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Da un orlo di terra dove il concetto di modernità contrasta con la splendore della natura, si erge Ferruzzano a circa 60 km da Reggio Calabria. Secondo alcuni scritti fu fondata all’inizio del XVI secolo, dagli abitanti delle località costiere. Il nome, di derivazione latina, è composto dal sostantivo “ferru” (ferro) e dall’aggettivo “nzanu” (sano) ciò vorrebbe dire “ferro saldo”, ossia “ferro che non si rompe”. Questa denominazione deriva forse, dal fatto che la posizione del paese, situato su una collina quasi inaccessibile, naturalmente fortificata, doveva renderlo inespugnabile. Come tutti i paesi della costa, anche Ferruzzano dovette spingersi verso l’interno, a seguito delle incursioni dei Saraceni, che infestarono la zona, seminando rovine e distruzione d’ogni genere.
Fu quasi del tutto distrutta dal terremoto della seconda metà del XVIII secolo, a seguito del quale, pur essendone stata disposta la ricostruzione sul litorale, fu data origine al solo borgo rurale di Saccuti. Successivamente, fu nuovamente colpita, da quello dei primi del ‘900.
Il centro storico, che sorge a 474 metri sul livello del mare, da cui dista appena nove chilometri, per la sua splendida posizione geografica, offre uno scorcio panoramico incantevole. La piazza Belvedere e i tre Calvari costituiscono i punti strategici da cui si possono osservare le suggestive montagne dell’Aspromonte Orientale e i vari paesi che lo costellano: Brancaleone, Bruzzano, Staiti, Samo, Sant’Agata, Caraffa, Bianco e Africo.
Tra le cose più singolari da vedere spiccano la chiesa parrocchiale, dedicata a San Giuseppe, e i resti di vecchi edifici, consistenti soprattutto in avanzi di portali decorati, finestre e altri elementi architettonici, risalenti al XVI e XVII secolo.
Gli altari del vino
Non tutti però sanno che Ferruzzano, oltre a chiese e antiche dimore è unica al mondo per una determinata peculiarità: i palmenti.
Questi ultimi sono delle vasche piuttosto ampie e non troppo profonde utilizzate per la fermentazione del mosto. Nella vasca superiore, si pigiava l’uva e si facevano fermentare le vinacce, in quella inferiore, più piccola, si raccoglieva il mosto che defluiva, tramite un foro, da quella superiore. Utilizzati in grande scala tra l’età ellenistica e tutta quella dell’Impero Romano, l’utilizzo si è prolungato quasi fino ai giorni nostri. Sono presenti in tutta l’area del Mediterraneo.
Ferruzzano però, come dicevamo, è il paese con il più alto numero di palmenti al mondo. In un’area di poco più di 19 km, ne sono stati censiti più di 160 su l’intero territorio comunale. Proprio per questo motivo, il paesino è conosciuto anche come “Città dei Palmenti”.

Gli studi
Intorno a questi prodotti artigianali, nel corso del tempo, data la loro importanza, si è incentrata l’attenzione di studiosi di fama internazionale. Per citarne alcuni Patrick E. McGovern, docente di Antropologia all’università della Pennsylvania e direttore del Museum Applied Science Center for Archaeology della stessa università, Lin Foxhall, esperta di archeologia classica dell’università di Leicester in Inghilterra; John Robbe dell’università di Cambridge, Robert Winter docente di storia dell’arte presso il Rhine-Renoir College del North Carolina.
Chi però ha maggiormente contribuito allo studio e successivamente al censimento di questi antichi manufatti, è il famoso palmentologo, Orlando Sculli. Il professore, per aver contribuito e sostenuto il progresso qualitativo dell’enologia italiana, in particolare con studi sui vitigni autoctoni e sui palmenti della Locride, oltre a varie pubblicazioni, ha ricevuto il premio “Benemeriti della Vitivinicoltura Italiana” con la Medaglia di Cangrande, che dal 1973 viene riconosciuto su base regionale a personalità che si sono distinte per aver valorizzato e promosso la cultura vitivinicola della propria regione.
Infaticabile ricercatore e promotore di antichi vitigni, a lui si deve la riscoperta di antichissimi genomi di vite. Oltre ad aver censito i palmenti presenti all’interno del Comune di Ferruzzano, ha classificato anche quelli presenti nella vallata che va dalla fiumara di Bruzzano al torrente Bonamico di Bovalino, censendone in tutto quasi 750. All’interno del libro “I palmenti di Ferruzzano”, edito da Palazzo Spinelli, il professor Sculli dà un’ampia descrizione di questi “altari del vino”, descrivendone il forte utilizzo durante il periodo ellenico, bizantino e moderno. Il vino prodotto infatti era esportato in tutta l’area del Mediterraneo ma in seguito all’estensione araba, il commercio fu interrotto improvvisamente..
Nessun altro luogo, come quello di Ferruzzano e sobborghi, vanta una tale presenza di palmenti. Questi sono stati usati ininterrottamente sino alla metà del 1900. Molti, a testimonianza della loro storia, recano impresse delle croci, sia di tipo bizantino, sia di tipo latino, consentendoci così di stimare, almeno in parte, il lungo periodo del loro impiego.
Bellezze naturalistiche
Ferruzzano non smette di sorprendere anche dal punto di vista naturalistico. Ne è esempio il Bosco di Rudina, geloso guardiano di piante di altissimo valore, tanto da essere riconosciuto dalla Comunità Europea luogo SIC. Un angolo di macchia mediterranea incontaminata che avvolge un insieme di formazioni rocciose scavate da acqua e vento, è diventato meta di tanti esperti escursionisti e studiosi che vi arrivano da varie università. Di rilevante importanza la “Rocca del Caruso”, che sorge maestosa a guardia di tutte le zone confinanti, le fontane, a sorgente naturale di “Zagaria”, di “Scrisà”, dello “Scalone”, in località Stinchi, di “Santu Petru”, della “Portella”, di “Strangio”, dei “Frati”, e quelle di “Stroffa” e di “Saccuti”, rappresentano dei percorsi suggestivi per tutti gli amanti della natura e sono punti di richiamo della vita del paese nel passato.
Sul lato opposto, la valle degli Armeni, chiamata così come dimostrazione delle popolazioni di origine Siriaco-Armeni che intorno al V sec. d.C. abitarono la zona, si erge un piccolo edificio, la chiesa di Santa Maria degli Armeni, piccolo tempietto a forma di pagoda che richiama altri analoghi luoghi di culto presenti nell’Asia minore.
La Marina
La zona costiera di Ferruzzano rappresenta un’incantevole terrazza della Costa dei Gelsomini. Spiagge che vanno dal bianco al dorato sono bagnate da un mare limpido e cristallino. Anche se sono pochissime le strutture balneari è sicuramente apprezzabile la naturalità incontaminata del luogo.

