La Reggina incassa un verdetto che fa male. I primi riscontri della COVISOC confermano una linea conservativa, rigida, che protegge l’assetto esistente e cancella le ultime speranze di un ripescaggio. Con oltre metà delle 60 squadre già ammesse e con segnali chiari da più fonti, il quadro è definito: nessuno scossone, nessuna epurazione. Le porte della Serie C restano sbarrate.

Doveva essere il giorno della verità, il 13 giugno. Una data cerchiata in rosso, l’ultima boa per chi, come Reggio Calabria, sperava in un sussulto di giustizia, in una frattura nel muro conservatore. E invece no. L’elenco delle ammesse si è allungato, minuto dopo minuto:
Team Altamura, Casertana, Siracusa, Latina, Benevento, Campobasso, Ascoli, Cerignola, Perugia, Ternana, Gubbio, Trapani, Casarano, Sambenedettese, Vis Pesaro, Triestina, Forlì, Cosenza, Pontedera, Arezzo, Trento, Foggia, Monopoli, Ospitaletto, Potenza, Pineto, Cavese, Pianese, Pro Vercelli, Bra, Renate. Tante squadre. Troppe, per sognare un varco.

Si era parlato di esclusioni, di rischi legati ai crediti fiscali, di controlli più severi. E invece il sistema ha fatto quadrato. Ha preferito non vedere, o ha deciso che era più facile difendere l’esistente che riformare davvero. Anche stavolta. Squadre in dubbio, come Ascoli, Foggia, Cosenza, Rimini, Triestina tutte confermate. Le riforme restano promesse, la trasparenza resta un auspicio. La realtà è una: la Reggina resta fuori.

Ma se il sistema non ha saputo o voluto accogliere chi chiedeva una nuova occasione, la Reggina saprà ripartire. Con dignità, con responsabilità e con la forza della sua gente.

Reggio Calabria non rinuncia a nulla. Né ai suoi valori, né alla sua storia, né alla propria identità. Ripartire dalla Serie D è la risposta a un sistema che ha scelto di non cambiare. Sarà dura, ma lo si farà con coraggio e lucidità, giorno dopo giorno, ricostruendo senza clamore, ma con fermezza.

Non si chiedevano regali, ma controlli veri. Non miracoli, ma coerenza. Si attendeva un esito diverso, dopo mesi di promesse e parole. Invece, tutto è rimasto com’era. Ma la Reggina non si ferma. Perché una comunità come quella di Reggio Calabria ha una sola strada: il campo. Lì si tornerà a lottare, a soffrire, a sperare. Tra la sua gente, con l’amore di un popolo che non arretra mai. E lì, la Reggina tornerà a essere grande. Perché il cuore amaranto non conosce resa.