, con ritardi nei pagamenti, debiti e situazioni che minacciano la loro stessa esistenza sportiva.
Di fronte a questo collasso gestionale, la FIGC ha finalmente imposto nuove regole per l’iscrizione alla Serie C 2025/2026: una fideiussione da 700.000 euro e un indice di liquidità minimo pari a 0,8. Parametri chiari, ma che rischiano di non essere rispettati da molte realtà in bilico. La scadenza è fissata al 6 giugno: un traguardo che si annuncia letale per più di un club.
In questo scenario disastroso, la Reggina emerge come un’anomalia positiva. Dopo aver vinto i playoff del girone I di Serie D, la società amaranto è al momento in seconda posizione della graduatoria nazionale per il ripescaggio. Una posizione guadagnata sul campo, ma supportata da una solidità economica e progettuale che oggi rappresenta un’eccezione. La società calabrese ha già dimostrato di voler rispettare i nuovi parametri FIGC, con serietà e competenza gestionale.
Va sottolineato che il Ravenna potrà superare la Reggina in graduatoria solo in caso di vittoria nei playoff. Domenica affronterà il Tau e, in caso di sconfitta, gli amaranto manterrebbero l’attuale posizione. Il primo posto tra le aventi diritto al ripescaggio resta occupato dalla seconda squadra di un club di Serie A: l’Inter, come già evidenziato nei nostri articoli precedenti, ha manifestato l’intenzione di iscrivere la propria squadra. In caso di successo del Ravenna, invece, la Reggina scivolerebbe al quinto posto, in attesa di capire come si comporterà il Milan Futuro, retrocesso in Serie D e potenzialmente in corsa per il quarto slot disponibile. Il terzo posto sarà invece occupato da una squadra retrocessa dalla serie C.
Il quadro complessivo del terzo livello calcistico italiano è quello di un campionato in ginocchio, tra rinvii, ricorsi, carte bollate e fallimenti. Un campionato in cui il merito sportivo rischia di contare meno dei bilanci truccati. È tempo che la FIGC abbandoni l’ambiguità e assuma un ruolo fermo e autorevole, con regole chiare, controlli veri e sanzioni esemplari.
La Reggina non chiede favori, ma rispetto: rispetto per chi ha costruito un progetto serio, per chi ha pagato gli stipendi, per chi ha creduto nella rinascita. E questa volta, da Reggio Calabria, arriva una lezione che non si può ignorare: si può essere credibili, sostenibili e pronti anche dove troppo spesso si è puntato il dito.
Il calcio professionistico non può più essere un rifugio per improvvisati o un gioco a premi per chi resta in piedi dopo il disastro. Deve tornare ad essere un patrimonio nazionale, fondato sulla trasparenza, sulla programmazione e sul rispetto delle regole. Oggi, la Reggina è pronta. Il sistema, forse, no.

