30 anni di Libera, a Reggio la performance Libere/i di scegliere sulle scalinate del teatro Cilea – FOTO e VIDEO
La tappa in riva allo Stretto della campagna “Fame di verità e giustizia” per declinare un nuovo paradigma di giustizia sociale anche garantendo maggiori strumenti di protezione e reinserimento per donne e minori provenienti da contesti mafiosi. Un tributo alla memoria della testimone di giustizia e vittima della ndrangheta Lea Garofalo

«La mia libertà è già una rivoluzione», grida Lea Garofalo, testimone di giustizia di Petilia Policastro nel Crotonese uccisa a Milano nel 2009 e vittima di ndrangheta. Lei rivive ai piedi della scalinata del teatro Cilea di Reggio Calabria in occasione della performance di Katia Colica e Thecla De Marco con la collaborazione di Antonio Aprile. L’occasione è quella della tappa in riva allo Stretto della campagna nazionale “Fame di verità e giustizia”, lanciata da Libera per i suoi trent’anni.
Il contrasto a mafie e corruzione e il supporto concreto a chi vuole rompere con le logiche criminali, soprattutto donne e minori provenienti da contesti mafiosi, a chi ancora attende verità e giustizia. Questo il cuore pulsante della campagna con cui Libera, nel suo trentesimo anno di attività, sta attraversando nuovamente l’Italia.
Le tappe in Calabria
Dopo la tappa a Cosenza, il viaggio di “Fame di verità e giustizia” approda a Reggio Calabria con la performance sul tema di “Libere/i di scegliere“. Una tappa che avrebbe certo meritato una partecipazione più numerosa. Il viaggio in Calabria proseguirà a Vibo Valentia, lunedì 16 giugno ore 18 sul Corso Vittorio Emanuele III, nei pressi della Prefettura, con un focus su “Verità e Giustizia per le vittime innocenti delle mafie”. Si concluderà a Lamezia Terme, nell’ambito di “Trame Festival”, giovedì 19 giugno, alle ore 16.30 a Palazzo Nicotera, nel centro storico della città.
In atto una capillare azione di advocacy rivolta alle istituzioni competenti per riscrivere l’agenda pubblica portando al centro l’urgenza del contrasto ai mafiosi e ai corrotti e l’affermazione del valore della giustizia e della trasparenza nella vita pubblica. Particolare il tema scelto per l’iniziativa a Reggio Calabria, “Libere/i di Scegliere”. È proprio la libertà che ha esercitato Lea salvando la figlia Denise sacrificando la sua vita. L’urgenza, in questo caso, riguarda il rafforzamento degli strumenti di protezione e reinserimento per donne e minori provenienti da contesti mafiosi, dimensione essenziale per un nuovo modello di giustizia sociale.
Liberi di Scegliere: la necessità di una legge
«Sono circa 150 minori coinvolti e circa 30 madri coinvolte. Tendenzialmente – spiega la reggina Patrizia Surace coordinatrice nazionale del protocollo governativo Liberi di Scegliere per Libera – le direttrici del progetto sono due. I minori restano sul territorio e vengono accompagnati sotto il profilo culturale ed educativo, rimanendo in famiglia ma con il supporto dei servizi, il cosiddetto affidamento culturale. Nelle ipotesi di grave pregiudizio arrecato dalla permanenza in famiglia e dalla relazione educativa, il minore viene allontanato con provvedimento di sospensione o addirittura decadenza della potestà genitoriale. L’allontanamento resta l’estrema ratio. Questo è bene sottolinearlo.
Occorrono maggiori garanzie di protezione
Un primo protocollo ministeriale è stato firmato nel 2017. L’ultimo rinnovo risale al 2024. Continua a crescere in termini di coinvolgimento e a dare i suoi frutti importanti. Sarebbe adesso il caso, però, di intervenire sullo strumento e di introdurre una legge ad hoc alla quale si sta già lavorando molto. È opportuno segnalare a riguardo che, all’interno della Commissione Antimafia, è stato istituito un comitato Minori. La legge da adottare offrirebbe alle madri e ai minori maggiori garanzie, dal cambio anagrafico al sostegno economico. Ciò contribuirebbe in maniera molto significativa a fronteggiare le delicate situazioni attenzionate ad oggi dal protocollo governativo». È quanto spiega ancora, Patrizia Surace coordinatrice nazionale del protocollo governativo Liberi di Scegliere per Libera insieme a don Giorgio De Checchi.
Unanime resta, dunque, l’auspicio di una legge nazionale che uniformi l’operato delle procure e dei tribunali per i minorenni nell’attuazione del protocollo Liberi di Scegliere, volto a dare nuove possibilità di vita ai minori cresciuti in contesti mafiosi. Condivisa anche l’urgenza del cambio anagrafico per tutelare le donne e i minori coinvolti nei percorsi e che necessitano di allontanarsi da casa in sicurezza.
Liberi di scegliere: il cammino avviato a Reggio
Significativo il tema scelto per la tappa di Reggio Calabria. Qui oltre un decennio fa, furono adottati i coraggiosi provvedimenti di allontanamento dalle famiglie mafiose dall’allora presidente del Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, oggi di servizio a Catania.
Quelli furono i primi passi verso la costruzione per bambini e adolescenti di alternative a un destino segnato dall’appartenenza mafiosa e dalla violenza che da essa discendeva. Un percorso oggi di portata nazionale, sorretto da una progettualità in espansione e divenuto uno strumento potente di contrasto alle mafie. Un percorso che da tempo necessita di una legge ad hoc e che oggi si avvale di un protocollo interistituzionale rinnovato, per altri tre anni, nel luglio 2024.
Il rinnovo del protocollo interistituzionale
Il rinnovo è stato sottoscritto lo scorso marzo. Hanno firmato ministero della Giustizia, ministero dell’interno, ministero dell’Istruzione e del Merito ministero dell’Università e della Ricerca, ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità presso la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ancora direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo, conferenza Episcopale italiana (al momento l’unica a contribuire finanziariamente), Corte d’appello, Procura generale presso la corte d’appello, tribunale per i Minorenni, procura della Repubblica presso il tribunale per i Minorenni e procura della Repubblica presso il tribunale di Catania, Palermo, Napoli e Reggio Calabria.
Da Libera, Salesiani per il sociale Apd, associazione fonte di Ismaele Odv, Associazione centro Elis, associazione Cometa Odv, fondazione di comunità San Gennaro. L’adesione si è recentemente allargata anche al distretto di Milano e al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
La legge in Sicilia e la legge in Calabria
Sul piano operativo, spinte di rafforzamento arrivano decise anche dalla Sicilia dove l’Assemblea regionale nelle scorse settimane ha approvato un’apposita legge che offre a madri e minori un’opportunità concreta di uscire dalla morsa della mafia. Una legge che si ispira proprio ai percorsi avviati ormai da tempo non solo in Calabria.
Sul fronte della sensibilizzazione si è mosso il Consiglio regionale della Calabria nel 2023. Con apposita legge, «riconosce, valorizza e sostiene il progetto culturale “Giustizia e Umanità Liberi di Scegliere” promosso dall’associazione culturale no profit per il bene sociale, Biesse. Essa sostiene l’omonimo premio culturale destinato alle scuole attraverso un finanziamento pari a cinque borse di studio dell’importo di 2 mila euro ciascuna».
Fame di verità e giustizia
«Libera da trent’anni attraversa le strade e le piazze d’Italia. Lo fa dal 1995, da quando raccolse oltre 1 milione di firme per destinare ad uso sociale i beni confiscati alle mafie. In questo momento storico c’è necessità riempire strade e piazze. Ci sono momenti – afferma Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera in Calabria – nelle quali tacere diventa una colpa e muoversi un obbligo morale e una responsabilità civile. Per questo motivo lo scorso 10 maggio Libera ha lanciato questa campagna nazionale itinerante. Partita da Bologna, sta attraversando il nostro paese da nord e sud.
La campagna sta coinvolgendo anche diversi paesi europei, in considerazione della dimensione internazionale ormai assunta delle mafie e in particolare dalla Ndrangheta, unica organizzazione criminale presente in cinque continenti 42 paesi. La campagna ha l’obiettivo di rimettere al centro nell’azione politica e sociale, il tema della giustizia sociale del contrasto alle mafie e della corruzione. In questo momento particolare, nel nostro Paese si rischia, alla luce di alcune misure adottate a livello politico, di normalizzare questi fenomeni. Invece vanno contrastati con determinazione.
La campagna ha, quindi, anche l’obiettivo importante di risvegliare quelle coscienze». È quanto afferma ancora Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera in Calabria.
Le richieste di Libera
Riutilizzo dei beni confiscati, diritti delle vittime innocenti delle mafie, Libere di scegliere, contrasto alla corruzione. Preoccupazione per il DL sicurezza e una giustizia diseguale, promozione dell’educazione come strumento di emancipazione dalle mafie. gioco d’azzardo, ambiente, libertà di informazione, carcere rieducante, disarmo contro l’attacco al dissenso, all’autonomia della magistratura e alla democrazia rappresentativa. Ecco i punti della piattaforma su cui Libera chiede scelte politiche concrete e strutturali, non proclami.
Tra questi: norme più efficaci su confisca e riutilizzo sociale dei beni mafiosi; scrivere il diritto alla verità nella carta costituzionale; una regolazione stringente delle situazioni di conflitto di interesse e di una legge quadro del settore del gioco d’azzardo. Ancora una nuova strategia nazionale sulle aree a forte povertà educativa; tutela e sostegno per chi denuncia e rompe con il crimine; politiche inclusive per chi vive in situazioni di marginalità; inserimento nell’ordinamento la direttiva sulle querele temerarie.
Reati spia in Calabria
C’è un tentativo di smantellare leggi preziose per individuare quei “reati spia” della presenza mafiosa. A fronte dell’aggravarsi della corruzione, assistiamo a un progressivo allentamento dei freni inibitori sul piano legislativo e dei controlli. Siamo davanti a una giustizia che da un lato mette in campo leggi rigorose nei confronti degli ultimi, dall’altro lato si presenta con le armi spuntate nei confronti della criminalità mafiosa e dei colletti bianchi. Libera ha elaborato i dati relativi ad alcuni reati spia (reati di usura, di estorsione e riciclaggio denaro, delitti informatici e truffe e frodi informatiche).
Questi reati possono indicare una possibile infiltrazione delle mafie nel tessuto economico. Nel 2024 il numero totale in Italia è di 322.071, pari a 822 reati al giorno, 34 ogni ora. Il 50,4% dei reati sono concentrati al Nord, il 28,1% al Sud comprese le isole e il 21,4 % al centro. Il dato complessivo dei reati spia in Calabria è di 7.843. In particolare, 358 estorsioni, 5 casi di usura, 36di riciclaggio, 6.668 truffe e frodi informatiche, 776 delitti informatici.
Reati spia a Reggio
A livello provinciale sul podio troviamo Reggio Calabria con 2582 reati spia, pari al 33% del totale regionale: 96 estorsioni, 2 di usura, 11 di riciclaggio, 2122 truffe e frodi informatiche, 351 delitti informatici. A seguire c’è la Provincia di Cosenza, con 2.256 reati spia, il 29% del totale regionale: 117 estorsioni, 11 riciclaggio, 1949 truffe e frodi informatiche, 179 delitti informatici. Al terzo posto Catanzaro con 1.620 reati spia pari al 21% del totale regionale con 83 estorsioni, un reato di usura, 5 riciclaggio, 1.404 truffe e frodi informatiche, 127 delitti informatici. Segue Vibo con 734 casi :26 estorsioni, 3 di riciclaggio, 629 truffe e frodi informatiche, 76 delitti informatici. Chiude Crotone con 639 reati spia con 35 estorsioni, 2 di usura, 4 riciclaggio di riciclaggio, 555 truffe e frodi informatiche, 43 delitti informatici.
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