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«Il Pride quest’anno non avrà luogo. La macchina organizzativa di questa manifestazione – spiega Alice Malavenda, portavoce del Pride 2024 e attivista Arcigay Reggio Calabria – ha bisogno di capitale umano e la sua organizzazione consta di tante fasi che iniziano mesi prima. Un’organizzazione complessa, non agevolata in una città come Reggio in cui tutto va un pò a rilento. Il pride dell’anno scorso e anche quello di due anni fa sono stati molti sudati.
La nostra riflessione su dove orientare le nostre energie, considerando anche tutte le attività promosse dal comitato e dal centro antidiscriminazione per ascoltare e affiancare le persone che hanno manifestato dei bisogni, ci ha portato a fare i conti con le nostre risorse e con gli ambiti in cui investirle».
Reggio Calabria non contribuirà quest’anno all’onda Pride. Dopo il decennale lo scorso anno, la pausa in questo 2025 è stata ponderata e spiegata da Arcigay partendo da una domanda e sottolineando il lavoro comunque in svolgimento sul territorio.
Che cos’è il Pride?
«A chi si chieda perché non sia stato organizzato il pride quest’anno, vorrei rispondere con un’altra domanda: che cos’è il Pride? Una festa e una celebrazione o è una lotta. Possiamo affermare – spiega ancora Alice Malavenda – che la verità stia nel mezzo. Proprio in questa ottica, il Pride a Reggio quest’anno, personalmente da attivista e da operatrice del centro antidiscriminazione l’ho sentito più che mai. Sono state tante le iniziative che abbiamo promosso e penso anche al recente incontro di formazione che abbiamo promosso per l’asp. Sono segnali importanti in una comunità che risponde ai nostri input e nella quale stiamo promuovendo un percorso di affermazione di diritti e libertà molto significativo».
«Il Pride resta un appuntamento per questa città. Tuttavia, esso non è il solo corteo ma tutto quello che lo precede, senza il quale la manifestazione perderebbe di senso. Conta dunque il percorso di elaborazione politica, di riflessione, di confronto che lo precede.
Come associazione – sottolinea Michela Calabró, componente della Segreteria nazionale Arcigay alle Politiche di genere e presidente di Arcigay Reggio Calabria – ci stiamo trasformando da portatori di impulso politico a associazioni che erogano servizi. Abbiamo pertanto deciso per quest’anno di prenderci del tempo per riflettere bene su dove orientare la nostra mission, dal momento che accanto alla nostra attività di programmazione politica vi è anche quella quotidiana del centro antidiscriminazione a impegnarci.
Lo abbiamo deciso fare anche in un’ottica di capitale umano che a Reggio Calabria viene sempre meno, per tanti giovani che ormai lavorano e studiano fuori e che rientrano a ridosso del pride che invece richiede energia già mesi prima. Abbiamo, in termini di persone socie, superato la soglia delle 1300 iscrizioni ma le persone volontarie, che quotidianamente vivono l’attivismo, sono di meno e quindi questo affatica il gruppo di attivisti effettivi.
Contemporaneamente ci troviamo in uno dei momenti storici più complessi, non solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale».
Vi sono dunque ragioni legate al contesto territoriale ma vi è anche l’urgenza di rapportarsi alle necessarie trasformazioni in atto e di condividere riflessioni e analisi molto più ampie, anche di carattere internazionale, in vista del Reggio Calabria Pride 2026, al quale già si pensa.
Visione transfemminista intersezionale delle istanze
«L’elaborazione politica deve necessariamente abbracciare una visione transfemminista intersezionale delle istanze. La nostra associazione – sottolinea ancora Michela Calabrò – non può e non deve in maniera assoluta occuparsi del proprio orticello. Dobbiamo continuare a lavorare sulla questione del matrimonio egualitario, dell’adozione, della gestazione per altri, di una legge nazionale contro l’omolesbotransafobia. Contemporaneamente, però, c’è il tema del riarmo, della Palestina dove i diritti essenziali alla vita, alla pace, alla sicurezza, all’autodeterminazione sono negati alla popolazione. E ancora il tema del cambiamento climatico, lo scenario geopolitico con le elezioni di Trump».
Il conflitto Israelo-palestinese
«Con riferimento alla questione Israelo-palestinese, se è vero che da una parte i popoli arabi sulla questione del tema omosessualità e delle politiche di genere hanno determinate tipologie di approcci, questo non ci porta come persone a poter sostenere il governo Netanyahu, solo ed esclusivamente perché non vieta il pride di Tel Aviv. Noi abbiamo espresso lo scorso anno al Pride, e ancora oggi esprimiamo, nostra ferma opposizione al genocidio in Palestina.
Negli Stati Uniti, dove il Pride è nato, con la presidenza Trump, nostri concittadini sono trattati come migranti irregolari. Il Pride, dunque, oggi non può più essere considerato l’elemento di avanguardia di un paese. Noi non possiamo difendere un governo, qualsiasi esso sia, solo perché non vieta i Pride. Ci allarma anche quando accaduto Budapest. Il pride ha avuto luogo nella capitale ungherese, sfidando il divieto di Orban. Oggi è tutto molto complesso ma le posizioni devono essere chiare e occorre coerenza.
Noi, come i pride di Milano, Bologna, Catania, non ci siamo spaccati. Non ci basta che un governo autorizzi il pride per essere l’emblema della difesa dei diritti umani sempre e comunque. Ma non tutti stanno manifestando la stessa coscienza. Pensiamo alle contestazione a Roma e al Napoli Pride».
Il 2026 e elezioni amministrative a Reggio
«Io mi auguro in questi mesi in cui si riaprirà la fase organizzativa del Reggio Calabria Pride 2026, la nostra associazione non sia preda di persone che tenteranno di strumentalizzare la nostra manifestazione solo ed esclusivamente perché siamo chiamati alle urne per le elezioni amministrative il prossimo anno livello locale. Sicuramente noi non lo permetteremo», così conclude Michela Calabró, componente della Segreteria nazionale Arcigay alle Politiche di genere e presidente di Arcigay Reggio Calabria.
L’appello
«Noi saremo sempre a favore di una costruzione di un Pride che possa far sentire tutti rappresentati. Ne approfitto per lanciare un appello a chiunque voglia dare un contributo e un aiuto per organizzare il Pride. L’obiettivo è quello di far ripartire la macchina organizzativa del Pride 2026», conclude Alice Malavenda, portavoce del pride 2024 e attivista Arcigay Reggio Calabria.

