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Neanche il tempo di fare due conti europei che si ritorna sotto pressione. La politica di questa città non riesce ad uscire dal vortice delle polemiche. E la città sprofonda. E i reggini non vanno a votare. E i partiti si riscoprono garantisti ma con diversi approcci al problema.
L’inchiesta “Ducale” indipendentemente da come andrà a finire è una mazzata micidiale alla città. Perché in un quadro fosco come quello delle elezioni del 2020, già chiacchieratissime per via della questione brogli, e in cui si aggiungono ipotesi di reato specifiche, non bastano le parole rassicuranti del sindaco Giuseppe Falcomatà. La situazione è ormai compromessa. La gente è disorientata.
Basti pensare a pochi mesi fa, quando lo stesso Falcomatà è stato assolto dopo un calvario di due anni subito anche, se non soprattutto, dalla città che è stata privata del suo primo cittadino. Reggio non può permetterselo, perché i suoi sono sempre “momenti topici”. Come questo. Minacciato dall’arrivo di una Commissione d’accesso agli atti che rischia di farla ritornare indietro di dodici anni.
Ed è servita una nota della Prefettura per mettere a tacere alcune notizie di stampa che volevano pronta la nomina di una Commissione d’accesso. Insomma la pressione sale. Anche indebita. «Al riguardo – si legge nella nota di Palazzo del Governo – si rappresenta che non risulta assunta alcuna determinazione da parte di questa Prefettura a seguito dell’Operazione di polizia giudiziaria denominata “Ducale”. Si segnala che la vicenda rimane all’attenzione del Prefetto Vaccaro, attraverso una costante attività di monitoraggio e di interlocuzione con le Autorità competenti».
Noi non inneggiamo al Commissariamento, e auspichiamo che la politica trovi la forza di non cadere in tentazione, assumendosi tutte le responsabilità del caso. Dall’una e dall’altra parte.
È chiedere troppo?