Un discorso netto e profondo quello del Questore di Reggio Calabria Salvatore La Rosa, che ha aperto la cerimonia – svoltasi nell’Aula Magna Quistelli dell’Università Mediterranea – facendo delle celebrazioni per i 173 anni di fondazione della Polizia di Stato un momento di riflessione pubblica sul ruolo della Polizia stessa e sulle sfide della società calabrese.

«La Polizia di Stato è in salute, e quella reggina sta facendo belle cose», ha esordito il Questore, mettendo in luce il lavoro capillare svolto da tutte le articolazioni del corpo, dalla Questura ai commissariati, fino ai compartimenti speciali. Ma il cuore del suo intervento è stato tutt’altro che celebrativo. La Rosa ha denunciato la permanenza nel territorio reggino di “incrostazioni” culturali e sociali, resistenze profonde a un rinnovamento etico della società per cui la parte sana di Reggio Calabria sta lottando.

«È necessario spezzare un modo di ragionare che alimenta la criminalità e svuota di senso l’impegno civile. Se non compiamo una rivoluzione copernicana nei principi etici, i giovani continueranno a rincorrere scorciatoie e soldi facili, senza diventare protagonisti del proprio futuro», ha detto. Un appello chiaro, rivolto tanto ai cittadini quanto alle istituzioni, con un occhio anche ai recenti fatti di cronaca nella provincia dello Stretto.

La prevenzione, l’incontro con i ragazzi, la diffusione dei valori della legalità e del rispetto delle regole: per La Rosa sono questi i veri pilastri del cambiamento. E anche se non è compito diretto della Polizia occuparsi di formazione, il Questore ha rivendicato con forza il lavoro svolto nelle scuole e tra i giovani: «Cerchiamo di dare indicazioni sui valori veri, quelli che devono ispirare le loro scelte di vita».

Non solo repressione: la sicurezza passa dalla cultura, dal lavoro e da un’assunzione collettiva di responsabilità

Il Questore La Rosa ha un pensiero ben preciso sul concetto di sicurezza, la quale non può essere affidata esclusivamente alla forza repressiva dello Stato, pur necessaria. «Noi ci occupiamo di repressione, ma riteniamo fondamentale anche la formazione e l’informazione. Solo così possiamo incidere sul tessuto profondo della società», ha spiegato. Da qui la scelta, condivisa da tutta la Polizia reggina, di presidiare anche i luoghi del dialogo con i cittadini e i giovani, in un’opera quotidiana di sensibilizzazione e orientamento.

Il problema, però, resta la mancanza di opportunità per i ragazzi. Una terra in cui spesso, chi ha talento o voglia di fare, è costretto ad andarsene. Oppure, peggio, a “accontentarsi di quel che capita”, fino a cadere nella trappola della criminalità organizzata. «La ’ndrangheta non fa sconti a nessuno», ha ricordato con fermezza il Questore. Ecco allora che l’appello si allarga alla politica, alle istituzioni formative, al mondo del lavoro. Un monito fermo, fortissimo, che tuona in una sala piena di donne e uomini dello Stato: tutti devono fare la propria parte, per creare le condizioni che consentano ai giovani di restare e contribuire alla crescita del territorio.

«I giovani reggini devono avere la possibilità concreta di rimanere qui, di fare, crescere e far crescere la propria terra», ha detto, con un’intensità – ed è lui stesso a riconoscerlo – che ha superato i confini consueti di un discorso istituzionale.

Tra volti dello Stato, benemerenze e senso del dovere

L’Aula Magna Quistelli dell’Università Mediterranea ha fatto da cornice a un momento denso di significato, in cui la celebrazione dell’anniversario si è intrecciata con un forte richiamo civile e istituzionale.

Oltre al Questore La Rosa, erano presenti il Prefetto Clara Vaccaro, esponenti della magistratura, i sindaci dei comuni in cui sono attivi i commissariati, il Magnifico Rettore Giuseppe Zimbalatti, l’onorevole Francesco Cannizzaro, l’assessore regionale Maria Stefania Caracciolo, il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, il vicesindaco metropolitano Carmelo Versace, il presidente della Camera di Commercio Ninni Tramontana, numerosi rappresentanti delle forze armate e delle istituzioni locali. Una presenza ampia, che ha testimoniato il legame tra la Polizia di Stato e il tessuto istituzionale e democratico della città. Ma anche l’importanza di fare squadra di fronte alle sfide complesse che attraversano la provincia.

Momento particolarmente toccante è stata la consegna delle benemerenze agli agenti, ispettori e funzionari distintisi in attività di investigazione e tutela delle persone. Un riconoscimento pubblico al coraggio, alla dedizione e alla professionalità che, lontano dai riflettori, animano ogni giorno l’azione delle forze dell’ordine.

Falcomatà: «La Polizia è parte della squadra Stato. Un messaggio chiaro ai giovani dalla nostra Università»
Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha voluto rimarcare con forza il ruolo della Polizia di Stato all’interno del sistema democratico. Lo ha fatto ringraziando pubblicamente il Questore Salvatore La Rosa per l’invito, e sottolineando l’importanza di celebrare il 173° anniversario in un luogo simbolico come l’università. «Siamo grati per l’impegno costante che la Polizia di Stato effettua a tutela dei cittadini, per il mantenimento della legalità e per il contrasto alla criminalità organizzata», ha affermato Falcomatà, accanto al Vicesindaco metropolitano Carmelo Versace.

Ma il messaggio più forte, secondo Falcomatà, è quello rivolto ai giovani. «Aver svolto questa cerimonia all’interno della nostra università lancia un chiaro messaggio: impegno, legalità e servizio verso il prossimo. Concetti che devono appartenere a tutti noi»

In parallelo alla cerimonia ufficiale, la giornata del 173° anniversario della Polizia di Stato si è arricchita della mostra “I colori della mafie” del pittore siciliano Gaetano Porcasi, allestita in sinergia tra la Polizia di Stato e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Un’esposizione dal forte valore etico e pedagogico, che racconta attraverso le tele le grandi battaglie sociali contro la criminalità organizzata. Dai primi quadri dedicati alla strage di Portella della Ginestra, Porcasi ha allargato lo sguardo su magistrati, giornalisti, sindacalisti, appartenenti alle forze dell’ordine e vittime civili, componendo un mosaico di memoria e impegno lungo oltre 150 anni di storia italiana. Molte opere di Porcasi sono esposte in permanenza nella “Casa della Legalità” di Corleone, sorta nella casa appartenuta a Bernardo Provenzano, e altre presso Villa Fidelia di Spello. A Reggio Calabria, la sua arte ha idealmente stretto la mano al lavoro quotidiano delle donne e degli uomini in divisa.

Un patto da rinnovare ogni giorno: legalità, dignità e fiducia per restare nella propria terra

«Rischiamo la pelle ogni giorno e non sempre abbiamo la considerazione che meriteremmo», ha detto il Questore Salvatore La Rosa nel passaggio più umano e sincero del suo intervento, andando oltre i formalismi per condividere con la platea il peso del lavoro quotidiano della Polizia.

Non vittimismo, ma consapevolezza. Non retorica, ma verità vissuta. L’appello alla norma, «che ci rende forti e ci protegge», e alla collaborazione con Carabinieri e Magistratura, non è stato un invito generico. È stata una richiesta concreta a una società che troppo spesso chiede giustizia ma si volta dall’altra parte, pronta a giudicare senza comprendere. Ad esempio che, solo fianco a fianco, c’è un futuro possibile, se si ha il coraggio di scegliere i valori giusti e restare nella propria terra.