di Lorenzo Vazzana – Il sole non chiede il permesso. Entra, attraversa le maglie del ferro, si posa sull’acqua e si allunga sui ricordi. Non fa rumore, non lascia impronte. Ma c’è.

È in quell’attimo preciso, sospeso tra luce e buio, che tutto torna. Una voce. Una promessa. Una presenza che non serve chiamare. Le colonne sembrano guardare altrove, ma sanno. Sono lì da sempre. Come certe malinconie che non fanno male, però restano.

La memoria non è un archivio. È un luogo che si riapre solo se il cuore tace abbastanza. Basta un riflesso, un colore storto, un odore di sale nell’aria. E di colpo sei là, di nuovo.

Non serve dire nulla. Serve restare. A guardare il giorno che non finisce, ma si ritira. Come fanno solo le cose importanti.