Di Lorenzo Vazzana – Il primo acquazzone d’autunno ha appena lasciato il suo segno. Le pietre del Lungomare Falcomatà brillano ancora d’umidità, mentre i lampioni, accesi prematuramente, proiettano la loro luce calda sul selciato bagnato. Il tramonto, timido e velato, si apre tra le nuvole residue, tingendo cielo e mare di arancio e grigio. È uno di quegli attimi in cui la città rallenta, e ogni passo sul lungomare diventa contemplazione.

Gli alberi gocciolano piano, le panchine sono ancora vuote, ma gli scorci che si aprono tra le ringhiere e le palme raccontano una bellezza fragile, quasi intima. È la Reggio che si mostra solo a chi sa aspettare la pioggia, e sa riconoscere la poesia nei riflessi di una strada bagnata, nella quiete che segue la tempesta.