Migranti oltre la Tendopoli, a Rosarno si attendono i fondi per arredare 36 alloggi: speranze di dignità in contrada Serricella
Il sindaco Pasquale Cutrì aspetta da un giorno all'altro un finanziamento per poi pubblicare l'avviso e finalmente assegnare gli appartamenti, da anni inutilizzati

«Da un giorno all’altro attendiamo notizie di un finanziamento per arredare i trenta alloggi in contrada Serricella. Seguirà la pubblicazione di un avviso al quale potranno partecipare anche i migranti che abbiano i requisiti. Vi sono poi altri sei alloggi in via Maria Zita che seguiranno la stessa destinazione. Dunque 36 alloggi per oltre 150 persone». Il sindaco di Rosarno, Pasquale Cutrì, spiega quale sia il contributo che in questo momento sta approntando per favorire l’integrazione abitativa dei migranti braccianti impegnati nella piana di Gioia Tauro. Sia Rosarno che San Ferdinando sono, per altro, le due località calabresi che saranno destinatarie di risorse con il recente decreto Caivano bis.
Arrivati i fondi attesi si potrebbe dare anche un contributo al lavoro già messo in campo per sgombrare e chiudere la tendopoli dal sindaco di San Ferdinando, Luca Gaetano. Finalmente sarebbero abitati quegli appartamenti da anni inutilizzati, nonostante la costante esigenza di accogliere in modo dignitoso i migranti impegnati in agricoltura.
Finanziate nel 2012 dalla Regione Calabria 3milioni e 380mila euro di fondi europei, le palazzine di contrada Serricella avrebbero dovuto inizialmente essere destinate alla rete di sola accoglienza dei migranti e delle loro famiglie. Questo, come anche l’assenza di un collaudo che nel 2022 ha portato alla risoluzione del contratto con la ditta costruttrice delle stesse palazzine, ha di fatto generato in questi anni delle criticità da superare. Oggi, finalmente pare profilarsi l’utilizzo di questi appartamenti.
4 alloggi in immobili confiscati
«Certamente il maggiore sforzo, con riferimento alla tendopoli, è quello compiuto dal collega, il sindaco Luca Gaetano che bene sta lavorando e non solo con il decreto Caivano Bis. Anche noi a Rosarno – prosegue ancora il sindaco Cutrì – facciamo la nostra parte e daremo il nostro contributo. All’orizzonte anche l’intervento per il quale ci è stato assicurato un contributo da parte della Svizzera, che non accoglie migranti ma finanzia attività di accoglienza e integrazione. Si tratta della riqualificazione di 12 beni confiscati alla criminalità organizzata dai quali trarremo altri quattro appartamenti. Saranno altri quattro alloggi che potremo assegnare».
«Siamo una comunità accogliente. Attiveremo anche un polo sociale, di orientamento ai servizi e di affiancamento per i migranti», sottolinea ancora il primo cittadino di Rosarno.
L’integrazione abitativa
L’integrazione abitativa, in questo frangente storico – può effettivamente costituire una delle chiavi di volta per mettere fine all’esperienza indecorosa delle tendopoli nella piana di Gioia Tauro. In occasione della recente visita, l’unica nota stonata e dunque positiva rispetto alle condizioni in cui versavano i migranti quindici anni fa, ai tempi della rivolta, è rappresentata da una significativa prevalenza di braccianti contrattualizzati. In quanto regolarmente retribuiti, potrebbero anche affittare delle case se vi fosse la possibilità di farlo.
Case da affittare cercasi
Lo conferma anche l’organizzazione umanitaria indipendente Medici per i Diritti presente nella Piana di Gioia Tauro da oltre un decennio che nei giorni scorsi ha riferito che «solo pochissimi braccianti, 96 persone in tutto, sono riusciti a trovare un posto presso il Villaggio della Solidarietà. Non ci sono case da affittare, e comunque non ci sono case che i proprietari vogliono affittare ai braccianti. Tutti gli altri sono obbligati a vivere in alloggi precari, come insediamenti informali ed edifici abbandonati, spesso senza avere accesso ai servizi igienici ed essenziali. Più di cinquecento cercano rifugiò nella Tendopoli di San Ferdinando, luogo teatro di atti di violenza, soprusi, insalubrità, degrado e abbandono. Lì gli ultimi – riferisce ancora Medu – ad arrivare per la stagione della raccolta non riescono a trovare neanche un posto dove dormire».