«Finalmente qualcuno ha voluto ascoltare la nostra rabbia, il nostro bisogno di farci sentire». Carlotta ha solo 17 anni ma una forza che a molte donne spesso manca. Ed è per questo che ha deciso di essere forte un po’ di più per tutte quelle che non riescono a dire basta. Lei la storia di Seminara non la voleva ascoltare per l’ennesima volta e così ha deciso che, anche da sola, avrebbe iniziato. Sola non lo è stata e non lo sarà, con buona pace di chi crede di poter spegnere i sogni di questi ragazzi che, invece, continuano ad insegnare la vita a molti pseudo adulti.

«Sapevo già che non saremmo stati in molti, sarà per la misoginia? Sarà per la paura? O sarà per il semplice essere codardi predicando bene e razzolando male? Già dal 700/800 in poi, una donna “moderata” era una donna virtuosa e la modestia era la più grande virtù che una donna potesse avere. Anche personaggi come Pietro Verri che magari si mostravano esser più aperti di altri personaggi dell’epoca nei confronti delle donne, continuavano a ribadire tali concetti nei confronti delle donne. Perché una donna che sa più di un uomo rischia di mettere un uomo in imbarazzo probabilmente, inverte i ruoli forse».

Lei insieme a Samanta e ad altre giovani liceali non si sono lasciare intimorire perché sono fiere di essere donne e, soprattutto, non vogliono vergognarsi o avere paura di esserlo.
«Dal 700 ad oggi però, sono passati 1325 anni, e in quasi 13 secoli è mai possibile che le cose siano rimaste tali e quali? C’è ancora speranza per il progresso? Di questo purtroppo non ne avremo mai la certezza, possiamo solo sperare che tutto vada per il meglio, e un giorno, chissà quando, noi donne non dovremo avere paura di passeggiare di notte o di indossare un indumento più scollato o attillato».
“Sete Di Giustizia” nasce per questo, per tutelare e far sentire meno sole queste vittime incomprese. «È ormai di dominio pubblico l’ennesimo caso di stupro nelle nostre zone, a Oppido. Sarà forse per una chiusura mentale? Sarà per una scarsa empatia o per una mancanza di educazione al rispetto dell’altro? Sono tante le domande che avrei…e sono altrettante molteplici le risposte che nessuno mi darà. Però sono felice di annunciarvi che a breve ci attiveremo anche per questo caso, a fine Giugno è infatti prevista un’altra manifestazione a Villa San Giovanni».
E mentre Carlotta si prepara già alla prossima tappa, consapevole di errori e pronta a crescere sa di non essere sola in questo percorso di cambiamento perché altre giovani donne da Seminara hanno compreso che essere donna è una responsabilità che, oggi più che mai, deve vederci unite e complici in una vera rivoluzione culturale.

«La scorsa domenica abbiamo partecipato alla manifestazione “Sete di giustizia”, svoltasi nel comune di Seminara. Se dovessimo riassumerla in una sola parola, sarebbe determinazione: era questo che si respirava nell’aria, tra le poche, ma forti, persone. Eravamo forse una cinquantina, ma sembravamo molti di più. Abbiamo fatto sentire la nostra voce, rompendo un silenzio assordante, con un solo obiettivo: avviare un cambiamento, anche piccolo, ma necessario.
Abbiamo marciato a testa alta tra le vie di un paese che sembrava vuoto, oseremmo dire indifferente. Eppure, in quel silenzio, abbiamo trovato la forza di gridare per tutte quelle ragazze a cui, per troppo tempo, è stato imposto di tacere. Non ci siamo lasciate intimorire dall’assenza dei cittadini: abbiamo scelto di esserci, con coraggio e determinazione.

Ci aspettavamo di trovare una piazza piena, una comunità unita nel condannare ogni forma di violenza. Invece, la realtà è stata diversa: pochissime persone, e quasi nessuna di loro era residente a Seminara. Quel vuoto ci ha fatto riflettere. Non è possibile che i ragazzi della nostra età non abbiano partecipato, che siano rimasti in silenzio davanti alla violenza subita da una di loro. È inaccettabile che a doversi allontanare dal proprio paese sia la vittima e la sua famiglia, quando dovrebbe essere chi ha compiuto la violenza ad andarsene.

Eppure, nonostante tutto, credo che la nostra presenza abbia avuto un senso. Abbiamo dato una lezione di vita, e di questo siamo fiere. La manifestazione è stato un piccolo passo verso la libertà: libertà dalla violenza, dai pregiudizi, da una società ancora fortemente maschilista, dove troppi uomini pensano di avere potere su corpi che non appartengono loro, dove una donna che alza la voce viene presa per pazza, dove una donna che denuncia viene colpevolizzata. L’omertà si combatte con la cultura, con la presenza, con il coraggio di esporsi. Noi ci siamo, ci saremo sempre. Non lasceremo sole le donne vittime di violenza. La strada è lunga, ma cambiare si può. Se lo facciamo insieme. Con coraggio, con determinazione».