«Noi non stiamo chiudendo niente, il mandato che mi ha dato il presidente Occhiuto è stato: miglioriamo l’assistenza. Non chiudiamo nulla, e noi non stiamo utilizzando neanche la parola razionalizzazione».

Lucia di Furia è perentoria. Vuol fare arrivare il messaggio in maniera chiara ai suoi detrattori che l’accusano ormai da tempo di stare smantellando la rete territoriale dell’assistenza. Un attacco concentrico che parte dagli scranni di Palazzo San Giorgio e si compie su quelli di Palazzo Campanella dove il consigliere Giovanni Muraca e più in generale i dem calabresi, con il senatore e segretario regionale Nicola Irto in testa, chiedono al Commissario ad Acta, Roberto Occhiuto, di rimuoverla anche a causa di una presunta nomina irregolare finita anche dentro una interrogazione consiliare a cui non è arrivata alcuna risposta se non una serie di battute da parte del Commissario. La situazione si fa però più incandescente se si pensa all’attacco diretto sferrato dal sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà, secondo il quale quella denunciata dal Pd regionale è solo l’ultima in ordine di tempo di «una sequela di circostanze che evidenziano tutti i limiti di questa gestione». Il riferimento del primo cittadino è allo spauracchio del «taglio orizzontale delle guardie mediche che riguarda addirittura la metà dei presidi esistenti, alla chiusura dei poliambulatori e dei laboratori di analisi pubblici, ma anche alla lunga ed intricata vicenda delle strutture psichiatriche o quella, davvero incredibile, dei microinfusori per pazienti diabetici, per lungo tempo assenti e poi magicamente riapparsi dopo le proteste delle famiglie».

Dichiarazioni dure che ora trovano il loro culmine nella convocazione della seduta aperta del Consiglio comunale per lunedì 11 novembre alle ore 9 con all’ordine del giorno la discussione che ha un titolo eloquente: “Sanità, difendiamo il diritto alla salute”.

Un braccio di ferro che come spesso accade si svolge sullo sdrucciolevole terreno politico facendo perdere le tracce della sostanza delle argomentazioni portate nella discussione, da detrattori e sostenitori. 

Il Direttore generale Di Furia però sente la fiducia del presidente Occhiuto – «ho scelto per l’Asp più complicata d’Italia, che è l’Asp di Reggio Calabria, una delle dirigenti della sanità più brave d’Italia» ha detto il presidente nel corso della kermesse del centrodestra al “Cilea” – e va avanti come un treno e, ad apposita domanda sul clima teso e sulle accuse piovutegli addosso dal centrosinistra, prova a dare una lettura diversa della questione.  

«Abbiamo bisogno di migliorare l’assistenza e per migliorare l’assistenza dobbiamo farla crescere, quindi nessuno sta facendo nulla per chiudere nulla. Ho sentito durante l’estate anche di eventuali chiusure di questo o di quell’altro posto. Noi non chiudiamo niente. Noi siamo in difficoltà a dare servizi perché, come tutta Italia, pochi sono i professionisti e sicuramente la difficoltà di Reggio è una difficoltà maggiore, perché per anni non sono stati fatti concorsi e questo lo sanno tutti».

Insomma parole perentorie, che farebbero pensare ad un abbaglio del centrosinistra, del Pd e di Falcomatà che continua a lamentare «un’organizzazione approssimativa e precaria della sanità sul nostro territorio», anzi, Di Furia assicura che «adesso stiamo recuperando» anche grazie al presidente Occhiuto e alla «svolta dei colleghi che vengono da Cuba», ma rimarca il Direttore generale «anche i nostri concorsi cominciano a vedere delle partecipazioni più significative, segnale che c’è una nuova credibilità dell’azienda. Quindi, non si chiude nulla».