di Silvio NoceraQuanto rumore ha fatto l’intervista che il Commissario Reppucci ha concesso al nostro giornale e con essa la ‘questione San Luca’?

Qualche mormorìo devono averlo provocato se San Luca ha fatto il suo ingresso trionfale nella campagna elettorale in corso: alla proposta di Tridico di tenere il primo Consiglio Regionale proprio a San Luca, Occhiuto ha annunciato l’inserimento di Corrado Alvaro nelle linee guida del Ministero dell’Istruzione. Il resto lo ha fatto la prima puntata del nuovo format lanciato da Gratteri e Di Giannantonio sul prime time di La7 in cui Polsi è stato – di nuovo e purtroppo – narrato come quell’attuale Olimpo di ‘ndrangheta, però scompaginato nel 2009.

Perché «San Luca fa notizia», ha spiegato una delle donne che si sono offerte di aprire le proprie case ai pellegrini e che ha partecipato a diverse riunioni pubbliche tenutesi alla vigilia della Festa, esponendosi per rivendicare il diritto ad accogliere e celebrare la Sacra Effige e ricordando che «alla porta del tabernacolo della nostra chiesa dovrebbero scrivere “Favorite”, come insegnava Mons. Bregantini. Faccio parte di un paese democratico e voglio esercitare il mio pieno diritto di opinione».

Fatto sta che ad oggi la ‘questione San Luca’ ha mosso due tipi di reazioni: quella esogena, di cui ho appena riferito, che si appella a esigenze retoriche di tematizzazione e semplificazione del dibattito pubblico; e quella endogena, tutta interna alla comunità, meno visibile, ma più pregante.

Così a margine delle dichiarazione del Dott. Reppucci siamo stati contattati da Rossella Gelonese, Presidente di San Luca Illustrato che ha raccontato l’impegno dell’associazione per il territorio: «San Luca Illustrato nasce come un semplice gruppo sui social per raccogliere e condividere vecchie fotografie del nostro paese con l’intento di salvare i ricordi di famiglia, i volti, le feste, i momenti quotidiani che rischiavano di andare perduti. Non ci aspettavamo però una straordinaria risposta di una comunità che ha iniziato a pubblicare le proprie immagini, arricchendo il gruppo con un patrimonio prezioso di memoria collettiva capace di raccontare la vita di San Luca. Abbiamo capito allora che bisognava trasformare quell’entusiasmo in qualcosa di concreto e duraturo. Così è nata l’associazione San Luca Illustrato. Obiettivo: custodire la memoria, valorizzare la cultura e creare iniziative che potessero restituire al paese un’immagine autentica e positiva».

Un’iniziativa fondata su un elemento essenziale: «Le persone che la animano e in particolar modo le donne. Le custodi dei ricordi. Coloro che hanno la sensibilità di trasformare una semplice fotografia in un racconto e che tengono unite le generazioni. Grazie alla loro energia e al loro amore per la comunità, San Luca Illustrato è diventato un progetto vivo e costante: la mostra fotografica che abbiamo allestito con le immagini raccolte nel gruppo ha permesso di restituire alla comunità un patrimonio di memorie che appartiene a tutti; il video promozionale incentrato sulle tradizioni e sull’arte sanluchese ha prodotto un racconto collettivo cui hanno contribuito grandi e piccoli, dando voce a un paese intero».

Non solo uno sforzo teso a cambiare paradigma di narrazione, ma l’adozione di una metodologia che punta alla condivisione: «Da soli possiamo fare poco. Puntiamo a rafforzare le collaborazioni avviate con le altre associazioni e costruirne di nuove con tutti coloro che operano sul territorio. Percepiamo distanza e poca attenzione da parte delle istituzioni. Ciò si riflette nella carenza di servizi essenziali, di spazi di aggregazione per i giovani, di infrastrutture, a partire dalla connettività digitale. Ma questo non può più essere un alibi che ci inchioda al vittimismo e alla stasi. Siamo noi a dovere diventare protagonisti del cambiamento che auspichiamo e rivendichiamo. La coesione non deve fermarsi ai social, ma deve tradursi in azioni concrete».

San Luca illustrato propone una sua ricetta: «Unire le forze tra cittadini e associazioni per mantenere vivi i luoghi pubblici e organizzare eventi; fare rete con i paesi vicini per rafforzare il turismo, la cultura e le tradizioni comuni; promuovere iniziative per i giovani, creando spazi e attività che diano loro un motivo per restare e investire qui; sfruttare i bandi e le opportunità regionali ed europee, che potrebbero portare fondi per servizi, imprese locali e infrastrutture; e soprattutto mantenere viva la partecipazione, attraverso assemblee, giornate di volontariato e occasioni di confronto reale, non solo virtuale. Chiediamo poi una una manutenzione programmata e non emergenziale delle infrastrutture attivando convenzioni tra Comune e associazioni per la cura di tratti di strada o arredi urbani, anche con forme di volontariato civico; chiediamo maggiore attenzione per l’aggregazione sociale con il recupero di spazi già esistenti e spesso abbandonati, trasformandoli in centri polifunzionali che le associazioni possono cogestire in partenariato col Comune; proponiamo il rafforzamento del dialogo inter-istituzionale e col privato sociale con tavoli di confronto permanenti, assemblee pubbliche periodiche, incontri aperti per favorire il dialogo e il confronto. Chiediamo infine la costruzione di una programmazione unitaria e di lungo periodo che risponda a una visione complessiva di un territorio ricco di risorse culturali e naturali. Un percorso con obiettivi chiari a 5 e 10 anni focalizzato su memoria, cultura e turismo da realizzarsi in rete con il resto del comprensorio».

Proposte che seguono i punti e le carenze sottolineati dal Commissario Reppucci che ha chiesto maggiore supporto dello Stato. Un supporto, però, già sancito e previsto dal Testo Unico sugli Enti Locali (D. lgs. 267/2000) agli art. 145 e 145-bis per i comuni con meno di 20.000 abitanti. Per quanto riguarda sia la messa a disposizione di risorse umane, anche in deroga temporanea alla normativa, sia le coperture finanziarie. Non solo. Perché l’art. 1 della legge 205/2017 ha istituito un fondo di 5 milioni di euro per la realizzazione e la manutenzione di opere pubbliche ancora non ripartito e assegnato per il 2025 e per il quale si attendono i mesi di ottobre e novembre.

Nel frattempo e nonostante tutto, una spinta di comunità e di cambiamento a San Luca è in atto. Lo racconta anche Francesco Mollace, coordinatore della Consulta regionale “Educazione, scuola, povertà educativa, infanzia e adolescenza” del Forum del Terzo Settore della Calabria e Direttore di Civitas Solis, associazione che in quel territorio lavora senza clamore da circa dieci anni.

«Ci occupiamo di contrasto alla povertà educativa e alle fragilità e di aggregazione sociale. Collaboriamo a progetti di alta densità educativa rivolti quotidianamente e gratuitamente a bambine, bambini e adolescenti a rischio marginalizzazione. Non si tratta solo di un’attività educativa pomeridiana e di sostegno scolastico, ma di formazione alla cittadinanza attiva, alla partecipazione, alla cooperazione e al senso civico e di comunità. Dal punto di vista metodologico perseguiamo un approccio “non giudicante”: seguiamo diversi minori nel circuito della giustizia minorile e collaboriamo con la scuola, affiancando bambine, bambini ed adolescenti a prescindere dal cognome che portano o dalle storie familiari da cui provengono. Questo significa che accogliamo tutti ma nel rispetto delle regole e della convivenza civile. Se volessimo dare dei numeri potremmo dire che a San Luca, in partnership con Save the Children Italia, seguiamo quasi un bambino su due nella fascia tra zero e sedici anni. Negli ultimi otto anni abbiamo raggiunto risultati importanti perché, evitando la mediatizzazione, siamo riusciti a radicarci ed ottenere fiducia. Ad esempio ad oggi circa 30 ragazze di San Luca hanno realizzato da noi attività di servizio civile e garanzia giovani e cinque di loro sono state assunte come operatrici socioculturali permettendo loro di restare a lavorare a San Luca. Operiamo anche in ambito sportivo e abbiamo introdotto con successo il basket per le ragazze e i corsi di vela in collaborazione con la Lega Navale Italiana, che ci aiutano nella costruzione di metodologie di cooperazione e di una cultura ecologica. Le nostre attività hanno determinato un impatto trasformativo misurabile nell’aumento della frequenza e partecipazione dei minori, in un crescente coinvolgimento delle famiglie e in una costante presenza dell’utenza anche nei mesi estivi».

Questi risultati sono stati presentati da Pasqualina Caruso, coordinatrice di Civitas Solis, al tavolo tecnico convocato dalla Commissione Straordinaria agli inizi di giugno per fare il punto sui temi dell’educazione alla vigilia di un anno in cui entra in servizio una nuova dirigente scolastica.

«Il privato sociale, con fondi propri, è intervenuto per colmare una lacuna dell’intervento pubblico. Francamente servirebbe una strategia complessiva di intervento per una realtà che ha bisogno di non essere lasciata sola. E questo ha dei riflessi sulla percezione che i sanluchesi hanno delle istituzioni. Allora bisogna chiedersi: come è possibile coltivare la democrazia? E come possono essere rimessi in campo i processi di partecipazione?», ha concluso Mollace, ricordando che, a margine della presentazione della relazione conclusiva di mandata fatta pubblicamente dall’ex sindaco Bartolo, ammonì che quell’esperienza andava accompagnata dalle istituzioni per riannodare un percorso di rinascita democratica dal basso.

È dai giovani e dalle donne che bisogna partire per stimolare quei processi di partecipazione. Sono loro a potere diventare fautori di un cambiamento culturale che, a partire dalla disciplina e dalla pratica della mediazione dei conflitti, promuova una dinamica di pacificazione sociale e istituzionale.