La Cittadella Universitaria si è svegliata prestissimo, già piena di ragazzi arrivati da ogni angolo della Calabria e dalla vicina Messina. L’Open Day della Mediterranea ha trasformato il Lotto D in un campus vivo, attraversato da voci, curiosità, musica e domande che non sono soltanto richieste di orientamento, ma tentativi di immaginare un futuro possibile. Un colpo d’occhio che restituisce immediatamente la dimensione dell’evento: migliaia di studenti delle scuole superiori, famiglie e docenti che varcano i cancelli per scoprire corsi, laboratori, servizi e la vita quotidiana dell’Ateneo reggino.

«Il nostro Open Day è una giornata che dedichiamo a tutti gli istituti superiori» ha spiegato il rettore Giuseppe Zimbalatti, ricordando come la Mediterranea provi a offrire ai giovani «la faccia più bella della nostra terra». È un passaggio che diventa chiave dell’intero racconto, perché da qui si innesta il tema centrale della giornata: far capire ai ragazzi che la formazione universitaria non è un semplice proseguimento degli studi, ma un investimento reale sul proprio destino. «La laurea è il vero strumento che hanno per un ascensore sociale», dice il rettore, invitando i giovani a scegliere con consapevolezza e libertà, oltre slogan e luoghi comuni.

Nelle sue parole emerge anche un altro elemento: il rapporto tra città e università. Reggio Calabria, «penalizzata dalle statistiche», viene descritta come «bellissima, accogliente, molto economica e conveniente», un dettaglio che pesa nelle scelte delle famiglie e che restituisce alla Mediterranea il ruolo di istituzione pubblica che garantisce accesso, qualità, presenza e nessun fine speculativo. L’offerta formativa è cresciuta «moltissimo», come ricorda Zimbalatti, mentre le immatricolazioni aumentano del 10% in un anno e oltre il 30% rispetto a due anni fa. Risultati che raccontano un Ateneo che prova a costruire fiducia nel territorio e a trattenerne le energie migliori.

Accanto all’orientamento, la giornata ha mostrato la dimensione più dinamica della Mediterranea: le “Interviste con Leo”, la mascotte dell’Ateneo, l’animazione “Il Tuo Eroe Sei Tu!”, l’esibizione della “Augusto Favarolo Plastic Band”. Sono dettagli che parlano di un’università che non indossa solo il vestito istituzionale, ma si apre come spazio di vita quotidiana. Lo sottolinea la prorettrice all’orientamento Rossella Marzullo, ricordando che l’Open Day è un appuntamento «attesissimo» e che oggi accoglie «circa 4000 studenti» delle scuole secondarie. La vita universitaria, dice, è «un esercizio quotidiano di vita partecipata, collettiva, condivisa», un concetto che riporta al centro il legame sempre più forte con il territorio, descritto come una «saldatura» che genera progresso e valori culturali condivisi.

L’altra anima della giornata è stata la UniSchool Cup, il torneo che corre in parallelo all’Open Day. Un campo che vibra di tifo e adrenalina, una tribuna dove l’università e le scuole si mescolano, un’arena in cui la competizione serve a creare identità e spirito di gruppo. Lo sport diventa rito collettivo, luogo di socializzazione e, soprattutto, linguaggio educativo che avvicina i ragazzi all’Ateneo molto più di qualsiasi brochure. Nel pomeriggio, l’accensione dell’Albero di Natale della Mediterranea ha illuminato la Cittadella prima della premiazione del torneo, chiudendo la giornata con la stessa atmosfera di comunità che l’aveva aperta.

Dentro questa cornice, l’Open Day non appare come un evento di rito, ma come un gesto politico e culturale: mostrare ai giovani una città che vuole tenerli, un’università che cresce e un territorio che ha bisogno della loro intelligenza. Una promessa che passa attraverso la scelta del percorso di studi, ma anche attraverso la percezione di un luogo che prova a essere casa, spazio di futuro, comunità che si allarga. Reggio Calabria, per un giorno, è sembrata proprio questo.