Tutti gli articoli di Società
PHOTO
Un primo protocollo ministeriale firmato nel 2017 fino all’ultimo rinnovo nel 2024. Dagli iniziali due ministeri fino agli attuali sei. Continua a crescere in termini di coinvolgimento e a dare i suoi frutti importanti il progetto “Liberi di scegliere” per dare a donne e minori provenienti da contesti mafiosi.
Un cammino iniziato già prima della firma del 2017. Provvedimenti lungimiranti e coraggiosi furono adottati dall’allora presidente del tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, oggi in servizio a Catania, Roberto Di Bella. Provvedimenti che consentivano a minori nati e cresciuti in un contesto mafioso di essere allontanati dalla famiglia per sperimentare nuove possibilità di vita.
Dunque mossi a Reggio Calabria i primi passi verso la costruzione per bambini e adolescenti di alternative a un destino segnato dall’appartenenza a famiglie di ‘ndrangheta. Opportunità che necessitano di interventi di rafforzamento degli strumenti di protezione per un nuovo modello di giustizia sociale.
«Sono circa 180-190 i minori oggi coinvolti, di cui 90 nel reggino, e circa 50 le madri. Sarebbe adesso il caso, però, di intervenire sullo strumento e di introdurre una legge ad hoc alla quale si sta già lavorando molto». È quanto spiega Patrizia Surace coordinatrice nazionale del protocollo governativo Liberi di Scegliere per Libera, ospite negli studi del Reggino.it della nuova puntata del format A tu per tu.
La tutela del minore
«Il protocollo liberi di scegliere all’inizio è stato letto e interpretato male. Si era ritenuto che avesse l’obiettivo di allontanare i figli dalle loro famiglie. In realtà non è assolutamente così. La missione del tribunale per i Minorenni è quella di tutelare l’interesse supremo del minore. In particolare, con riferimento a questo protocollo, la missione è quella di offrire delle opportunità, delle alternative di vita, prospettando loro delle soluzioni esistenziali diverse da quelle che conoscono e più rispondenti alla loro età.
Quando il tribunale riscontra una condizione di pregiudizio, interviene a tutela di ragazzi che, se non sono coinvolti in attività illecite o addirittura faide sono comunque educati in prospettiva. Allora il nostro intervento consiste nel dare loro la possibilità di deviare il loro destino da quello segnato da carcerazione o morte, perchè queste sono purtroppo le conseguenze del vivere nei contesti mafiosi.
Le aspre critiche rivolte al protocollo – spiega ancora la reggina Patrizia Surace coordinatrice nazionale del protocollo governativo Liberi di Scegliere per Libera – hanno riguardato i provvedimenti di sospensione e di decadenza della potestà genitoriale. Provvedimenti che devono essere calati nella prospettiva che delineavo prima per non apparire iniqui e invasivi della famiglia.
Va precisato che essi sono preceduti da un iter complesso e da valutazioni scrupolose compiute caso per caso. Pensiamo ai bambini coinvolti nella distribuzione di droghe in giro per la città o che siedano a tavola in cucina accanto a genitori che impacchettano droga. È chiaro che ci sono, in questi casi, una esposizione concreta e rischi per la sicurezza psicofisica di questi minori. Dunque è indiscutibile questo genitore, nello specifico, non sia un buon genitore. La storia processuale in sede penale non ci riguarda ma ci riguardano le comportamenti gravi e inadeguati in merito alla competenza genitoriale».
L’affidamento culturale e l’allontanamento
«L’allontanamento dalla famiglia, dunque resta l’estrema ratio, e anche quando si pratica si chiede alle agenzie competenti di cercare di capire se ci siano delle modalità per recuperare le eventuali carenze, nell’ottica di un ripristino, perché comunque per i minori è importante. Questo è bene sottolinearlo.
Le direttrici del progetto sono, infatti, due. I minori restano sul territorio e vengono accompagnati sotto il profilo culturale ed educativo, rimanendo in famiglia seppure con una limitazione della potestà genitoriale ma con il supporto dei servizi, il cosiddetto affidamento culturale. Nelle ipotesi di grave pregiudizio arrecato dalla permanenza in famiglia e dalla relazione educativa, il minore viene allontanato con provvedimento di sospensione o addirittura decadenza della potestà genitoriale. Un percorso che richiede assistenza e accompagnamento dei minori nel maturare scelte e decisioni non condivise dai genitori ai quali restano naturalmente legati». È quanto spiega ancora, Patrizia Surace coordinatrice nazionale del protocollo governativo Liberi di Scegliere per Libera insieme a don Giorgio De Checchi.
Il ruolo delle madri
«Il percorso è spesso affrontato con le madri. Alcune chiedono aiuto prima intervenga il tribunale. Altre volte è il tribunale che stimola nelle donne la riflessione sulla prospettiva di un loro cambiamento di vita. Molte volte all’interno di queste storie familiari ci sono reiterate e gravi violenze fisiche e psicofisiche. È, dunque, importante che alla donna venga offerta un’alternativa che sia anche un cambiamento per la propria esistenza e per quella dei propri figli. Recidere i rapporti con la famiglia di origine o con la famiglia del marito può essere un bisogno inespresso che, non immaginando di poter affrontare da sole, neanche se lo rappresentano».
Il protocollo interistituzionale
Il rinnovo è stato sottoscritto nel marzo 2024. Hanno firmato ministero della Giustizia, ministero dell’Interno, ministero dell’Istruzione e del Merito, ministero dell’Università e della Ricerca, ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità presso la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ancora direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Cei conferenza Episcopale italiana (al momento l’unica a contribuire finanziariamente dato che a oggi il protocollo ha un costo pari a zero per lo Stato), Corte d’appello, Procura generale presso la corte d’appello, tribunale per i Minorenni, procura della Repubblica presso il tribunale per i Minorenni e procura della Repubblica presso il tribunale di Catania, Palermo, Napoli e Reggio Calabria.
Da Libera, Salesiani per il sociale Apd, associazione fonte di Ismaele Odv, Associazione centro Elis, associazione Cometa Odv, fondazione di comunità San Gennaro. L’adesione si è recentemente allargata anche al distretto di Milano e al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
La necessità di una legge
Unanime resta l’auspicio di una legge nazionale che uniformi l’operato delle procure e dei tribunali per i minorenni nell’attuazione del protocollo Liberi di Scegliere, volto a dare nuove possibilità di vita ai minori cresciuti in contesti mafiosi.
«Si sta lavorando con determinazione in questa direzione. All’interno della Commissione Antimafia, è stato istituito un comitato Minori. La legge da adottare offrirebbe alle madri e ai minori maggiori garanzie. Il cambio anagrafico, per tutelare le donne e i minori coinvolti nei percorsi e che necessitano di allontanarsi da casa in sicurezza. Il sostegno economico periodico per le madri impegnata a ricominciare da donne e madri libere. Ciò contribuirebbe in maniera molto significativa a fronteggiare le delicate situazioni attenzionate ad oggi dal protocollo governativo.
Ad oggi tutto si deve alla rete del Terzo settore e al supporto economico che in questo caso viene fornito da Libera attraverso la Cei. Occorre strutturare un intervento all’interno del nostro ordinamento giuridico conferendo a questo protocollo strumenti adeguati alla sua finalità essenziali per il futuro di tanti bambini e adolescenti e della società». Così ha concluso Patrizia Surace, coordinatrice nazionale del protocollo governativo Liberi di Scegliere per Libera.
Condivisa anche l’urgenza del cambio anagrafico .