Alla vigilia della chiusura, il Reggio Calabria Film Festival traccia il bilancio della sua 19ª edizione. Sei giorni di proiezioni gratuite, workshop, masterclass e incontri hanno trasformato piazze, biblioteche e musei in un set diffuso, con un programma che ha messo al centro l’identità della città e le sue ricchezze culturali. Dal truck di LaC, i due direttori, Michele Geria e Gianlorenzo Franzì, hanno raccontato il senso e le sfide di questa edizione.

«Siamo partiti – spiega Geria – con un documentario dedicato a Giuseppe De Nava, realizzato dal giovane regista reggino Thomas Castiello grazie ai fondi del Ministero Next Generation. È stata l’occasione per restituire valore a una figura centrale della nostra storia e per riaprire la Biblioteca De Nava, custode di tesori come una rarissima edizione ottocentesca della Divina Commedia. Luoghi che meritano di essere vissuti, non solo custoditi».

A dare il segno identitario al festival è stato il claim «Bellezza italiana, identità viva», tradotto in un omaggio a Gianna Maria Canale, attrice reggina che negli anni ’50 conquistò Cinecittà. «Molti non conoscevano le sue origini – aggiunge Geria – e il festival ha voluto riportarla al centro della memoria culturale. Lo stesso vale per altre icone come Gianni Versace, troppo spesso celebrate altrove ma poco nella loro città».

Franzì, al suo primo anno da direttore artistico, ha sottolineato la scelta di un festival diffuso, capace di far vivere diversi spazi cittadini: «È importante che piazze, cinema, biblioteche e musei non restino contenitori chiusi. Il cinema ha la forza di rivitalizzarli e di connetterli. Una rassegna come questa ha la missione di esportare la Calabria nel mondo, non solo come paesaggio ma come patrimonio culturale e sociale».

Il programma ha affiancato proiezioni a momenti di formazione per i giovani, con masterclass come quella di Fabrizio Lo Presti e con workshop che hanno unito nuove generazioni e professionisti. «Non è solo tappeto rosso – osserva Franzì – ma un lavoro duro, che richiede impegno e sacrificio. Offrire formazione gratuita è fondamentale per chi sogna di intraprendere questo mestiere».

Tra le novità, l’incursione nel mondo della realtà virtuale immersiva a 360°, resa possibile grazie alla collaborazione con Arsac, che ha permesso al pubblico di sperimentare nuovi linguaggi audiovisivi. «È stato bello vedere l’entusiasmo della gente – racconta Geria – e constatare che c’è fame di innovazione».

Un capitolo importante è quello delle sinergie culturali. Quest’anno il festival ha ufficializzato il gemellaggio con il Lamezia International Film Festival, rafforzando la rete calabrese e creando prospettive di collaborazione anche a livello nazionale. «Fare rete – spiegano i direttori – è l’unico modo per crescere e per dare più forza alla voce del cinema calabrese».

Dietro la riuscita dell’evento, una macchina organizzativa che lavora mesi in anticipo. «Un festival non si improvvisa – afferma Geria – e in Calabria è ancora più complesso per le difficoltà logistiche e burocratiche. Ma senza passione non si andrebbe avanti. Ed è la passione, insieme al sostegno delle istituzioni locali e della Film Commission, a rendere possibile un cartellone come questo».

Il bilancio è positivo: il pubblico ha risposto, le sale e le piazze si sono riempite, i ragazzi hanno partecipato ai laboratori, e la città ha accolto il festival come un appuntamento atteso. «Il nostro obiettivo – conclude Franzì – è che il Reggio Film Festival resti un punto fermo per la città, capace di restituire identità e bellezza, guardando al futuro senza dimenticare le radici».