di Lorenzo Vazzana – La pioggia non chiede permesso. Arriva, si posa, ruba contorni e restituisce riflessi.
Ma c’è chi non si scompone, chi non accelera il passo, chi non cerca riparo. Cammina. Dentro il grigio, dentro l’eco sorda delle gocce sulle pietre.

Cammina perché sa che ogni nuvola ha la sua fine. Cammina perché ha imparato a stare anche dove altri fuggono. C’è una forza silenziosa in chi attraversa la tempesta senza fare rumore. Un’ostinazione gentile che non ha bisogno di spiegarsi, che non alza la voce, che non sfida.

Semplicemente, esiste. E resiste.

E in quello specchio d’acqua sul pavimento — riflesso di passi, di pensieri, di attese — non c’è solo un uomo. C’è ognuno di noi, nei giorni in cui la vita è faticosa e il cuore sembra zoppicare.

Ma si va avanti. Sempre. Anche con l’ombrello in mano e il cielo che fa il burbero. Anche se dentro, come fuori, piove.