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Domenico Girasole, nel format Radici Amaranto, racconta la sua straordinaria storia di vita. La perdita del padre, il ritorno alla Reggina e il sogno che lo spinge a lottare: un percorso fatto di sofferenza, speranza e amore per la maglia.
Girasole è un difensore che ha sempre avuto l’amaranto nel sangue. Cresciuto tra le mura del settore giovanile della Reggina, la sua carriera calcistica è stata fin da subito legata a quella maglia che, da bambino, aveva imparato ad amare. Ma la sua vita, come quella di tanti, non è stata segnata solo da successi sportivi. Un colpo più duro di qualsiasi avversario è arrivato quando ha dovuto affrontare la morte di suo padre, un evento che ha cambiato per sempre il corso della sua esistenza.
Nel raccontarsi durante il format Radici Amaranto, Girasole ha spiegato come il ritorno alla Reggina non fosse solo una questione di carriera, ma una scelta di vita. «È stato principalmente per me, perché avevo bisogno di ritornare ad essere felice», ha dichiarato. «È servito anche per mia mamma, perché avevo bisogno di non restare sola. Inoltre, l’ho fatto sicuramente per la maglia, quella che ho sempre difeso fin da bambino». Tornare a casa, tornare dove tutto è cominciato, era l’unico modo per rialzarsi.
Le sue radici affondano saldamente a Reggio Calabria, nella sua città e nel quartiere di Cannavò, dove ha trascorso l’infanzia. Qui, la scuola e la piazza non erano solo luoghi di ritrovo, ma spazi in cui il calcio diventava realtà, una passione che univa e dava un senso profondo alla vita di ogni giovane. «Cannavò è sempre stato un punto di incontro», ricorda Domenico, come se ogni angolo del quartiere avesse contribuito a forgiare il suo carattere.
Dopo l’esperienza nel settore giovanile della Reggina, Girasole ha avuto l’onore di essere allenato da Zdeněk Zeman, una delle figure più iconiche del calcio italiano. Sotto la guida di Zeman, il difensore ha vissuto un momento cruciale della sua carriera: un’esperienza che gli ha offerto l’opportunità di crescere, sia professionalmente che umanamente. Nonostante le sfide e le difficoltà, come il trasferimento prima ad Avellino e poi a Potenza, dove un infortunio lo ha costretto a lungo lontano dal campo, ogni esperienza, anche quella dolorosa, ha avuto il potere di forgiare il carattere e la volontà di un uomo destinato a crescere, tanto nel cuore quanto nel calcio.
Tuttavia, il momento più doloroso e decisivo della sua vita è stato la perdita del padre, una figura centrale che gli ha trasmesso non solo l’amore per il calcio, ma anche i valori più profondi della vita. A Piazza Carmine, dove il padre aveva un’attività commerciale, Girasole ha trascorso anni a condividere sorrisi e fatiche. «Ho passato tanti bei momenti con lui», ha detto. «Questo posto è dove sono cresciuto, dove sono stato vicino a mio padre». La morte del padre è stata una ferita che sembrava impossibile da rimarginare, ma, proprio nel ricordo di lui, Girasole ha trovato la forza di non arrendersi, di proseguire la sua strada e tornare in campo.
Una delle immagini più forti e significative del suo racconto riguarda la partita contro il Siracusa, quando, dopo due anni senza averlo mai sognato, ha avuto una visione di suo padre che gli diceva di non temere, di stare tranquillo e di giocare con il cuore. «Quella corsa sotto la curva sud è stata un segno per me», ha raccontato. «Mi ha trasmesso l’amore per la maglia». Quella corsa, ogni volta che Girasole segna, è un gesto d’amore, una dedica infinita a chi non c’è più, ma che continua a vivere dentro di lui.
La storia di Girasole è un inno alla resistenza e alla speranza. La perdita di suo padre, purtroppo, ha messo alla prova la sua esistenza, ma l’amore per la famiglia, la forza del ricordo e il legame con la maglia amaranto lo hanno spinto a rialzarsi. Il sogno di suo padre, che era quello di vederlo giocare insieme a suo fratello nella stessa squadra, potrebbe ancora realizzarsi.
Con il ricordo di una figura che lo guida, Domenico Girasole continua il suo cammino, dimostrando che la vera forza non è solo quella che si vede in campo, ma anche quella che si trova nel legame indissolubile con chi ci ha amato.

