Reggio, il dolore e la speranza di Maria ai piedi della Croce nel Cantu da Passioni dei Mattanza – VIDEO
La preziosa eredità di Mimmo Martino rivive nello spettacolo di teatro canzone che anche quest’anno sta animando santuari e chiese. Domani tappa a Palizzi Marina
«Figghiu, ti ciangiu ’ssi to’ santi pedi, chi supra a la Cruci ’nchiovati li teni. Figghiu, ti ciangiu ’ssi to’ santi brazza, chi supra a la Cruci la carni si strazza. Fígghiu, ti ciangiu ’ssa to’ santa panza, chi supra a la Cruci è misa ’n vilanza. Figgliu, ti ciangiu ’ssa to’ santa vucca di feli e d’acitu ’mbivirata tutta. Figghiu, ti ciangiu ’ssa to’ santa testa tutta di spini ’ncurunata a festa».
La voce accorata è quella di Maria, madre ai piedi della Croce sulla quale il Figlio consegna la sua vita terrena al Padre eterno per salvare l’umanità intera, nel Cantu da Passioni dei Mattanza. Il dolore e lo strazio, la consolazione e la speranza. La morte e la vita, l’indifferenza e l’amore. Fluttua in queste pieghe dell’umano, come in quelle del tempo, e sempre emoziona lo spettacolo che celebra, nel segno dell’arte e la cultura popolare, la Passione di Cristo. I Mattanza, fondati nel 1997 dal compianto Mimmo Martino, scomparso nel 2015, impegnati nella valorizzazione di testi antichi attraverso sonorità originali e moderne, rinnovano la proposta di un racconto originale e intriso di devozione popolare degli ultimi momenti di vita di Gesù sulla Croce.
’U rivoggiu da Passioni
“Cantu da Passioni” rievoca le ultime ore di vita di Gesù dando nuova linfa all’Orologio della Passione, ’U rivoggiu da Passioni. Scrigno di antichi brani della tradizione popolare tramandati oralmente, esso è stato esplorato dall’indimenticato Mimmo Martino durante la sua colta ricerca tra le radici umili e profonde della nostra storia e quindi della nostra identità. Ne è nata una perla di teatro canzone già incastonata nella nostra tradizione popolare di eccellenza e già in viaggio oltre ogni confine. Un racconto assolutamente unico in cui il mistero dell’Incarnazione e della Resurrezione si svela attraverso l’arte e si scioglie in musica, canto e voce.
Ne abbiamo raccolto l’intensità in occasione dello spettacolo nella sontuosa chiesa di San Paolo Apostolo a Reggio Calabria.
Qui Mario Lo Cascio (chitarra, lira calabrese e voce), Rosamaria Scopelliti (voce e percussioni), Alfredo Verdini (percussioni), Teo Megale (fisarmonica) e Lorenzo Praticò (voce narrante) hanno dato corpo e anima alla Passione di Cristo.
L’eredità di Mimmo Martino
«Mimmo Martino è sempre con noi. Egli continua a ispirare i nostri passi. Questo spettacolo è una sua creatura. Noi cerchiamo con grande umiltà di portarlo avanti e di farne dono a un pubblico sempre più esteso. “Cantu da Passioni” incarna il dolore terreno di Maria. Un dolore che è il dolore di tutte le madri, quelle di figli strappati dalla guerra o dalla ‘ndrangheta», racconta Mario Lo Cascio.
«Priamu a Ttia Riggina d’a Muntagna chi fai chi quandu chiovi nuju si bagna: fandi japriri l’occhi e finalmenti facimu mu sparisci ’a malaggenti».
«Chiudiamo lo spettacolo con “Riggina” dedicato alla Madonna di Polsi di San Luca e al santuario, per ricordare che, al di là delle cronache, in esso palpita un’antica e preziosa storia di devozione popolare», evidenzia ancora Mario Lo Cascio
«Un racconto che rende Cristo uomo prima che figlio di Dio. È anche un tributo alla bellezza del nostro dialetto, lingua nella quale questo spettacolo è nato e continua a vivere. Il dialetto, che scorre nel nostro sangue di calabresi, salda questa narrazione universale anche alla nostra storia e alla nostra terra», sottolinea Lorenzo Praticò.
«L’umanità deve trasudare dalle parole. Questo spettacolo ha viaggiato tanto. Abbiamo potuto constatare che il nostro dialetto per quanto duro sappia sciogliersi in emozioni che raggiungono direttamente il cuore, al di là della necessità di una comprensione prettamente linguistica. Anche in questo, oltre che nella preziosa eredità di Mimmo Martino e nel messaggio del dolore universale di Maria e di tutte le madri, risiede la forza di questo spettacolo», racconta Rosamaria Scopelliti.
Quando l’arte è preghiera
«La fede si testimonia con il silenzio e le parole, con il raccoglimento e la preghiera e anche con la musica e l’arte. Per la nostra comunità parrocchiale, questo spettacolo in chiesa ha rappresentato davvero una tappa molto significativa lungo il cammino di attesa della Resurrezione di Gesù», sottolinea don Simone Gatto, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo di Reggio Calabria.
Radici e memoria
«Un popolo senza storia è come un albero senza radici: è destinato a morire». Questo il pensiero di Mimmo Martino tradotto in azione e divenuto anima pulsante e ancora viva della sua intensa ispirazione artistica e della sua sapiente ricerca. Una ispirazione che continua a vivere in questo spettacolo che viaggia anche oltre la Calabria e che in vista di queste festività pasquali ha animato santuari e chiese. Esso è destinato a viaggiare e a emozionare ancora. Previste altre due tappe domani, giorno di Pasqua, alle ore 18:30 nella chiesa del Santissimo Redentore in Marina di Palizzi e mercoledì 12 aprile alle ore 20:30 al teatro San Bruno di Reggio Calabria.
Frammenti di una storia antichissima
“Pighiu Licenza”, “‘U liutu” “Pinziamu, Cristiani”, passando per i vibranti “Ciangendu”, “Chiantu ‘i Maria” e “Cricifissu”, fino a “Nta ‘stu letto mi curcu Jeu” e alla palpitante “Riggina”. Questi sono alcuni dei frammenti di una storia antichissima fermati nel tempo e ricomposti in questo spettacolo di teatro canzone. Nutrendosi della profondità della fede di chi ascolta e compartecipa, essi rinnovano la loro forza e la loro immutata capacità di custodire e tramandare l’umano.
- Tags
- reggio calabria