venerdì,Marzo 29 2024

Coronavirus, reggini bloccati in America fra esilio, paure e difficoltà economiche

Le storie di due concittadini rimasti in Argentina e Brasile e l'appello alle istituzioni per avere un aiuto che possa coprire in parte i costi enormi sostenuti

Coronavirus, reggini bloccati in America fra esilio, paure e difficoltà economiche

Sono tanti, troppi i calabresi sparsi per il mondo che non riescono a tornare a casa. Aver deciso di fare il viaggio della vita, andare in America per due reggini si è trasformata in una vera disavventura. La prima coppia è partita il 27 febbraio, Direzione Boinosaires. In Argentina hanno ritrovato parte della famiglia e vissuto i primi giorni di gioia da turisti alla scoperta di un paese straordinario. Ma quel viaggio di piacere, con l’arrivo improvviso del coronavirus che ha totalmente stravolto i piani, si è presto trasformato in altro come ci ha raccontato Antonio Zema.

Dall’Argentina

«Siamo partiti con la gioia nel cuore. I primi giorni sono stati belli perché abbiamo riallacciato rapporti, anche confidenziali e familiari con i parenti. Ma tutta questa gioia è durata fino a quando abbiamo scoperto che AirEuropa, che è la compagnia di bandiera con la quale siamo arrivati in Argentina, aveva annullato i voli di ritorno in Italia che doveva essere il 18 di marzo. La permanenza da quel momento in poi è diventata poco piacevole. Le giornate sono trascorse cercando di rimanere in contatto con il Consolato, mentre nostra figlia da Roma ha mantenuto i rapporti con la Farnesina per avere supporto. Ma non abbiamo avuto segnali positivi di interessamento da entrambi, nessuna forma di rassicurazione che si sarebbero mossi». 

Abbandonati dalle istituzioni

Un solo volo a pochi spiccioli organizzato dal Consolato ma Antonio non è stato avvisato. Tanta commozione e tenerezza nel volto di un uomo che insieme alla moglie, invalida all’80% per rientrare ha dovuto sottoscrivere un contratto impegnandosi a restituire 4mila euro di biglietti, nel silenzio assordante delle istituzioni.

«Ci hanno chiesto di restituire in tre mesi una cifra esorbitante per un pensionato. Ma adesso vogliamo rientrare e vorremmo avere la garanzia di arrivare in buona salute. Noi qui abbiamo rispettato la quarantena da quando l’allarme è scattato in Italia, molto prima che il virus arrivasse in America. Per questo vorremmo arrivare incolumi a Roma e poi da li tornare a Lamezia e farci venire a prendere considerando che a Reggio l’aeroporto non funziona. Ho scritto una lettera al sindaco metropolitano informandolo della nostra situazione. Confido nel buon senso dell’amministrazione comunale, del sindaco Giuseppe Falcomatà e nella disponibilità del Governo regionale affinchè non ci lascino soli a pagare il prezzo di questa emergenza».

L’appello e la richiesta di auto

Cittadini abbandonati al loro destino. L’appello alle istituzioni e un grido di aiuto che arriva anche dal Brasile dove la reggina Raffaella Polifroni con il fidanzato è rimasta bloccata da oltre un mese. Il fidanzato barista a Reggio in cassaintegrazione attende ancora l’arrivo dell’ammortizzatore sociale e la permanenza sta diventando sempre più difficoltosa.

Dal Brasile

«Siamo partiti a febbraio per un viaggio vacanza e per trovare i genitori del mio fidanzato che è brasiliano. Dovevamo stare qui un mese, invece, il nostro rientro è coinciso con l’annuncio del look down in Italia e siamo rimasti qui bloccati. I voli continuano ad essere cancellati e l’ambasciata non ci ha dato nessun supporto, nessun aiuto. Siamo rimasti senza soldi perché la cassaintegrazione non è ancora arrivata. Qui il virus sta iniziando ora ad espandersi e la paura è che non riusciremo più a tornare. Non possiamo rimanere bloccati qui senza soldi e con la paura di essere contagiati perché l’assicurazione sanitaria che avevamo sottoscritto per il viaggio è scaduta già da un mese. O ci aiutano a rientrare o ci mettano nelle condizioni di continuare la quarantena qui. Così non possiamo farcela, abbiamo paura».

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