Commemorazione Scopelliti, nel silenzio della figlia Rosanna il peso di 33 anni senza verità – VIDEO
Davanti alla stele in memoria posta sul luogo dell’agguato a Piale, tra Villa San Giovanni e Campo Calabro, deposte le corone di alloro a cura delle amministrazioni comunali promotrici del momento di memoria e della fondazione Antonino Scopelliti
Può un tramonto essere così bello in un luogo in cui si è consumata una tragedia? La luce essere così tersa da precedere una fitta oscurità? La risposta è ineffabile, come struggente è questo affresco naturale sullo Stretto, come imperscrutabile è la ragione, ammesso che ne esista una, che possa spiegare la morte di un uomo, ucciso per il solo fatto di cercare la verità senza essere evidentemente disposto a scendere a compromessi.
Una verità che però ancora oggi è negata a quell’uomo, a quel magistrato, a quel marito, a quel padre che oggi sarebbe stato nonno, a quella stessa morte da trentatré anni lasciata senza giustizia, senza responsabili.
Anche quest’anno in località Piale, al confine tra i comuni di Villa San Giovanni e Campo Calabro, un suggestivo tramonto ha accompagnato la commemorazione del giudice Antonino Scopelliti nel luogo dell’agguato mafioso consumatosi il 9 agosto 1991. Alla presenza della figlia Rosanna, che anche quest’anno ha scelto il silenzio, della sua piccola Elena, delle autorità civili e militari, deposte sulla stele in memoria tre corone di alloro a cura delle amministrazioni comunali di Villa San Giovanni e Campo Calabro, promotrici del momento di memoria, e della fondazione Antonino Scopelliti.
Con la sottosegretaria al ministero dell’Interno Wanda Ferro, presenti tra le innumerevoli autorità la prefetta Clara Vaccaro, il questore Salvatore La Rosa, il procuratore capo della Repubblica Giovanni Bombardieri, il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà, la sindaca di Villa San Giovanni Giusy Caminiti, il sindaco di Campo Calabro Sandro Repaci, vari rappresentanti delle forze dell’ordine.
Il dolore e l’amarezza, il silenzio e la speranza
E mentre si rinnova questa memoria necessaria ma difficile, risuona il silenzio della figlia Rosanna che anche quest’anno sceglie di non parlare. Sceglie il silenzio in questo luogo che non è solo di dolore ma che sta diventando anche di profonda amarezza per una attesa, finora vana, durata già 33 lunghi anni. Sceglie il silenzio ma non rinuncia alla speranza di tramandare alle giovani generazioni l’esempio e la testimonianza di un figlio di questa terra che ha vissuto per gli altissimi ideali e di giustizia e legalità.
La fondazione che presiede e che porta il nome di suo padre, con sede a Roma e a Reggio Calabria, promuove tutto l’anno progetti e iniziative dedicate ai giovani, affinché non dimenticando diventino uomini e donne custodi della storia e dell’esempio di suo padre e di tutta la cittadinanza perbene.
Anche se da qualche anno la fondazione ha scelto di non promuovere iniziative in questa giornata, non rinuncia alla speranza, Rosanna che alla commemorazione quest’anno ha accanto a sé la sua piccola Elena alla quale racconta sempre del nonno che non ha mai conosciuto. Racconta di quel padre dolce e affettuoso che le è stato brutalmente strappato quando aveva soltanto sette anni. Una goccia di dolcezza in un mare di profonda amarezza.
Lo Stato, rappresentato dalle autorità e dalle forze dell’ordine presenti e dalla sottosegretaria al ministero dell’Interno, Wanda Ferro che, nelle sue conclusioni, risponde che la ricerca di verità non si fermerà.
Lo Stato non si arrende e continua a cercare
«È un dovere per lo Stato continuare a cercare la verità. E non è soltanto un tributo di memoria fine a sé stessa ma è una costruzione continua. Antonino Scopelliti è stato un uomo che ha saputo incarnare battaglie importanti contro la criminalità che ha rappresentato l’accusa in grandissimi processi. Ha rappresentato quello Stato che c’è ancora, anche se c’è una verità definitiva da trovare e che dobbiamo ai familiari, che dobbiamo la nostra Calabria, che dobbiamo alla nostra nazione. Un uomo – ha sottolineato la sottosegretaria Ferro – che aveva deciso da che parte stare, che maglietta indossare ed è questo l’esempio da consegnare ai giovani attraverso questo ricordo. Non servono scorciatoie, serve interpretare il coraggio di tanti uomini come Antonino Scopelliti.
Lo Stato non si arrende e continuerà a cercare la verità sull’omicidio. Resta vero quanto affermava Montesquieu: una giustizia che arriva tardi e non è proprio una vera giustizia. E tuttavia abbiamo il dovere di continuare rispetto anche ai tanti risultati che le forze dell’ordine e i magistrati hanno già conquistato. Penso alla cattura dei latitanti come Matteo Messina Denaro che abbiamo consegnato adesso alla giustizia divina seppur non abbia avuto il coraggio di pentirsi e di collaborare a scrivere altre pagine di storia tra cui quella dell’omicidio del giudice Scopelliti». Così la sottosegretaria al ministero dell’Interno, Wanda Ferro.
Indagini doverose ma molto difficili
«Sicuramente siamo ancora al lavoro. È un’attività difficile perché si svolge a distanza di tantissimo tempo dal delitto però è un dovere verso il Paese e verso la famiglia, verso il collega che ha perso la vita barbaramente in questo territorio. L’impegno è massimo e tale resta, nonostante le grandissime difficoltà che sono proprie di un’indagine e di riscontro delle dichiarazioni che si sviluppa a tantissimi anni di distanza. Riscontri che non possono prescindere dall’arma che Avola descrisse come quella utilizzata per il delitto. Tutti gli accertamenti a 360° per confermare o smentire sono ancora in corso. Non ci fermiamo. È per noi tutti un dovere continuare a cercare la verità». Così il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, prossimo a insediarsi alla procura di Torino.
Il testimone della commemorazione
«Con Rosanna anche questa comunità attende la verità. Lo fanno le due comunità di Campo Calabro e Villa San Giovanni con la fondazione Scopelliti anche e soprattutto adesso che la presidente e figlia del giudice Nino Scopelliti, Rosanna, si è consegnata al silenzio, passando a noi il testimone di questa commemorazione. Noi speriamo profondamente che il segno del passaggio del giudice Scopelliti in questi territori possa essere un germoglio per le nostre comunità e l’inizio di un cammino di rigenerazione per le stesse». Così la sindaca di Villa San Giovanni Giusy Caminiti.
Una vita spenta perché ispirata al compimento del dovere
«Alla magistratura e alle forze dell’ordine il dovere della ricerca delle verità. A noi amministrazioni ol dovere della testimonianza. In questi giorni particolari a noi anche il compito di indicare una via nuova che è quella dell’impegno dell’istituzioni in maniera attiva contro le mafie. La nostra non è una partecipazione rituale. Noi siamo qua, oggi e non solo, per ricordare il migliore dei figli di questa terra e che rammentare che lavoriamo, in quanto amministrazioni, consapevoli del nostro dovere di rispettare le leggi e di osservarle in prima persona. Io sono qua da 33 anni. Ogni 9 agosto io sono venuto qua a testimoniare l’affetto verso questa persona che conoscevo, benché avessimo una grande differenza di età. Ancora oggi stento a credere come una vita possa essere spenta semplicemente perché aspira al compimento del proprio dovere». Così il sindaco di Campo Calabro, Sandro Repaci.
Memoria e orgoglio
«Partecipiamo a questa commemorazione con grande orgoglio. L’attività di Antonino Scopelliti, la sua Opera di contrasto alla criminalità organizzata non viene ricordata soltanto oggi ma è un impegno quotidiano della fondazione Antonino Scopelliti e della sua presidente Rosanna. Io mi associo al rumoroso silenzio di Rosanna e della fondazione stessa. Le uniche parole che bisogna chiedere anche quest’anno sono: verità e giustizia». Così il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.