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di Lorenzo Vazzana – Un organetto posato sulla sabbia, due mani pronte a farlo parlare. Intorno, solo il suono delle onde e il respiro lento del tramonto. Davanti, Messina accende le sue prime luci come risposte lontane a un richiamo silenzioso. È una scena sospesa, fatta di ricordi e dediche non dette, dove la musica diventa pensiero, carezza, preghiera. L’antico strumento, con i suoi tasti consumati, porta con sé la memoria di feste di paese, danze sotto le stelle, voci ormai scomparse. In questo istante, lo Stretto non è confine, ma ponte emotivo tra sponde, epoche, persone. Ogni nota è un filo invisibile che cuce il presente al passato, un gesto d’amore verso una terra che vibra dentro. Una dedica silenziosa, una promessa che solo il vento sa portare lontano.